venerdì 27 settembre 2013

[Libri] Racconti di pioggia e di luna


Buon pomeriggio, cari lettori, e benvenuti in questo nuovo post!
Oggi è venerdì, il fine settimana è alle porte: come avete intenzione di passarlo? Personalmente non ho in mente nulla di innovativo, lo passerò in famiglia come sempre, forse lavorando a una piccola cosina in vista del Romics, sempre che riesca a reperire tutto il necessario! Già stamattina sono andata in perlustrazione con un amico alla ricerca di materiale, e fortuna che lui se la cava nel bricolage altrimenti sarei davvero spacciata! Tornando a noi, oggi ho intenzione di fare quattro chiacchiere su un libro abbastanza particolare. In effetti, sono stata indecisa fino all'ultimo se parlarvi di quest'opera perché comprendo che non sia né reperibilissimo (credo) né convenzionale come opera. Si tratta di "Racconti di pioggia e di luna" di Ueda Akinari. Prima di passare ai soliti punti, vorrei introdurvi la figura di questo scrittore, in modo tale che riusciate a inquadrare meglio il contesto in cui si sviluppa il libro. Ueda Akinari (1734-1809) è uno dei rappresentanti più raffinati e originali della cultura del Giappone premoderno, autore di racconti in cui cronaca, storia e leggenda si intrecciano indissolubilmente, pur rimandando spesso ai grandi scritti di epoca classica. Detto questo...parliamone!

La trama: non esiste una vera e propria trama di questo libro, in quanto è costituito da nove racconti slegati fra loro. Unico elemento in comune: sono tutte storie di fantasmi. Le storie traggono ispirazione sia dal folclore e dalla letteratura cinesi, sia da motivi tipici dei romanzi e del teatro giapponese, ma tutte sono rielaborate in maniera originale.

Commenti vari&eventuali: più vado avanti in questa recensione più mi accorgo che mi sono cacciata davvero in una situazione spinosa. Descrivere questo libro non è affatto una cosa semplice, quindi cercherò di farlo al meglio delle mie possibilità ma mi scuso fin da ora se il tutto dovesse risultare poco organico o troppo breve.
Direi di iniziare dicendo cosa mi è piaciuto di questo libro: il modo in cui è scritto. Pur essendo, infatti, un'opera molto particolare, il modo in cui è scritto lo rende adatto per essere letto da tutti, partendo da chi studia la letteratura orientale per arrivare a chi, semplicemente incuriosito, decide di avvicinarsi all'opera. I periodi sono di facile comprensione e rendono la lettura scorrevole, oltre che piacevole; i termini lasciati in lingua originale sono spiegati in un interessante glossario al termine del libro, e dunque non costituiscono un ostacolo alla comprensione generale del libro. Le trame dei racconti in sé, inoltre, sono piuttosto interessanti, salvo un paio di eccezioni che ammetto di aver fatto fatica io stessa a leggere. La brevità di ogni racconto e del libro in sé (solo 183 pagine) lo rendono inoltre una lettura che può essere portata rapidamente a termine.
Cosa c'è che non va, quindi, in questo libro? In realtà non si tratta di un vero e proprio difetto del libro, tuttavia è sicuramente l'elemento che porta la maggior parte delle persone ad abbandonare la lettura o a non avvicinarvisi proprio: non è un libro semplice. Con questo intendo dire che non è un libro che può essere letto la sera prima di dormire: si può tentare, certo, ma ritengo che serva una certa freschezza nel cervello per poter comprendere tutte le sfumature più profonde di quest'opera. Ogni racconto, infatti, presenta diversi piani di lettura: sta al lettore decidere quale piano seguire. Si passa da quello più semplice, legato alla semplice storia narrata in ogni racconto, ma se si sviscera ciascun episodio ci si rende conto delle profonde riflessioni che Akinari tenta di stimolare. Riflessioni sulla morale, sull'etica, camuffate da semplice racconto: un metodo narrativo ben caro anche agli orientali, oltre che a noi occidentali.
Analizzare i personaggi che compongono l'opera è impossibile dal momento che non vi è continuità neanche in questi, seppur essenzialmente in ogni racconto ci sia un eroe e un antagonista che cerca di portarlo lontano dalla retta via, o di ostacolarlo nel raggiungimento di un obiettivo. Nulla di originale, sotto questo punto di vista: tutte cose già viste.

Note: mi rendo conto che la recensione possa sembrare stringata ma non c'è molto altro da dire su quest'opera così particolare. Personalmente vi consiglio di dare una letta anche solo a uno dei racconti raccolti in quest'opera, perché io ne sono rimasta affascinata, seppur mi rendo conto che forse non è un libro facilmente reperibile (io lo trovai da Orientalia, libreria della mia città specializzata in testi provenienti dall'oriente). Spero di non avervi annoiato con queste chiacchiere, so che non è la recensione più brillante che io abbia mai fatto ma mi sentivo di consigliarvi una lettura che uscisse un po' dai soliti schemi. Al prossimo post!

giovedì 26 settembre 2013

Coming soon #1

Buonasera, tazzottini e tazzottine, e benvenuti in questo nuovo post!
Prima di passare a parlare di cose serie (sì, certo, come no...): come state? Come procedono questi primi giorni d'autunno? Io sono sempre più felice perché finalmente ho smesso di passare le giornate nelle segreterie studenti, cosa che mi rincuora non poco! Ora inizio a fremere in attesa dell'inizio dei corsi universitari, anche se voci di corridoio affermano che non inizieranno prima di metà ottobre o, addirittura, primi di novembre...tragedia! Come ho già detto nell'altro post: sarò malata io, ma ho voglia di riprendere a studiare! Comunque, oggi vi presento una nuova rubrica che ho pensato di inaugurare e che a volte sostituirà il What's next...?; questo perché la rubrica del giovedì in cui vi lascio curiosare in ciò che vedrò o leggerò si basa su libri, serie tv e film già pubblicati/trasmessi/proiettati. In questa nuova rubrica, invece, cercherò di parlarvi delle prossime uscite che hanno attirato la mia attenzione. Diamo quindi il benvenuto alla rubrica Coming soon, a cadenza casuale, che si alternerà prettamente il giovedì con la rubrica What's next...?. Senza sproloquiare oltre, passo a parlarvi della prima prossima uscita che ha attratto la mia curiosità. Si tratta del film "Cose nostre - Malavita".

 

La trama
La famiglia Blake, americana, si trasferisce in un fin troppo tranquillo paesino della Normandia. In realtà i Blake non sono altro che la famiglia Manzoni, del New Jersey; entrati nel programma protezioni testimoni dopo che il capofamiglia ha scelto di testimoniare contro i suoi ex-colleghi mafiosi, e protetti dall'agente della CIA Stansfield, i Blake sembrano avere  qualche problema ad abituarsi alla loro nuova, tranquilla vita.
Diretto e prodotto da Luc Besson, annovera nel cast nomi importanti come Robert De Niro, Michelle Pfeiffer e Tommy Lee Jones. La pellicola costituisce l'adattamento cinematografico del romanzo "Malavita" di Tonino Benacquista. 



Solitamente non amo andare al cinema per vedere film comici ma questo ha attratto subito la mia curiosità perché non presenta la classica comicità volgare, anzi; da quel poco che si capisce del trailer, gli sketch sono inseriti in un contesto di trama più ampio, in cui azione e comicità si mescolano creando un mix esplosivo. Certo, è un film abbastanza diverso da quelli che solitamente seguo, ma ultimamente sto cercando di ampliare i miei orizzonti. Uscirà nelle sale italiane il 17 ottobre e ammetto di non vedere l'ora! Spero di non rimaner delusa, dopo tanta attesa...
E voi, cosa ne pensate? Vi attira questo film? Avete visto il trailer? Se non l'aveste ancora fatto, ve lo lascio qui sotto...se avete qualche altro minuto libero dateci un'occhiata e ditemi cosa ne pensate! Con questo vi saluto e vi do appuntamento a domani! Al prossimo post!


mercoledì 25 settembre 2013

[Telefilm] Falling Skies (season 1)


Buon pomeriggio, tazzottini e tazzottine!
Finalmente riesco a riprendere i ritmi soliti del blog, che meraviglia! I problemi della settimana scorsa sembrano essersi risolti, quindi per questa settimana niente interminabili file in segreteria o risse per decidere chi deve parlare prima...che meraviglia! Come procede la vostra settimana? A me fa strano pensare che siamo già a mercoledì: sembrerò una di quelle vecchiette che si incontrano sugli autobus, ma il tempo vola davvero! Comunque, oggi è mercoledì, e quindi come da programma è il momento di fare quattro Schiacchiere su qualche serie tv; senza indugiare oltre, vi presento quindi "Falling Skies", una serie tv americana di genere fantascientifico prodotta (udite udite) da Steven Spielberg...parliamone!

