Prima di iniziare vorrei ringraziare tutti per le numerosissime visualizzazioni di ieri, mi avete resa davvero felice; per non parlare della gioia nel trovare due nuovi iscritti come lettori fissi del blog! Se volete rimanere sempre aggiornati sui post, vi consiglio l'iscrizione alla pagina di facebook: è appena nata e conta solo poche persone e pochi post, ma credo sia il luogo migliore in cui scambiare due chiacchiere e in cui mantenere il contatto fra blogger (passatemi il termine, anche se io non mi sento tale!) e lettori! Detto questo, oggi è venerdì e questo significa che è il momento di fare una recensione di un libro! Oggi vorrei parlarvi di un libro che sicuramente i più avranno letto già da anni, se non da decenni, ma a cui io mi sono avvicinata solo questo Natale e che ho finito di leggere parecchi mesi fa senza però riuscire mai a scrivere una recensione che lo riguardasse; sto parlando de "Lo Hobbit", il celebre romanzo scritto da J.R.R. Tolkien e pubblicato per la prima volta nel 1937. Senza farvi perdere altro tempo con le mie chiacchiere...parliamone!
La trama: Bilbo è un hobbit, ovvero una creatura dai piedi pelosi che vive in un buco sotto una collina. Ma non un buco angusto e mal tenuto, no: un buco con ogni confort, con una grande dispensa colma di ogni cibaria. La sua è una vita tranquilla, nessun hobbit sano di mente ambirebbe a lasciare il proprio buco per andare in cerca di avventura; eppure tutto cambia dopo la visita di Gandalf, un famoso stregone, e la sua proposta di prender parte ad un'avventura, prontamente rifiutata con garbo dal signor Bilbo. Quando però, il giorno seguente, si presentano alla sua porta Thorin Scudodiquercia e i suoi dodici compagni d'avventura, lo hobbit si ritrova improvvisamente coinvolto in qualcosa di molto più grande di lui. Nel corso di questo viaggio inaspettato fra terre e popoli conosciuti solo nelle leggende, il piccolo hobbit avrà non pochi problemi nel dimostrare il proprio valore alla combriccola di nani che lo ha assunto come scassinatore.
Commenti vari&eventuali: prima di iniziare a parlare di questo libro vorrei premettere che per me è davvero faticoso riuscire ad approcciarmi in maniera oggettiva a quest'opera, essendo io una grandissima fan delle opere di Tolkien. In un certo senso provo una certa soggezione nel parlarne, non sentendomi adeguata ad esprimere un giudizio su un libro di questo calibro; però voglio provare, perché è una sfida con me stessa e io non mi tiro mai indietro alle sfide.
"Lo Hobbit" è, essenzialmente, una favola, che narra di un piccolo uomo (Bilbo, emblema dell'uomo medio, che si accontenta di ciò che ha) e di come un viaggio, un'avventura, gli permetterò di scoprire il coraggio e il valore che sono in lui; in un certo senso lo definirei un romanzo di formazione, seppur in senso lato: nel corso del romanzo, infatti, il personaggio di Bilbo subirà una crescita interiore straordinaria, seppur alcuni elementi chiave del suo essere rimarranno sempre invariati, come il suo continuo desiderio di tornare al suo buco nella terra. L'evoluzione del piccolo Hobbit è graduale ma percorre tutto il romanzo, eppure al tempo stesso questa evoluzione non stravolge completamente il protagonista, bensì lo arricchisce, aumentandone le sfaccettature ma conservando sempre le sue peculiarità; evoluzione e crescita che invece non troviamo in Thorin Scudodiquercia e nei suoi dodici compagni d'avventura, a mio avviso, dove a prevalere è invece una degenerazione dei personaggi. I nani, non convinti del valore di Bilbo, nel corso dell'opera risulteranno più e più volte compagni poco meritevoli di fiducia, subito pronti a dar la colpa al povero hobbit per un fallimento, o a rimangiarsi la parola sull'accordo che li lega a Bilbo; lo stesso tentativo di mediazione operato dallo hobbit nei confronti degli uomini e degli elfi, pronti a dar battaglia al gruppo per la riconquista della montagna, o quantomeno per il risarcimento dei danni procurati da Smaug, non provocherà che sdegno nel re sotto la montagna e solo il nemico comune gli farà comprendere la necessità di avere degli alleati dalla