venerdì 29 novembre 2013

[Libri] Inferno

 

Buon pomeriggio, e bentornati sul mio blog.
Finalmente, dopo settimane di post fatti in giorni random, riesco a rispettare la programmazione che mi sono imposta tempo fa e a pubblicare ogni recensione nel giorno giusto (a parte quella dei film, ma in mancanza di film recenti ho preferito saltare quell'appuntamento). Sono stracontenta di essere riuscita a riprendere in mano questo blog! Potrà sembrare strano, ma riuscire a ritagliarmi una mezzoretta da dedicare tutta alla composizione di un nuovo post mi rilassa e mi da modo di ricaricare le pile dopo aver studiato qualche materia universitaria. Ora, ad esempio, ho messo un attimo in pausa il libro di biochimica per potermi dedicare per qualche minuto solamente a questo post!
Come (spero) avrete notato, sono finalmente riuscita a modificare la grafica, rendendola meno Halloween-osa e più adatta all'inverno; ho scelto infatti un nordic pattern che mi ricorda i caldi maglioni di lana che in questo periodo si vedono ovunque, è una fantasia che adoro e che trovo particolarmente adatta al clima rigido di questi giorni. La grafica è semplice, ma sono ancora alle prime armi con l'utilizzo dei programmi di grafica e per adesso sono abbastanza soddisfatta del risultato che ho ottenuto; mi piace soprattutto l'abbinamento di colori, il rosso cupo e il grigio credo stiano molto bene insieme!
Ok, dopo aver sproloquiato come sempre, meglio passare alla recensione del libro di oggi.
Chi fra voi segue questo blog dai suoi inizi ricorderà che nella colonna a lato, per mesi, ci fu un volto arcigno a fissarlo ogni volta che entrava; quel volto era, naturalmente, quello di Dante Alighieri come rappresentato in uno dei suoi più famosi ritratti, con tanto di cuffietta rossa e corona d'alloro. Il volto campeggiava sulla copertina dell'ultimo libro di Dan Brown, "Inferno", ed è proprio di questo romanzo che oggi voglio parlarvi; l'ho concluso almeno tre settimane fa, tuttavia non sono riuscita a esprimere prima i miei pensieri a riguardo per via della pausa che mi sono presa dal blog. Quindi, senza ulteriori indugi, parliamone!

La trama: non è affatto sorprendente che lo studioso di simbologia Robert Langdon sia un esperto di Dante, anzi. E' naturale che al poeta fiorentino e alla visionarietà con cui tradusse in forme solenni e oscure le temperie della sua epoca tormentata il professore americano abbia dedicato studi e corsi universitari ad Harvard. E quindi è normale che a Firenze Robert Langdon sia di casa, che il David e piazza della Signoria, il giardino di Boboli e Palazzo Vecchio siano per lui uno sfondo familiare, una costellazione culturale e affettiva ben fiversa dal palcoscenico turistico percorso in tutti i sensi di marcia da legioni di visitatori. Ma ore è tutto diverso, non c'è niente di normale, nulla che possa rievocare una dolce abitudine. Questa volta è un incubo e la sua conoscenza della città fin nei labirinte delle stradine, dei corridoi dei palazzi, dei passaggi segretipuò aiutarlo a salvarsi la vita. Il Robert Langdon che si sveglia in una stanza d'ospedale, stordito, sedato, ferito alla testa, gli abiti insanguinati su una sedia, ricorda infatti a stento il proprio nome, non capisce come sia arrivato a Firenze, chi abia tentato di ucciderlo e perché i suoi inseguitori non sembrino affatto intenzionati a mollare il colpo. Barcollante, la mente invasa da apparizioni mostruose che ricordano la Morte Nera che flagellò l'Europa medievale e simboli criptici connessi alla prima cantica del Divino poema, le labbra capaci di articolare, nel delirio dell'anestetico, soltanto un incongruo "very sorry", il professore deve scappare. E, aiutato soltanto dalla giovane Sienna Brooks, soccorrevole ma misteriosa come troppe persone e cose intorno a lui, deve scappare da tutti. Comincia una caccia all'uomo in cui schieramenti avversi si potrebbero ritrovare dalla stessa parte, in cui niente è quel che sembra: un organizzazione chiamata Consortium è ambigua tanto quanto un movimento detto Transumanesimo e uno scienziato come Bertrand Zobrist può elaborare teorie che oscillano tra utopia e aberrazione.