La trama: la Terra è stata invasa da una potente razza aliena, che ha neutralizzato ogni apparecchiatura elettronica e sterminato circa il 90% della popolazione globale, e i sopravvissuti hanno creato dei gruppi di resistenza. Questi alieni, denominati Skitter, utilizzano come manodopera bambini terrestri rapiti a cui hanno applicato l'impianto, un dispositivo in grado di influenzare i pensieri dei bambini, rendendoli mansueti e sottomessi. La serie segue le avventure di Tom Mason (Noah Wyle), ex professore di storia all'università di Boston, della sua famiglia e del nucleo di resistenza Seconda Massachusetts a cui essi sono aggregati.

Commenti vari&eventuali: come già dissi nella recensione di "Terra Nova" pubblicata qualche settimana fa, la presenza di Steven Spielberg è per me una garanzia sul prodotto e per adesso non ha mai deluso le mie aspettative. Mettiamoci poi che il genere fantascientifico è fra i miei preferiti, e avremo un mix perfetto!
Da dove iniziare? La trama della serie tv non è certo nulla di originale e ripropone la classica lotta fra bene e male, fra terrestri che vogliono riconquistare il loro pianeta e alieni per nulla intenzionati a cederglielo; in effetti, la serie tv inizialmente procede senza alcuna nota di eccellenza per quanto riguarda la storia narrata. C'è l'eroe che vuole tenere al sicuro la propria famiglia, il figlio timido, quello che vuole darsi da fare e si caccia nei guai, l'antagonista che poi alla fine si rivela un utile alleato, l'alleato che per un po' diventa antagonista e poi ritorna alleato: insomma, prendete i protagonisti di un qualsiasi film e sicuramente lo troverete qui dentro. Man mano che la trama va avanti, però, la trama inizia a farsi più fitta e lo spettatore è portato a ragionare, a porsi le stesse domande che anche i protagonisti si pongono: perché si comportano così? Cos'è quella cosa? E poi, quando finalmente la trama raggiunge l'apice di complessità e tu, spettatore, sei lì e fremi per sapere come andrà a finire, arriva il finale shock che ti lascia a bocca aperta. Un finale che al tempo stesso è chiuso, nel senso che conclude la trama sviluppatasi nel corso della serie, ma anche aperto, e ti spinge a seguire la seconda stagione della serie. Seconda stagione che, a differenza di tante altre serie, è stata prodotta! Nel complesso, comunque, ha un buon ritmo e la giusta suspance, quella che ti spinge a desiderare di vedere immediatamente l'episodio successivo alla ricerca di risposte.
Per quanto riguarda i personaggi, mi ritengo generalmente soddisfatta dal loro modo di agire e mi sembra che rispettino le più basilari norme delle reazioni umane davanti a determinati avvenimenti; certo, un professore universitario che fa strage di alieni magari può non risultare molto realistico, ma se lo si inserisce in un contesto di sopravvivenza questo fatto è già più accettabile. Ho apprezzato molto il fatto che le scene d'azione e quelle di riflessione si intreccino in maniera naturale fra loro, rendendo la serie diversa da uno sparatutto: ci sono gli alieni, è vero, e ci sono scene piene d'azione, ma nel corso di ogni puntata ci sono anche momenti dedicati allo "studio" e sono proprio quei momenti che riescono a introdurre lo spettatore in questo mondo post-apocalittico a 360°, che lo portano a ragionare e a porsi delle domande.
Per essere una serie televisiva, inoltre, credo abbia degli effetti speciali davvero niente male e, soprattutto, presenta degli alieni ben diversi dai classici omini grigi che siamo abituati a vedere, ma anche diversi dagli pseudo-rettili alla Visitors. Gli Skitter, infatti, assomigliano piuttosto a dei ragni giganti, con sei zampe inferiori e due superiori; ammetto di aver adorato il modo in cui gli sceneggiatori hanno scelto di rendere il rapporto fra questi alieni e i bambini rapiti. Questi, infatti, non li trattano come degli schiavi, bensì si rapportano con loro come se fossero i loro piccoli, proteggendoli dalle incursioni dei terrestri che vorrebbero riprenderseli; ho trovato molto tenera la scena dello Skitter che prima di dormire controlla che tutti i suoi "bambini" stiano bene, per poi accoccolarsi accanto a loro racchiudendoli fra le sue zampe. Una visione degli alieni "cattivi" inedita, che in un certo senso li rende molto più umani ai miei occhi. Se ve lo state chiedendo: no, non tifo per loro, però in un paio di occasioni ho sperato che si salvassero, ecco.

Note: la prima stagione di questa serie si compone di 10 episodi della durata di circa 45 minuti ciascuno. In Italia è stata trasmessa nel 2011 sul canale Fox e nel 2012 su Cielo, in chiaro. La serie non solo ha una seconda stagione già prodotta, ma anche una terza! La produzione della quarta stagione è stata inoltre annunciata nel luglio 2013. Adoro le serie con più di una stagione, perché riescono a sviluppare trame complesse degne dei migliori film! Attualmente io ho visto solo la prima serie ma mi sto attrezzando per seguire la seconda; mi scuso con gli eventuali lettori che hanno già visto la serie se la recensione non è completa, ma volendo evitare eventuali spoiler per coloro che non l'hanno vista mi sono tenuta molto sul generico.

martedì 24 settembre 2013

Chi ben comincia #4

Buonasera!
Ebbene sì, anche oggi doppio post, perché ora che ho ricominciato a curare il blog non riesco a fermarmi dallo scrivere! Adoro quando riesco a ritagliarmi un piccolo spazio di tempo da dedicare a questo posto, seppur virtuale: mi rilassa e mi permette di dedicarmi a quegli hobby che, altrimenti, rischierei di trascurare, soffocandoli fra pratiche universitarie e altre cose. Nel post precedente sono andata parecchio dritta al dunque, quindi recupero ora: come ve la passate? A me fa strano pensare che siamo arrivati quasi alla fine di settembre, tuttavia devo ammettere che mi piace questo periodo dell'anno: il caldo pian piano si affievolisce, tornano i vestiti pesanti e le sciarpe, torna il tea caldo...sì, l'autunno mi piace molto come stagione! Io non vedo l'ora che inizino i corsi all'università: può sembrare strano, ma dopo metà anno passato in stallo non vedo l'ora di rimettermi con la testa sui libri. Secondo voi sono malata? 
Prima dell'università, però, ci sarà un altro evento che da anni scandisce il passare del tempo: il Romics! Per chi non lo sapesse, il Romics è il festival internazionale del fumetto, dell'animazione e dei games che si svolge annualmente a Roma e da quest'anno l'appuntamento è diventato semestrale: un appuntamento ad aprile e uno a ottobre! L'anno scorso dovetti saltare l'appuntamento autunnale perché avevo un esame proprio in quel periodo, ma quest'anno nulla mi impedirà di partecipare. Eh sì perché dovete sapere che oltre ad amare libri, cinema e serie tv, sono anche un'appassionata di fumetti e di videogames, anche se con il passare del tempo queste due passioni si sono leggermente affievolite. Non vedo davvero l'ora che arrivi questa nuova edizione, sono proprio curiosa di vedere cosa proporranno (ad aprile, per esempio, trasmisero gli episodi della terza stagione di "The walking dead" in un apposito padiglione). E poi come ogni anno sono in ritardo per i preparativi...che preparativi, vi chiederete voi? Beh magari ve ne parlerò più in là, in un apposito post sul Romics, se pensate che l'argomento possa interessarvi! Nel caso in cui foste interessati alla fiera cliccate sull'immagine qui a lato: verrete indirizzati sul sito web ufficiale della fiera!
Comunque, oggi mi sono dilungata davvero troppo: perdonatemi ma mi mancava poter parlare liberamente con voi lettori del blog! Bene, come da titolo, vi do il benvenuto nel quarto episodio della rubrica Chi ben comincia. Oggi vi presento l'incipit di un libro che, pur avendo nella mia TBR (To-Be Read, ovvero la lista dei libri da leggere) da almeno un annetto, non sono ancora riuscita a leggere per pigrizia. Ve l'ho già presentato nel primo episodio della rubrica What's next...? ma oggi leggeremo insieme il prologo per la prima volta. Curiosi? Prima di passare direttamente al prologo del libro, ecco le semplici regole da seguire per tenere la rubrica.