propria parte. Eppure Bilbo non è il protagonista perfetto, senza macchia e senza paura, che ci si può aspettare in una storia del genere, no. La sua abilità sta nella parola, che riesce ad utilizzare per raggirare chiunque abbia davanti a sé, un'abilità, la sua, che sopperisce notevolmente alla mancanza di prestanza del fisico dello hobbit, appesantito da anni e anni di placide mangiate nel suo buco; un esempio di questa sua abilità è il passo in cui Bilbo si trova a fare una gara di indovinelli con Gollum, una strana creatura che ha perso il suo tesoro. Un eroe leale si sarebbe battuto fino alla fine con indovinelli risolvibili per logica, mentre Bilbo domanda improvvisamente cos'abbia lui nella tasca del suo panciotto. Una domanda sleale, che getta Gollum nel panico e che consente allo hobbit di vincere e di scappare, indossando per la prima volta quell'anello rinvenuto nel fango che tanto sarà importante nel seguito del romanzo; anche la sua decisione di tenere per sé l'anello e i suoi straordinari poteri, o la decisione di indossarlo sempre più spesso per sfuggire a situazioni di pericolo, contribuiscono a gettare delle ombre sul personaggio. Tuttavia, credo che siano proprio le sfaccettature del protagonista a renderlo più vero, in un certo senso più umano: a farlo, per citare le ultime parole che Gandalf gli rivolge, una piccola creatura in un mondo troppo vasto. E questa definizione non comprende, forse, anche tutti noi?
Lo stile dell'opera è piuttosto scorrevole e la trama si svolge abbastanza rapidamente, anche se a volte inframezzare la prosa con i testi dei canti può rallentare un poco la narrazione; al contrario de "Il signore degli anelli", che ha uno stile che definirei più epico, questo ha un linguaggio più semplice, adatto ad una fiaba. Un particolare del libro è che i dialoghi sono svolti principalmente da Gandalf, Thorin e Bilbo. Il resto dei nani che formano la compagnia sono spesso personaggi muti, che si limitano a concordare con questo o con quel discorso senza tuttavia esprimere la propria opinione; nel corso di tutto il romanzo, infatti, saranno ben pochi gli interventi vocali del gruppo di nani, che quindi si configura come una massa apparentemente indistinta al seguito dei protagonisti principali. Ciò che ho trovato molto affascinante è la naturalezza con cui Tolkien ha collegato le sue opere: bastano piccoli tocchi, dettagli quasi insignificanti, eppure dietro ad ogni nome, o oggetto, spesso c'è un rimando ad altre opere. E così l'anello sottratto da Bilbo a Gollum diventerà il tema centrale de "Il signore degli anelli", mentre le antiche spade elfiche di Gondulin riporteranno la memoria dei lettori più accaniti di Tolkien alle gesta narrate nel "Silmarillion", l'opera mitologica che racchiude tutte le leggende dell'universo ideato dallo scrittore. In conclusione, "Lo Hobbit" è un romanzo che si presta a molte interpretazioni, a seconda della chiave in cui si leggono e interpretano gli eventi in esso narrati; non è una semplice fiaba, ma un'istantanea del mondo, con i suoi peccati e le sue virtù: Bilbo, come già detto, rappresenta l'uomo medio, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, Smaug per me è l'incarnazione suprema della gelosia (un essere pronto a uccidere chiunque pur di possedere ciò che gli altri possiedono) mentre i nani (Thorin in particolar modo) sono gli avari per eccellenza.
Note: ammetto di essermi lasciata trascinare nello scrivere la recensione, permettendo all'entusiasmo che questo libro mi ha suscitato di guidarmi. Spero di avervi trasmesso il mio entusiasmo per quest'opera, e seppur sia forse una delle ultime persone al mondo ad averla letta, sono felice di averlo potuto fare a quest'età, perché sono convinta che con qualche anno in meno non l'avrei apprezzata come ora; allo stesso modo sono convinta che rileggendola fra qualche anno, susciterà in me nuove emozioni e nuove riflessioni. Questo è, secondo me, la bellezza delle opere di Tolkien: non importa chi sia il lettore, quale sia la sua età o il modo in cui si approccia ai suoi capolavori, a ciascuno riescono a trasmettere qualcosa di unico.