Commenti vari&eventuali: inizio dicendo che ho atteso a lungo questo libro e l'ho desiderato dal momento in cui è comparso in libreria. Grazie al sopraggiungere del mio compleanno ne sono entrata in possesso, e quasi subito mi sono immersa nelle due pagine, desiderosa di affiancare ancora una volta Robert Langdon nelle sue investigazioni fra simboli e leggende. Sono, infatti, una grandissima fan degli scritti di Dan Brown in generale - badate bene: sono romanzi e come tali vanno presi, non li considero delle piccole Bibbie o qualcosa di simile - e dunque non potevo lasciarmi sfuggire questo nuovo capitolo della saga.
La prima parte del libro, tuttavia, ha frenato completamente il mio entusiasmo. Inferno, infatti, è uno di quei libri che fa fatica a decollare e che richiede uno sforzo incredibile al lettore per superare i primi capitoli. La lettura, forse perché interrotta da fin troppe speculazioni che ne rallentano il ritmo, risulta faticosa per il primo centinaio di pagine, almeno, forse qualcosa in più; non accadono eventi che riescono a far appassionare e, soprattutto, il continuo passaggio da una situazione all'altra in ogni capitolo rende la trama frammentaria e di difficile comprensione. Poi, raggiunta faticosamente la cima di questi primi capitoli, ecco che inizia una lunga e piacevole discesa: il ritmo del libro si fa serrato, gli eventi iniziano a farsi interessanti perché finalmente la trama entra nel vivo e inizia a fornire i primi tasselli del suo puzzle di indovinelli. Lo stile di Dan Brown è piacevolmente scorrevole, immediato, caratterizzato da lunghe digressioni sull'arte o, in generale, sui luoghi visitati dai suoi protagonisti; personalmente adoro questo genere di approccio, perché sono una di quelle persone che quando legge cerca di immaginare con precisione ciò che i personaggi vedono, per partecipare attivamente allo svolgersi della trama. Allo stesso tempo, mi rendo conto di come la narrazione ne possa risultare appesantita, in alcuni punti. Non ho particolarmente apprezzato il modo in cui i capitoli sono stati disposti: ciascuno, a rotazione, racconta le vicende che coinvolgono un diverso gruppo di personaggi, mettendo momentaneamente in pausa tutti gli altri. Seppur questa scelta consenta di avere una visione globale di ciò che accade, al tempo stesso la trovo troppo frammentaria, troppo cinematografica - l'impressione, infatti, è quella di vedere un film in cui, ogni tot minuti, la scena si sposta in altri luoghi -.
Dove ci porta, questa volta, Dan Brown? Con Inferno, Robert Langdon torna a visitare l'Italia, accompagnando il lettore nell'esplorazione di Firenze e Venezia, ma non solo! Se c'è una cosa che ho sempre amato dei libri di Dan Brown è proprio la possibilità che questi forniscono di scoprire luoghi e città mai visitati; l'autore tende infatti a descrivere minuziosamente i dettagli dei luoghi che esplorano i suoi personaggi, coinvolgendo quindi il lettore in un viaggio alla scoperta di opere d'arte e monumenti. Fin dai tempi de "Il codice Da Vinci" ho adorato questo lato istruttivo - termine che va usato con molta cautela, se non si vuole essere additati come i classici fanatici che credono alle sue teorie del complotto - delle opere di questo scrittore: è stato grazie a lui se mi sono appassionata ancor di più alla storia dell'arte, grazie alle sue opere ho scoperto opere come "La vergine delle rocce"o "L'estasi di santa Teresa". Di Firenze, Dan Brown ci mostra però solo un lato, quello magari meno turistico o riservato solo a un pubblico di veri appassionati: ci mostra la Firenze di Dante Alighieri. Luoghi che hanno visto crescere il Poeta, luoghi che in un modo o nell'altro ne hanno influenzato l'estro creativo. La vivida descrizione
Per quanto riguarda i personaggi, pochi sono quelli degni di nota. Robert Langdon, ormai, è più che noto agli appassionati della serie: lui e il suo orologio di Topolino si ritrovano sempre in mezzo a qualche situazione più grande di loro, e la memoria eidetica del professore non viene scalfita neanche dall'amnesia da cui è colpito in "Inferno". Nulla da dire anche sulla protagonista femminile di turno, Sienna Brooks: ogni capitolo della saga di Langdon presenta un elemento femminile alleato al protagonista, irrimediabilmente più giovane del professore stesso, con cui il protagonista sviluppa un rapporto di affetto molto profondo, che a volte sfocia in amore. Non è questo il caso, qui ci si mantiene sull'amicizia, ma è incredibile come non vengano mai menzionate le protagoniste femminili precedenti. La caratterizzazione dei personaggi richiederebbe qualche approfondimento maggiore, seppur ci sia di base un buono studio della psiche. Fra i personaggi degni di nota, mi sento di menzionare proprio il villain della situazione: Bertrand Zobrist, il Transumanista che vuole cambiare il mondo. Un geniale genetista che mette il proprio cervello al servizio del mondo, in un modo tutto particolare.
Inferno ci permette di riflettere sul mondo e sul futuro che l'umanità può avere, pur presentandoci modelli estremi e teorie esageratamente catastrofiche. Che la Terra stia cominciando a non sopportare più il peso dell'umanità è un dato di fatto, ma l'uomo può - e deve - fare ancora qualcosa per cercare di rimediare; certo non mi riferisco alla soluzione estrema che ci presenta il romanzo, perché personalmente sono convinta che il male del mondo sia semplicemente l'egoismo. Per egoismo abbiamo sfruttato il pianeta, lo abbiamo inquinato senza preoccuparci di ciò che i posteri avrebbero potuto trovare. Per egoismo e per seguire quel dio Denaro che sembra aver spodestato qualsiasi altro valore; badate bene, il mio non è un discorso di stampo moralistico, ma si tratta di semplici considerazioni. Immaginiamo che per una volta l'uomo ragionasse in funzione dell'altro e non di se stesso, che smettesse di esser pronto a tutto per inseguire la ricchezza e la fama: cosa accadrebbe? Forse, semplicemente, otterremmo risultati persino migliori di quelli calcolati dalla fredda mente di Zobrist.