Le poche regole della rubrica:
- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
- Aspettate i commenti

 Accabadora di Michela Murgia

Capitolo primo

Fillus de anima.
È così che li chiamano i bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un'altra. Di quel secondo parto era figlia Maria Listru, frutto tardivo dell'anima di Bonaria Urrai.
Quando la vecchia si era fermata sotto la pianta del limone a parlare con sua madre Anna Teresa Listru, Maria aveva sei anni ed era l'errore dopo tre cose giuste. Le sue sorelle erano già signorine e lei giocava da sola per terra a fare una torta di fango impastata di formiche vive, con la cura di una piccola donna. Muovevano le zampette rossastre nell'impasto, morendo lente sotto i decori di fiori di campo e lo zucchero di sabbia. Nel sole violento di luglio il dolce le cresceva in mano, bello come lo sono a volte le cose cattive. Quando la bambina sollevò la testa dal fango, vide accanto a sé Tzia Bonaria Urrai in controluce che sorrideva con le mani appoggiate sul ventre magro, sazia di qualcosa che le aveva appena dato Anna Teresa Listru. Cosa fosse con esattezza, Maria lo capì solo tempo dopo.
Andò via con Tzia Bonaria quel giorno stesso, tenendo la torta di fango in una mano, e nell'altra la sporta piena di uova fresche e prezzemolo, miserabile viatico di ringraziamento.
***
Ed ecco qui le prime righe del primo capitolo di questo libro. Come già detto, ho letto anche io per la prima volta questo incipit assieme a voi e ammetto che mi sto pentendo di non aver letto prima questo libro, perché almeno dal suo inizio mi sembra una storia interessante! Voi avete già avuto modo di leggere questo romanzo? Che ne pensate? Sono curiosa di sapere le vostre opinioni a riguardo!
Con questo vi saluto, dandovi appuntamento a domani per il prossimo post...buona serata!

[Film] Rush


Buon pomeriggio, cari lettori! 
Mamma quanto mi mancava scrivere qualcosa su questo blog! La settimana passata è stata a dir poco intensa, per non dire caotica all'inverosimile, e sono strafelice di esserne uscita più o meno bene; certo, alcune questioni non si sono ancora risolte ma conto di concludere qualsiasi cosa nel giro di pochi giorni quindi...stringo i denti, incrocio le dita e spero che tutto si risolva al più presto. Comunque, sono tornata e, come ogni lunedì, riprendo con la recensione di un film; si tratta di "Rush", un film di Ron Howard (non credo serva elencare i capolavori sfornati da quest'uomo) del 2013. In realtà sabato scorso avrei preferito vedere "Elysium" al cinema, tuttavia non era il mio turno di scegliere e quindi la maggioranza ha preferito optare per qualcosa di più realistico e meno fantascientifico. Pazienza, mi rifarò prossimamente! Il bello di andare al cinema con gli amici è che spesso ti "costringono" a vedere film appartenenti a generi che non vedresti mai di tua spontanea volontà, o almeno così la penso io: ti aiutano ad ampliare i tuoi orizzonti, gli amici. Credo di essermi dilungata abbastanza, come al solito, quindi...parliamone!

La trama: questo film narra la storia della celebre rivalità sportiva sviluppatasi fra i piloti di Formula 1 Niki Lauda (Daniel Brühl) e James Hunt (Chris Hemsworth). Uno carismatico e affascinante, l'altro riservato e metodico, la loro rivalità si sviluppò fin dagli anni della Formula 3 e si estese per tutta la durata della loro carriera. Neanche il tragico incidente del 1976 al Nürburgring, che vide Lauda prigioniero delle fiamme per un minuto, riuscì ad affievolire lo spirito di competizione di questi due leggendari piloti di Formula 1.

Commenti vari&eventuali: ultimamente ammetto di aver problemi con le trame. Comunque, quella di questo film non ha assolutamente nulla di originale, dal momento che si limita a seguire e riportare abbastanza fedelmente la storia di Niki Lauda e James Hunt, due piloti di Formula 1 uniti da un rapporto di odio/amore degno dei migliori romanzi (un po' come Frodo e Gollum, non so). Forse questo è il primo punto che al cinema mi ha fatto storcere il naso: premettendo che non sono un'appassionata di Formula 1 (anzi, diciamo che non la concepisco proprio), quello che mi è mancato durante la visione del film è stata una storia di fondo che mi coinvolgesse. Per carità, da quello che mi hanno spiegato persone ben più addentrate in questo sport, il film è una cronaca fedele degli anni di rivalità fra i due piloti, tuttavia avrei preferito qualcosa di più romanzato, o quantomeno qualcosa che non si limitasse a mostrarmi spezzoni della vita (privata o meno) dei due protagonisti. Si tratta quindi di una storia già nota, anche a chi (come me) di Formula 1 ne capisce poco o niente, e questo toglie un po' la suspance, il gusto di capire cosa succeda dopo.
Bello l'inizio a due voci, con le diverse concezioni della Formula 1 incarnate dai due personaggi principali: Niki Lauda e James Hunt, rispettivamente interpretati da Daniel Brühl e Chris Hemsworth. Partiamo dal presupposto che i due attori scelti, vuoi per il trucco, vuoi per altro, assomigliano fisicamente in maniera quasi impressionante ai due veri piloti che interpretano; detto ciò, ritengo che la scelta del cast sia stata azzeccatissima, non solo (come ho già detto) per una questione di fisicità, ma anche e soprattutto per il modo di recitare dei due attori scelti. Hemsworth sembra nato per interpretare Hunt: di bell'aspetto, carismatico, capace di far cadere ai propri piedi qualsiasi donna, il nostro Thor versione pilota di Formula 1 ha tutte le carte in regola per incarnare alla perfezione il ribelle e seducente Hunt. E che dire di Brühl? Una recitazione impeccabile, interpreta il ruolo di Niki Lauda rendendolo reale e profondo. A mio avviso il personaggio di Lauda ha richiesto uno studio approfondito della personalità e del modo di comportarsi, studio che Brühl ha effettuato in maniera eccellente riuscendo a calarsi perfettamente nei panni del timido, riservato e metodico pilota. Perché diciamocelo: fra Hunt e Lauda, il personaggio più difficile da rendere è proprio il secondo. Bisogna comprendere a fondo la sua personalità, la sua voglia di riscatto verso quella famiglia che non  l'ha assecondato nella sua scelta di perseguire un sogno, la sua determinazione a non mollare neanche in seguito al terribile incidente di cui è protagonista. Piccola noticina sul cast: nonostante il ruolo marginale, Pierfrancesco Favino è un perfetto Clay Regazzoni, con una recitazione pulita che a me tanto piace.
Per quanto riguarda la regia nulla da dire: non posseggo le conoscenze tecniche necessarie per recensirla ma Ron Howard è sinonimo di garanzia ed è forse l'unica cosa che mi ha spinto a vedere il film, seppur mi ci sono avvicinata con non poco scetticismo; mi è piaciuta molto l'idea di ricreare le immagini delle gare, elemento che ha reso graficamente continuo il film, senza variazioni di colore inevitabili nel caso in cui si fossero utilizzate immagini d'epoca. Allo stesso modo ho invece apprezzato la scelta finale del film: eviterò spoiler, ma l'ho trovata molto commovente, forse uno dei pochi punti in cui davvero questa pellicola mi ha fatto emozionare. Ho avuto invece problemi con l'audio del film, ma credo si tratti di una cosa personale: non sopporto, infatti, il rumore delle macchine da corsa e, per forza di cose, questo film ne è pieno. Sono uscita dalla sala del cinema che mi fischiavano le orecchie, davvero...