Ennesima tua recensione magnifica, e questa credo superi le altre, si vede stai prendendo confidenza, detto questo passiamo ora alla prima pecca,o diciamo non concordanza con la tua recensione, o almeno, non del tutto, infatti ho apprezzato quanto hai scritto, ma non mi trovo d'accordo completamente d'accordo con te su un solo punto, quando dici che è una favola, lo definirei piú un 50 e 50 :P nel senso che come dici te questo libro si presta a piú interpretazioni e io lo vedo come una specie di reinterpretazione di un mondo reale, trasportato nella fantasia, il fatto che un uomo umile semplice sia il protagonista(bilbo)il nostro hobbit, a me ricorda la visione di quelle persone umili che facevano atti straordinari e valorosi per il proprio paese, che oggi sa tanto di film alla rambo, ma in quell'epoca finiva l'era dei semplici uomini i contadini che per difendere un pezzo di terra erano valorosi eroi, con il resto concordo pienamente lo hobbit ritengo che sia solo il racconto di un avventura piú grande, svolta nella testa di Tolkien e altrimenti non potrei definirla, un mondo immaginario simile, delle opere fantastiche, che anche io ritengo che sotto sotto alla fine appassioni perchè ognuno di noi si sente il protagonista "una piccola creatura in un mondo troppo vasto" concordo con questa tua lettura, direi che a parte diciamo questa piccola diversità, che poi tanto diversa dalla tua non è, ti posso ringraziare e alla prossima,ti lascio con un pensiero mio stavolta "credo che Tolkien abbia narrato il desiderio segreto di ogni uomo, vivere un avventura fantastica che non lo faccia sentire uno qualsiasi, alla fine un pò tutti vorremmo essere Bilbo" :)
RispondiEliminaInnanzitutto grazie per il commento! Se continui a scrivere così tanto finirai per fare un sotto-blog nel blog :D
EliminaVorrei precisare che definirlo una fiaba non è un modo per sminuire l'opera, ma lo stesso Tolkien compose "Lo Hobbit" impostandolo come una fiaba per bambini (lo si capisce fin da subito dal tono del libro, ben diverso da quello de "Il signore degli anelli") ^^ Bellissimo comunque il tuo pensiero a riguardo, sono felice che le mie chiacchiere suscitino riflessioni su queste opere! E che dire del pensiero finale?
Grazie ancora per tutto, sono davvero felice che ti piaccia il modo in cui sto cercando di raffinare le recensioni!
Gondolin non Gondulin....XD ma dettagli, chiunque può scivolare sulla lingua dei Primi, ma passiamo oltre^^
RispondiEliminaAllora...niente da dire, è uno dei Libri con la "L" maiuscola. Il Professore, come è definito Tolkien, ha scritto un'opera fantastica, che va però inserita nel contesto sia della realtà in cui venne scritto, sia nella realtà del mondo di Tolkien. Sono concorde sul tuo definirlo una favola, è quello che è una favola, non può di sicuro essere un romanzo epico, basta vedere la differenza di un piccolo dettaglio. I nani sono presentati come esseri quasi pacifici, si discendenti da una stirpe di guerrieri, ma non recano armi con se, se no non nella parte finale del libro. Questo non accade nel Signore degli Anelli, dove fin da subito i nani vengono presentati come combattenti nati. Un particolare che però può fare molto nel cambiare stile narrativo.
Non sono concorde invece sulla tua visione della compagnia che accompagna Bilbo. Ti concedo che i nani non abbiano una variazione si vasta come quella di Bilbo a livello psicologico, ma non è assolutamente vero che sono così "malfidenti" come li descrivi tu.
Tutti i nani della compagni accettano la figura di Bilbo con il proseguire del libro, anche Thorin infine lo accoglie come un vero compagno nonostante tutte le divergenze e tutti gli scontri verbali precedenti. Bisogna capire per poter notare questa sottigliezza del carattere dei nani il loro spirito e il loro passato. Non stò dicendo che tu non lo abbia fatto, ma so che ti manca il Simmarilion come libro da leggere, e questo purtroppo ti fa perdere alcune sfumature a mio avviso per comprendere il comportamento dei figli di Durin.
Detto ciò splendido libro e splendida recensione^^