Note: ammetto di non essere riuscita a recensire in maniera scorrevole questo romanzo, forse proprio perché le cose che volevo dire erano troppe e il tempo a mia disposizione troppo poco. Mi scuso per l'eventuale pesantezza delle considerazioni finali, ma non potevo esimermi dal farle e anzi mi piacerebbe capire cosa ne pensate voi, quali sono le vostre idee. In conclusione, "Inferno" è un libro che consiglio di leggere ma di prendere, appunto, solo come un libro. Il mondo non ha bisogno di terrorismo o di fanatismo, e credo che l'intento di Dan Brown fosse quello di portare i propri lettori a porsi delle domande sulla situazione odierna, piuttosto che quello di fornire una sorta di soluzione definitiva al problema.

Anche oggi sono riuscita ad arrivare alla fine di questa recensione, che mi ha impegnata più di quanto credessi; come sempre, sono curiosa di sapere le vostre opinioni su questo libro. Lo leggerete o lo avete già letto? Vi è piaciuto? A chi lo ha appena iniziato o ha intenzione di farlo, suggerisco solo di non lasciarsi demoralizzare dalle prime pagine, perché poi il libro merita di essere letto e giungerete alla sua fine prima ancora di rendervene conto!
Adesso fuggo a prepararmi per la palestra, ho proprio bisogno di faticare un po'! Al prossimo post e buon weekend a tutti!

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