Note: il film ha una durata di 123 minuti, è uscito il 19 settembre nelle sale italiane e, attualmente, si trova ancora in programmazione. Personalmente credo che qualsiasi appassionato di Formula 1 lo troverà meraviglioso, perché in effetti visto ci sono sfumature e dettagli che magari vengono colti meglio da un fan rispetto a chi è completamente (o quasi) digiuno di questo sport. Dal canto mio, il primo tempo non mi ha per nulla appassionata: troppo lento, troppo schematico. Il secondo tempo invece è stato leggermente più appassionante, seppur di base l'assenza di suspance mi abbia tolto gran parte dell'entusiasmo. Ho impiegato un giorno in più per fare questa recensione perché, sinceramente, non ho ancora capito se questo film mi sia piaciuto o meno: non è un film che rivedrei, e a caldo lo avrei bocciato subito, eppure ripensandoci un po' non mi è dispiaciuto troppo. 
Quindi, con questa indecisione, vi lascio al tazzometro di oggi e al trailer del film, curiosa di sapere il vostro parere su questa pellicola. Al prossimo post!

mercoledì 18 settembre 2013

Chi ben comincia #3

Salve lettori, buon mercoledì!
Come procede la settimana? La mia si è aperta con una splendida notizia: sono passata al test di Infermieristica! Mi scuso per l'assenza di post di questi giorni ma ho passato ore e ore rinchiusa nelle segreterie di ben due facoltà cercando di regolarizzare la mia situazione universitaria; per adesso sembra che ho avuto la meglio sulla burocrazia, ma non canto vittoria ancora per qualche giorno. Adesso non mi resta che attendere il 30 settembre per vedere se ho passato anche l'altro test in sospeso, ma ammetto che già con la notizia ricevuta lunedì scorso mi sento molto più tranquilla! Piano piano le cose stanno riprendendo a girare. Temo che la recensione del film salterà, per questa settimana, ma chissà che non riesca a trovare uno spazietto libero per farla più avanti! Intanto oggi recupero più che volentieri il post che sarebbe dovuto uscire ieri, ovvero quello per la rubrica Chi ben comincia. Prima di lasciarvi al libro scelto per oggi, ecco le poche regole da seguire.

Le poche regole della rubrica:
- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
- Aspettate i commenti

Il libro di cui oggi vi lascio l'incipit è sicuramente un romanzo ben noto a tutti voi lettori, in quanto nell'ultimo periodo sta davvero spopolando in libreria e sui blog dedicati ai libri. Di cosa si tratta?

 La verità sul caso Harry Quebert di Joël Dicker

Il giorno della scomparsa (Sabato 30 agosto 1975)
"Centrale di polizia, qual è il suo problema?"
"Mi chiamo Deborah Cooper, abito in Side Creek Lane. Credo di avere appena visto una ragazza inseguita da un uomo nella foresta."
"Cos'è successo esattamente?"
"Non lo so! Ero affacciata alla finestra, stavo guardando verso la foresta, e a un certo punto ho visto questa ragazza correre in mezzo agli alberi. Dietro di lei c'era un uomo... Credo che stesse cercando di sfuggirgli."
"Dove si trovano in questo momento?"
"Non... Non riesco più a vederli. Sono dentro la foresta."
"Mando subito una pattuglia, signora."
Fu quella telefonata a dare inizio alla vicenda che turbò la cittadina di Aurora, nel New Hampshire. Quel giorno, Nola Kellergan, una ragazza del posto di quindici anni, scomparve. Non venne più ritrovata.
***
Come avrete letto, questo libro lo avevo inserito nella mia prima wishlist e sono stata più che felice quando mia mamma ha deciso di comprarlo! Anche se sono impegnata con un altro bel tomo, non ho resistito dal leggere la prima pagina di questo libro e ammetto che me ne sono subito innamorata: non vedo l'ora di leggerlo! Voi cosa ne pensate? Avete già letto questo libro? Avete intenzione di farlo prossimamente? Personalmente cercherò di smaltire in fretta gli altri due libri che mi sono prefissata di leggere prima di questo perché sono davvero curiosa di addentrarmi nella sua trama. Fatemi sapere la vostra!
Vi auguro di trascorrere una splendida giornata e...al prossimo post!

sabato 14 settembre 2013

[Tag] The book burger

Buongiorno, cari lettori, e buon sabato a tutti!
Com'è iniziato il vostro weekend? Com'è andata questa prima settimana in cui tutto è ripreso a scorrere normalmente? Personalmente sono davvero felice che sia arrivato il fine settimana, perché questi sono stati sette giorni piuttosto pesanti; non che io abbia ricominciato qualcosa, ma fra i test fatti e ora l'attesa dei risultati sto cominciando a snervarmi. Odio l'attesa. O meglio: sto cominciando a odiarla. E quindi cosa c'è di meglio di un post tag con cui distrarsi? Il tag che farò oggi si chiama The book burger e l'ho visto giorni fa sul blog di Frannie Pan (se siete curiosi di vedere il suo book burger cliccate qui). In cosa consiste? Lo scopo del tag è quello di creare un panino di libri, selezionando le letture (o, per meglio dire, gli ingredienti) in base ad alcune semplici direttive. Un altro modo per dire che senza la cultura non si mangia. Bene, iniziamo!

First step. Innantutto dobbiamo prendere la prima fetta di pane/panino che faccia da base al nostro burger. Scegli il primo libro di una serie che ti è piaciuto tantissimo.

Senza stare troppo a pensarci, ammetto di aver preso letteralmente il primo libro della prima serie che mi è capitato vicino; premettendo che non ho poi così tante serie, perché rischiano sempre di annoiarmi, "Hunger games" di Suzanne Collins è la saga che recentemente mi ha catturata di più. Per quanto sia classificato come un libro per ragazzi, io ne sono rimasta a dir poco affascinata non solo per la trama in sé, quanto piuttosto per lo stile di scrittura dell'autrice; il suo modo di scrivere, infatti, è così vivido che mentre macinavo i capitoli vedevo già in maniera vivida nella mia mente i fatti che accadevano.
Splendido inizio di una splendida saga, se non l'avete ancora fatto vi consiglio di leggerlo perché merita tantissimo!


Second step. Poi ci serve un bell'hamburger. Scegli un libro che hai letto e che ti è piaciuto che abbia più di 400 pagine.

Non sarà, probabilmente, una lettura convenzionale ma personalmente ho adorato "Le metamorfosi" di Apuleio. Una delle tante letture estive richieste dalla professoressa di latino durante gli anni del liceo, questo libro mi ha completamente presa non solo per la varietà degli argomenti trattati ma anche per i personaggi e per gli intrecci che l'autore riesce a ricreare. Per leggere "Le metamorfosi" non serve essere dei latinisti o dei classicisti, basta saper apprezzare dei buoni classici.
Un hamburger bello sostanzioso quello che ho scelto per il mio panino, non trovate?




Third step. Adesso bisogna aggiungere una fetta di formaggio e la lattuga. Scegli due libri leggeri: uno che hai già letto e che ti è piaciuto, l'altro che vuoi leggere ma non l'hai ancora fatto; entrambi devono avere non più di 200 pagine.

Per quanto riguarda il libro già letto e che mi è piaciuto ho scelto "Le lettere di Berlicche" di C.S. Lewis, non solo perché sia effettivamente leggero ma anche per via dello stile dell'opera; in queste 31 lettere in cui un funzionario di Satana istruisce suo nipote su come indurre in tentazione la propria vittima ritroviamo uno humor sottile, che fa riflettere. Per il libro ancora da leggere, invece, ho deciso di inserire "Accabadora" di Michela Murgia. Rientra nel numero massimo delle pagine di pochissimo ma non vedo l'ora di iniziarlo.


Fourth step. Tocca alle fette di pomodoro. Scegli un libro di grandi dimensioni che hai amato o odiato, che sia tra le 200 e le 400 pagine.

Trovare un libro che rientrasse perfettamente nel numero di pagine assegnato per questa categoria non è stato semplice ma, alla fine, ho scelto "Jane Eyre" di Charlotte Brontë. Non ho mai avuto dubbi sul fatto che questo libro mi sarebbe piaciuto, tuttavia non lo ritengo un libro di grandi dimensioni dato che sfiora appena le trecento pagine. Insomma, sarò io ad avere un concetto di grande un po' sfasato, ma per me il libro ha una dimensione nella media, né troppo lungo né troppo corto. Ho adorato non solo la trama ma anche i personaggi di questo classico, che mi ha fatto compagnia un paio di estati fa.
Inutile dire che anche questa è una lettura consigliatissima a tutte le amanti del genere!



Fifth step. E' il momento della salsa che non hai mai assaggiato prima e non sai se ti piacerà o meno. Scegli un libro che pensavi ti sarebbe piaciuto ma che alla fine hai odiato o un libro che pensavi avresti odiato e che invece ti è piaciuto da morire.

Lo ammetto: probabilmente sono io ad essere strana. Quando in libreria trovai questo libro fui presa da una certa frenesia al desiderio di poter leggere nuovamente qualcosa di J.K. Rowling, eppure fin dalle prime pagine compresi che non mi sarebbe piaciuto. Di cosa parlo? De "Il seggio vacante" della Rowling, da tutti quelli che ho sentito osannato e apprezzato; personalmente non sono neanche riuscita a finirlo. Non ho capito se il problema fosse la storia in sé, se non mi convincesse il ritmo o se semplicemente la mia testa si rifiutava di concepire una trama del genere scritta dall'autrice della saga che mi ha accompagnata nel corso della crescita.
Fatto sta che la mia salsa l'ho proprio odiata e non sono ancora riuscita a giungere alla conclusione del libro: chissà se mai mi verrà voglia di riprenderlo in mano.


Sixth step. E per concludere, ci serve un'altra fetta di pane/panino per chiudere il nostro burger. Scegli l'ultimo libro di una serie di cui stai aspettando impazientemente il seguito o la cui uscita ti tormenta perché non vuoi che la serie finisca.

Dato che al momento non sto seguendo delle serie ma mi sto dedicando piuttosto a dei libri singoli, questa domanda la faccio valere come retroattiva e quindi come fetta di pane conclusiva metto "Il canto della rivolta", ultimo libro della trilogia di Hunger games. L'ho aspettato per mesi, questo libro! Una parte di me non vedeva l'ora di stringerlo fra le mani mentre un'altra parte continuava a sperare che non uscisse, perché avrei preferito di gran lunga che la serie continuasse ancora a lungo! Ho adorato Panem e il suo universo, quindi non c'è da stupirsi se ho avuto questi sentimenti contrastanti.
Piccolo appunto: questo libro dura troppo poco. Nel giro di meno di un giorno l'ho divorato...maledetta Suzanne Collins!



Bene, con questo si conclude il mio book burger e, di conseguenza, il post di oggi! Spero che tutti voi passiate uno splendido weekend, che riesca a ricaricarvi in vista di una nuova settimana! Ah, qui sotto trovate il risultato fisico del panino che ho fatto! Buona scorpacciata (non solo di libri) e non dimenticatevi che siete tutti taggati!


venerdì 13 settembre 2013

[Libri] Tre volte all'alba


Buonasera, cari lettori, e bentornati qui in questo mio spazio virtuale in cui quotidianamente vi scoccio con chiacchiere, spesso insensate, su libri, film e telefilm!
Con questo post, mi rimetto finalmente in regola con le rubriche e i giorni di pubblicazione, quindi sono molto, molto felice di scriverla! Mi scuso fin da ora per eventuali errori o periodi poco comprensibili ma sono di ritorno dalla palestra e, come sempre, sono piuttosto stremata...figuriamoci quando il maestro inizierà a farci usare anche le cavigliere con i pesi! Credo che tornerò a casa strisciando, già. Comunque, il libro di cui oggi voglio parlarvi è "Tre volte all'alba" di Alessandro Baricco e alcuni di voi ricorderanno che lo avevo inserito nel primo What's next...? pubblicato in questa pagina. Prima di lasciarvi alla recensione, è d'obbligo una precisazione: solitamente non amo leggere più libri contemporaneamente perché odio interrompere la narrazione di uno per passare all'altro. Mi destabilizza mentalmente, in un certo senso, e rischio di fare confusione fra le due trame. Stamattina però mi sono svegliata e ho visto questo libretto di sole 94 pagine e mi sono detta che avrei anche potuto fare uno sforzo e iniziare a leggere uno dei libri di quella che definirei una sfida all'italiana. E quindi l'ho iniziato e, effettivamente, l'ho anche concluso nel giro della giornata, quindi anche questa sarà una recensione a caldo, seppur sia consapevole che questo sia uno di quei libri che magari potrebbero richiedere una certa sedimentazione, o una seconda lettura. Fatta questa premessa (mi piace rendervi partecipi delle modalità di lettura del libro)...parliamone!

La trama: come per l'altra volta, scrivere una trama lineare di quest'opera è praticamente impossibile dato che, per definizione dello stesso autore, i personaggi "abitano un Tempo anomalo che inutilmente si cercherebbe nell'esperienza quotidiana". Semplicemente questo libro parla di due persone, un uomo e una donna, che per tre volte si incontrano nel cuore della notte fino ad arrivare all'alba. E, sempre citando l'autore, "ogni volta sarà l'unica, e la prima, e l'ultima".

Commenti vari&eventuali: recensire questo libro non è un'impresa semplice, perché presenta uno stile molto particolare che lo rende difficile da interpretare e, di conseguenza, difficile da recensire. Vorrei iniziare parlando dello stile che Baricco impiega per comporre questo libro, che è forse la cosa che mi è piaciuta di meno; lo stile adottato è rapido e colloquiale, composto principalmente da dialoghi botta e risposta fra i due protagonisti di ciascun capitolo. Completamente assente qualsiasi segno di punteggiatura che segnali inizio e fine di ciascuna frase, cosa che in alcuni punti avrei apprezzato al posto del ritrovarmi a leggere frasi buttate su una pagina bianca. Ammetto che questa è una considerazione completamente personale, tuttavia io sono fan di uno stile più descrittivo: è quello che mi fa sognare, in un libro. Qui invece mi sono ritrovata davanti a dialoghi diretti continui e poi, quando finalmente riesci a capire chi dice cosa, ecco che Baricco modifica di nuovo stile e passa ad un discorso indiretto continuo, intervallato da monotoni quanto ripetitivi dice. Quello che suppongo dovesse creare uno stile rapido e immediato, mi ha reso la lettura lenta e difficoltosa e ammetto che più di una volta mi sono dovuta rifare il conto delle frasi per capire chi dicesse cosa! Personalmente ho trovato questo modo di scrivere scarno e scialbo, ma ovviamente ci tengo a sottolineare che è un pensiero totalmente soggettivo! Passiamo quindi ai personaggi di "Tre volte all'alba". Ho trovato molto interessante l'espediente letterario seguito da Baricco, l'idea che due persone si incontrino più volte nel corso della loro vita andando anche contro la logica del tempo; al di là dell'ottimo spunto, però, nessuno dei due personaggi è riuscito ad entrarmi dentro così tanto. Sarà che, per il suddetto stile di scrittura, i sentimenti di entrambi i personaggi sono quasi azzerati e spesso la loro interazione si limita a lunghi, lunghissimi botta e risposta resi fin troppo realisticamente. Nel primo racconto, in particolar modo, è tutto un susseguirsi di parole dette dai due e gli stessi movimenti dei personaggi non sono narrati, bensì il lettore deve dedurli dalla frase detta dal personaggio opposto. Unico accenno positivo sta nel terzo capitolo di questo libro, dove finalmente lo stile diventa leggermente meno rapido e lascia il posto anche ad un po' di descrizioni: una gioia per me, povera lettrice! Ho letteralmente divorato l'ultimo capitolo, forse perché ben più vicino allo stile che solitamente mi piace. Immagino che il cambiamento nel terzo capitolo sia voluto, ovviamente, ma personalmente avrei apprezzato di più un libro scritto tutto con quello stile.

Note: non mi viene in mente altro da dire riguardo "Tre volte all'alba", se non che non è assolutamente una lettura facile a dispetto di ciò che possa far supporre il suo spessore. In conclusione l'ho trovato, anzi, un libro piuttosto pesante, dallo stile davvero poco scorrevole, e ho ringraziato il cielo che fosse un libretto di meno di cento pagine o, personalmente, lo avrei abbandonato senza portarlo a termine. Probabilmente sono io che mi sono approcciata male con il testo, o forse semplicemente non è scritto in un modo che tocchi la mia sensibilità. Ora come ora escludo anche che in futuro io possa riprenderlo in mano, anche se, chissà, mai dire mai.

What's next...? #3

Buongiorno!
Come avrete notato questa settimana sono stata un po' in ritardo su qualsiasi post, tuttavia confido nel fatto che si sia trattato solamente di un caso e spero che da domani tutto torni ordinatamente al proprio posto: con oggi, infatti, dovrei riuscire a riprendere il ritmo e a rimettere tutto in ordine. Ebbene sì, oggi è già venerdì...com'è andata la vostra settimana? Vi state preparando per il weekend? Personalmente lo passerò in attesa dei primi risultati dei test, quindi non sarà un bel fine settimana, molto probabilmente. Ah lo stress da attesa, quanto mi mancava...no. Passando a cose più inerenti al blog (e che forse vi interessano anche di più!), ieri fra un impegno e l'altro non sono riuscita ad aggiornarvi sulla nuova serie tv che ho iniziato a seguire; eh sì perché fortunatamente il vuoto e l'amarezza lasciati da "Vegas" (maledetti produttori, fate una seconda stagione) sono stati subito colmati da un'altra serie tv. Di cosa si tratta? Di "Chicago fire", nuovo telefilm che va in onda su Premium Action dal 7 settembre. Senza ulteriori indugi vi lascio al brevissimo riassunto della trama generale della serie protagonista del What's next...? di questa settimana!





La trama
La serie segue le vicende di alcuni pompieri e paramedici del Chicago Fire Department. Quando una tragedia colpisce un membro del Chicago Firehouse 51, si generano tensioni e conflitti all'interno della squadra, soprattutto tra il tenente Matthew Casey (Jesse Spencer), che nel frattempo tenta di riconquistare la sua ex fidanzata, e l'esuberante tenente della squadra di soccorso Kelly Severide (Taylor Kinney). Qualsiasi conflitto, però, viene messo da parte quando in ballo ci sono delle vite umane da salvare.





Tempo fa un mio amico mi aveva già parlato di questa serie tv, ma all'epoca io ero presa da ben altri generi e quindi non mi sono mai interessata seriamente a "Chicago fire" fin quando, per puro caso, non ho visto il trailer in televisione: una serie tv su dei pompieri americani? Meraviglioso! Così ho recuperato la prima puntata su Mediaset NetTV (come già detto per "The Following: santo subito chi l'ha inventato!) e ammetto di essere rimasta completamente affascinata dall'episodio. Ciò che mi è piaciuto, soprattutto, è il modo in cui la vita lavorativa e quella privata di ciascun membro della squadra vengono scoperte pian piano: i protagonisti non ci vengono mostrati solo come degli eroi, ma anche come dei semplici uomini con problemi comuni, quali storie che vanno male o sfratti. E poi diciamocelo: come si può resistere al fascino dei due protagonisti? A parte il fatto che non avevo minimamente riconosciuto Jesse Spencer, decisamente diverso dal Robert Chase di "Dottor House" (saranno i capelli?), ma lui assieme a Taylor Kinney sono un bell'incentivo a seguire la serie, se anche la trama non dovesse attirarvi troppo. Voi cosa ne pensate? Avete già visto la serie o siete intenzionati a seguirla ora che la trasmettono su Premium Action?
Con questo si conclude qui questo sneak peek sulla nuova serie che seguo. Vi auguro di passare una splendida giornata e...al prossimo post!

giovedì 12 settembre 2013

[Telefilm] Vegas



Buon pomeriggio, cari lettori!
Scusate se anche ieri l'appuntamento con la recensione del telefilm è saltato, non ho scuse per questo ritardo a parte che non riuscivo a scrivere nulla che avesse un senso; eh sì perché ho passato la giornata scrivendo e cancellando frasi che avevano senso solo finché non le mettevo nero su bianco, una cosa fastidiosissima che non mi accadeva dai tempi dei temi al liceo. Visto che sono in ritardo di un giorno, passo subito a parlarvi del vero argomento di questo post: oggi, infatti, parliamo di Vegas, una serie tv conclusasi proprio la settimana scorsa che...beh, volete sapere cosa ne penso? Continuate a leggere! Come sempre: parliamone!

La trama: ambientata nella Las Vegas degli anni Sessanta, la serie tv si concentra principalmente sul personaggio di Ralph Lamb (Dennis Quaid), un cowboy divenuto sceriffo, e sulla sua continua lotta contro il boss della mafia Vincent Savino (Michael Chiklis), direttore del Savoy, importante casinò di Las Vegas gestito indirettamente dalla mafia di Chicago. In una continua lotta fra legge e criminalità, questi due elementi andranno ad intrecciarsi in maniera così complessa che spesso diventerà difficile distinguere i loro confini.

Commenti vari&eventuali: inizio subito con il dire che la trama di questa serie tv non è assolutamente complessa, anzi si potrebbe riassumere con la classica lotta fra il bene e il male in cui entrambe le parti hanno però in sé una piccola percentuale della parte opposta. Nulla di originale, in effetti. Ciò che, a mio avviso, rappresenta il punto di forza maggiore di questo telefilm è l'ambientazione in cui la trama si svolge: lo spettatore viene infatti immerso nella scintillante Las Vegas degli anni Sessanta, ancora in piena costruzione. Trovo assolutamente perfetto il modo in cui tutto, a partire dal vestiario fino ad arrivare ai metodi d'indagine, sia stato adattato per rispecchiare il periodo storico; persino le notizie riportate nei giornali che di tanto in tanto i protagonisti leggono sono scelte in maniera accurata, un dettaglio che ho particolarmente apprezzato. 
Per quanto riguarda i personaggi, ammetto di non essere del tutto soddisfatta del carattere che è stato dato ad alcuni di loro; il personaggio di Ralph Lamb, e in generale buona parte dei personaggi appartenenti alla parte dei buoni, l'ho trovato fin troppo stereotipato: il classico cowboy senza paura che segue una legge tutta sua e fa di tutto per difendere il suo ranch (o, in questo caso, la sua città). Poco aperto al progresso e legato a una mentalità che proprio in quegli anni stava andando pian piano modificandosi, il protagonista "buono" della serie non è riuscito a impressionarmi, forse anche a causa della recitazione un po' troppo meccanica di Dennis Quaid che ha reso il personaggio troppo finto; leggermente più "umani" gli altri due sceriffi interpretati da Jason O'Mara (che io ho adorato in Terra Nova) e Taylor Handley, rispettivamente fratello e figlio del protagonista. Per i "cattivi" c'è invece da fare un discorso completamente diverso. Una recitazione spettacolare, a mio avviso, di Michael Chiklis che impersona senza alcuna difficoltà l'emblema del boss mafioso italo-americano; particolarmente apprezzabile la scelta di rendere questo personaggio ambiguo, diplomatico eppure violento all'occorrenza, divertente ma anche spietato. Personalmente ho tifato per lui nel corso dell'intera serie e sono più che soddisfatta del modo in cui è stato portato avanti questo personaggio; indimenticabili gli sketch comici fra lui e i suoi due sgherri, inseriti all'interno di scene più serie in maniera così magistrale da riuscire a non interrompere la narrazione. Elogi anche per Mia Rizzo (interpretata da Sarah Jones), altro personaggio perfettamente ideato dai creatori della serie. Figlia del boss mafioso Johnny Rizzo ed emblema di una donna in carriera che si fa largo in un ambiente prettamente maschile, Mia è forse il personaggio che subisce maggiormente una crescita e uno sviluppo del proprio carattere.
Nota negativa della serie: l'ultimo episodio si chiude in una maniera che, in realtà, non è una chiusura. Piuttosto che risolvere le questioni rimaste aperte per tutta la durata della serie, il finale apre altre questioni risultando piuttosto aperto. Insomma: il classico finale che lascia lo spettatore in attesa della seconda serie del telefilm, un espediente come un altro per assicurarsi una buona audience per la seconda stagione. E invece, anche questo telefilm è stato interrotto e nessuna seconda stagione verrà prodotta. Inutile dire che ci sono rimasta malissimo e che, avendolo saputo prima, probabilmente non avrei proprio iniziato a seguire la serie.

Note: la prima stagione di questa serie tv si compone di 21 episodi della durata di circa 40 minuti ciascuno. In Italia è stata trasmessa dall'11 marzo del 2013 su Rai Due. Una piccola curiosità che ho scoperto solo sul finale della serie: il personaggio di Ralph Lamb è basato su un vero sceriffo di Clark Country, rimasto in carica dal 1961 al 1979.

martedì 10 settembre 2013

Chi ben comincia #2

Ebbene sì, cari lettori, anche oggi, come ogni volta che c'è un "recupero" di qualche post da fare, vi delizio con un altro breve articolo, sperando vi faccia piacere leggermi almeno la metà di quanto a me faccia piacere scrivere in questo mio spazio virtuale! Sì perché ammetto che questo blog mi sta davvero prendendo più di quanto credessi: partito come un modo per eludere un pomeriggio noioso, adesso mi ritrovo a pensare a quali libri, film o serie tv mi piacerebbe condividere con voi, per avere una vostra opinione a riguardo! Comunque, ho promesso un post breve, quindi direi che la finisco di perdermi in chiacchiere e vi lascio alla rubrica del martedì che, dalla scorsa settimana, è... Chi ben comincia! Eh sì perché anche io ho deciso di adottare la splendida rubrica ideata da Alessia e oggi siamo qui per leggere (o, in alcuni casi, ri-leggere) i primi passi di un libro. Prima di svelarvi il libro di oggi, vi lascio le poche, semplici regole che vanno seguite!

Le poche regole della rubrica:
- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
- Aspettate i commenti
Scegliere il libro di oggi è stato stranamente facile, forse perché il suo faccione (e capirete perché parlo di  faccione e non di copertina a breve) mi sta fissando con quel suo cipiglio severo da un bel po' di giorni; in effetti, sembra quasi volermi dire "Ehi tu, leggimi!". Poverino, si sarà sentito abbandonato in questi giorni, visto che dovendomi preparare per i test lo ho un po' abbandonato! Curiosi di sapere a chi appartenga il faccione?
Inferno di Dan Brown
Prologo
Io sono l'Ombra.
Attraverso la città dolente, io fuggo.
Attraverso l'eterno dolore, io prendo il volo.
Lungo la riva dell'Arno, corro arrancando senza fiato...volto a sinistra, in via dei Castellani, e mi dirigo verso nord, rannicchiandomi all'ombra degli Uffizi.
E loro continuano a inseguirmi.
Il suono dei passi alle mie spalle si fa sempre più forte, mi danno la caccia con determinazione implacabile.
Mi inseguono da anni, ormai. Un'ostinazione che mi ha costretto alla clandestinità, a vivere in purgatorio, a lavorare sottoterra come un mostro ctonio.
Io sono l'Ombra.
Qui, in superficie, alzo lo sguardo verso nord, ma non riesco a trovare una strada che porti alla salvezza...gli Appennini nascondono alla vista le prime luci dell'alba.
Passo dietro il palazzo con la sua torre merlata e l'orologio dall'unica lancetta e in piazza di San Firenze scivolo come un serpente tra gli ambulanti del primo mattino dalle voci rauche e dall'alito che sa di lampredotto e olive al forno. Attraverso la strada davanti al Bargello, punto a ovest verso il campanile della Badia e mi fermo di colpo di fronte al cancello di ferro alla base della scala.
È qui che bisogna lasciarsi alle spalle ogni esitazione.
Abbasso la maniglia ed entro nel passaggio dal quale so che non ci sarà ritorno. Costringo le gambe che sento ormai di piombo a salire la stretta scala che si inerpica a spirale verso il cielo con i suoi lisci gradini di marmo, butterati e consunti.
***
Ok, ho scritto fin troppo, lo so, ma non riuscivo a fermarmi perché mi piace molto questo prologo! Alla fine ho copiato tutta la prima pagina, e mi sono fermata solo perché mi sono resa conto che stavo decisamente sforando con le righe! Allora, cosa ne pensate? Personalmente sto adorando questo libro, e adesso che sono leggermente più libera la lettura procederà ben più spedita! Sono sicura di non rimanerne delusa, anche perché come ho già detto diverse volte, lo stile di Dan Brown mi piace e non poco; non vedetemi, però, come una che segue teorie del complotto o cose del genere, semplicemente prendo le sue opere per quello che sono: dei romanzi avvincenti. Voi l'avete letto? Avete intenzione di farlo? Questo prologo vi è piaciuto?
Con tutte queste domande io mi congedo da voi, augurandovi di passare una splendida serata! Al prossimo post!

[Film] Zero dark thirty


Buon pomeriggio, cari lettori!
Mi spiace di non essere riuscita a caricare ieri il post con la recensione del film ieri, ma fra l'esame e la palestra sono tornata a casa che ero distrutta e non riuscivo ad articolare bene i pensieri, figuriamoci se ero nelle condizioni di scrivere qualcosa; come per la recensione di mercoledì scorso, recuperata il giorno seguente, quella di ieri la recuperiamo...adesso! Prima di introdurvi del film di oggi vorrei ringraziare tutti coloro che hanno iniziato a seguirmi in questi giorni: sembrerò falsa, ma credetemi se vi dico che ogni persona che si aggiunge ai lettori, o alla mia pagina facebook, ma anche ogni semplice visualizzazione in più, per me è un traguardo e una gioia inimmaginabile! Quindi grazie a tutti voi, spero di potermi migliorare sempre di più e di continuare a sfornare articoli che siano di vostro gradimento. Detto questo, torniamo al film di oggi: si tratta di "Zero dark thirty", un film del 2012 diretto da Kathryn Bigelow. Parliamone!

La trama: liberamente ispirato alla più grande caccia all'uomo degli ultimi tempi, il film si snoda attraverso un decennio mostrandoci tramite gli occhi di Maya, una giovane analista della CIA, tutti i retroscena che hanno condotto all'individuazione di Osama bin Laden e alla sua eliminazione, avvenuta il 2 maggio del 2011 ad opera degli uomini del DEVGRU. 

Commenti vari&eventuali: come potete notare, riassumere la trama è piuttosto complesso, e le poche righe che sono riuscita a scrivere non sono altro che una superficiale infarinatura su ciò che troverete in questo film. Questo perché "Zero dark thirty" è un film complesso e che si sviluppa in maniera articolata, e non potrebbe essere altrimenti visto il lasso temporale che copre: dagli attentati alle Torri Gemelle (di cui domani ricorre l'anniversario) all'uccisione di Osama bin Laden, dieci anni in cui un gruppo di analisti della CIA, fra cui la protagonista del film, ha sacrificato il proprio tempo e, in alcuni casi, la propria vita dando la caccia ad un uomo che sembrava un fantasma. Maya (interpretata nella pellicola da una splendida Jessica Chastain) è un'agente che nel 2003 viene inviato in uno dei black sites della CIA in Pakistan; qui assiste agli interrogatori di uno dei prigionieri, seppur palesemente riluttante all'utilizzo delle torture (o, per dirla con i termini della CIA, enhanced interrogation techniques, ovvero "tecniche di interrogatorio rafforzate"), e qui ha inizio la sua ossessione per Osama bin Laden. Sì, perché la protagonista di questo film dimostra di avere una vera e propria ossessione per l'uomo a cui da la caccia, sacrificando dieci anni della propria vita alla ricerca di ogni singolo indizio che possa indicare il luogo in cui quello si è nascosto: non la fermano le minacce, gli attentati, non la ferma la morte dell'amica Jessica. Non ha amici, non ha una famiglia. La sua vita è tutta dedicata al lavoro, e questa ricerca la divora, svuotandola di ogni minima traccia di umanità; Maya, nel corso della pellicola, appare sempre più fredda, cinica, si veste e si comporta come un uomo visto l'ambiente in cui si muove. Vive solamente in funzione del suo uomo, portando avanti un'estenuante caccia per dieci anni. E poi, quando finalmente la missione del 2 maggio si conclude, ecco un nuovo punto di svolta: Maya piange. E in quel pianto io ci ho visto amarezza, forse disperazione, non solo per le vite sacrificate al raggiungimento dell'obiettivo, ma anche per quei dieci anni che nessuno potrà ridarle indietro: ha visto cose che l'hanno cambiata radicalmente, sa cose per cui potrebbe essere uccisa, ma soprattutto non ha più uno scopo nella vita. In un certo senso, assieme a bin Laden muore anche Maya dal momento che a lui, alla sua caccia, aveva dedicato la propria vita.
Da notare come l'azione, in questo film, non sia fine a se stessa. Le scene crude, come ad esempio quelle delle torture, o le stesse scene d'azione, sono sempre provocate da una motivazione reale, concreta: non sono messe lì per spezzare la monotonia delle scene di dialogo, ma sono lì perché sono funzionali ad esse. La pellicola non narra le imprese del Team Six dei Seals che ha assaltato al compound, o meglio, le narra ma solo come diretta conseguenza di tutte le indagini e le analisi compiute nelle scene precedenti. Con questo non voglio dire che le scene d'azione non ci sono: ci sono, e trasmettono un'adrenalina palpabile. Al tempo stesso, però, questo non è definibile un film d'azione, perché la maggior parte della trama ha un ritmo scandito dai tempi delle indagini; quest'alternanza fra azione e riflessione crea una tensione che accompagna lo spettatore fin dalle prime scene di "Zero dark thirty" e che non lo abbandona fino alla conclusione del film. In un certo senso, questo film ha una visione femminile di questi dieci anni di caccia all'uomo, una visione riflessiva necessaria dato che a muovere le fila del film è proprio una donna, Maya, l'unica, probabilmente, che non perde mai la speranza di rintracciare il suo uomo.
Molti accusano questo film di avere intenti propagandistici, ma personalmente ritengo che solo un'analisi superficiale possa portare a questa conclusione; la pellicola presenta invece una critica, neanche troppo velata, verso quelle tecniche di interrogatorio rafforzate che la CIA si sentì in dovere di utilizzare, credendo che avrebbero prodotto risultati concreti nel minor tempo possibile. Allo stesso modo, questo non è un film denuncia. "Zero dark thirty" ha il ritmo di un documentario incentrato sulle ricerche di bin Laden: si limita a mostrare fatti, eventi più o meno crudi, senza schierarsi palesemente da una parte o dall'altra. Che i fatti riportati in esso siano o meno legati a ciò che è realmente successo, è un dettaglio trascurabile: a mio avviso rimane un thriller mozzafiato, capace di tenere lo spettatore con gli occhi incollati allo schermo pur avendo un finale già noto.

Note: il film ha una durata di 157 minuti, necessari visto l'arco di tempo coperto. Nel 2013 ha vinto l'oscar come miglior montaggio sonoro e ha ottenuto altre quattro nomination come miglior film, miglior attrice protagonista, miglior sceneggiatura originale e miglior montaggio. La pellicola è uscita il 7 febbraio del 2013 nelle sale italiane. Personalmente l'ho trovata molto avvincente e sono rimasta a dir poco affascinata dalla figura di Maya, questa donna dal carattere forte e determinato che ha sacrificato tutta se stessa pur di raggiungere il proprio obiettivo, anche trovandosi a doversi far largo in un ambiente maschilista. Piccola curiosità per chi fosse interessato: zero dark thirty, in gergo militare, indica la mezzanotte e mezza, ovvero l'orario in cui nel maggio del 2011 scattò l'operazione che portò all'uccisione di Osama bin Laden.

domenica 8 settembre 2013

[Tag] My life in a book

Salve, miei cari lettori, e benvenuti in un nuovo post random!
Ammetto che in questo periodo, così pieno di pensieri e di stress, un post leggero è proprio ciò che mi serve per allentare un po' la tensione; domani mi aspetta una prova alla Highlander e ammetto che l'ansia mi sta salendo di ora in ora. Sono proprio questi i momenti in cui ringrazio di avere un blog che mi faccia da valvola di sfogo: sembrerà assurdo, ma staccare dai libri il tempo necessario a scrivere quattro chiacchiere in questo spazio mi aiuta tantissimo. Poi oggi, come la settimana scorsa, mi dedico a un post tag, quindi è anche piuttosto leggero! Il tag in questione si chiama My life in a book e l'ho trovato, come il precedente, sul bellissimo blog di Lexie, che come le ho detto è diventata la mia cacciatrice di tag prediletta! Senza perdermi in altre chiacchiere, vi lascio alla lettura del post.

1. Trova un libro per ciascuna delle tue iniziali

Niente di vero tranne gli occhi - Giorgio Faletti
Il signore degli anelli - J.R.R. Tolkien
Crypto - Dan Brown
Orgoglio e pregiudizio - Jane Austen
Le lettere di Berlicche - C.S. Lewis
Eragon - Christopher Paolini

2. Conta la tua età lungo la libreria. Che libro è? 
Ok, questo è più semplice! Premetto che nella mia libreria (o meglio, nelle due mensole che ho sopra al pc) ci sono sia libri di piacere, sia libri che risalgono al liceo; non avendoli separati, ne avendo fatto in modo che capitasse proprio il libro che volevo io, vi annuncio che il ventunesimo libro è...

The scarlet letter di Nathaniel Hawthorne

Appunto, un libro letto durante il liceo per letteratura inglese, ovviamente in inglese; mi è piaciuto davvero tantissimo, sarà che i libri letti in lingua originale trasmettono sempre qualcosa in più, a mio avviso!

3. Scegli un libro ambientato nella tua città, nel tuo stato o nel tuo paese

Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda

4. Scegli un libro che rappresenta la destinazione verso cui vorresti viaggiare
Inizialmente avevo pensato a Hogwarts e alla Terra di Mezzo, o anche a Narnia, ma effettivamente sono destinazioni ancora difficili da raggiungere, quindi ho optato per qualcosa di più vicino.

Il simbolo perduto di Dan Brown

Ormai credo si sia capito che adoro lo stile di Dan Brown e che lo seguo da parecchi anni! Ebbene, ho voluto scegliere proprio uno dei suoi ultimi romanzi, ambientato a Washington D.C., per rappresentare la meta verso cui sogno di viaggiare: l'America! Non una città ben precisa, ma tutta l'America!

5. Scegli un libro che rappresenti il tuo colore preferito
Ammetto che questa è stata molto difficile, per il semplice fatto che non ho prettamente un colore preferito, ma cambio in base all'umore e ai periodi; ultimamente, soprattutto per quanto riguarda gli smalti, sto prediligendo i toni del rosa e del lilla, quindi la cover che vedete qui sotto è l'unica che mi è venuta in mente, pur essendomi davvero scervellata alla ricerca di una cover di un libro che avessi letto.
I love shopping a New York di Sophie Kinsella

6. Di quale libro hai il ricordo più caro?
Anche per questa categoria non è stato semplice scegliere un libro, in quanto a ciascuna lettura che ho fatto è associato un determinato periodo della mia vita, con tutti i ricordi e le emozioni che ne sono legati. Non c'è, effettivamente, un libro di cui io abbia un ricordo più caro di altri. Certamente sono legata alla saga di Harry Potter, con cui sono cresciuta, e al Signore degli anelli per via di una scommessa fatta a otto anni con mio zio (credeva che non sarei riuscita a finirlo in meno di un anno...tsk, ancora non conosceva la rapidità con cui divoro i libri); sono legata a Piccole donne e a Papà Gambalunga perché li ho letti sui libri appartenuti ai miei parenti, e quindi vi sono affezionata particolarmente. Per non far torto a nessuno, lascerò vuota questa categoria, perché alla fin fine di qualsiasi libro ho un ricordo caro che non supera in alcun modo gli altri.

7. Quale libro nella tua TBR ti darà maggior senso di realizzazione, una volta finito?
Premetto di aver dovuto cercare su internet cosa fosse una TBR, perché non riuscivo in alcun modo a risalire alle parole! Comunque, considerando che sono solita leggere solo un libro per volta, sicuramente un senso di realizzazione me lo darà finire...

Inferno di Dan Brown

E con questa ultima domanda concludo il post tag di oggi, sperando di avervi fatto almeno un po' di compagnia in questa domenica di settembre; ci tengo a precisare che tutti quelli citati in questo post (tranne quello della domanda numero 5) sono libri che ho letto nel corso di questi anni. Mi ero ripromessa di utilizzare solamente libri letti, e forse per questo è stata dura compilare il tag: per alcune categorie, l'aiuto di qualche elenco mi sarebbe stato molto utile! Siete tutti taggati, sono curiosa di leggere le vostre liste! 

sabato 7 settembre 2013

My wishlist #1

Salve, miei cari lettori, e buon sabato!
Come procede il vostro weekend? Io credo proprio che lo passerò fra simulazioni di test e ripasso, visto che lunedì mi attende una sfida non da poco: il test d'ammissione a medicina! Ho sentito le cifre degli iscritti e mi sono spaventata a morte, so perfettamente che è una specie di missione impossibile ma ormai ci sono, e non ho alcuna intenzione di tirarmi indietro, non dopo aver passato l'estate cercando di prepararmi! Sono comunque riuscita a ritagliarmi uno spazietto di tempo da dedicare al blog, che ultimamente funziona un po' come una valvola di sfogo per me. Vi presento quindi la mia prima wishlist, ovvero la lista dei libri che non vedo l'ora di poter stringere fra le mie mani, che siano in versione cartacea o meno! Spero che possiate darmi qualche consiglio riguardo a quale libri debbano avere la priorità sugli altri, perché sono così in astinenza che rischio di fare incetta di tutti appena metto piede in una libreria, cosa che il mio portafoglio potrebbe non gradire!

Titolo: La verità sul caso Harry Quebert
Autore: Joël Dicker
Editore: Bompiani
Pagine: 779
Prezzo: 19,50 €
Trama: estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito. Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più stimati d’America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell’oceano. Convinto dell’innocenza di Harry Quebert, Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trent’anni deve dare risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo.

Titolo: Il cuore selvatico del ginepro
Autore: Vanessa Roggeri
Editore: Garzanti
Pagine: 216
Prezzo: 14,60 €
Trama: è notte. Il cielo è nero come inchiostro, e solo a tratti i fulmini illuminano l'orizzonte. È una notte di riti e credenze antiche, in cui la paura ha la forma della superstizione. In questa notte il rumore del tuono è di colpo spezzato da quello di un vagito: è nata una bambina. Ma non è innocente come lo sono tutti i piccoli alla nascita. Perché questa bambina ha una colpa non sua, che la segnerà come un marchio indelebile per tutta la vita. La sua colpa è di essere la settima figlia di sette figlie, e per questo è maledetta. E qui nel suo paese, in Sardegna, c'è un nome preciso per le bambine maledette, si chiamano cogas, che significa streghe. Liberarsene quella stessa notte, senza pensarci più. Così ha deciso la famiglia Zara. Ma qualcuno non ci sta. Lucia, la primogenita, compie il primo atto ribelle dei suoi dieci anni di vita. Scappa fuori di casa, sotto la pioggia battente, per raccogliere quella sorella che non ha ancora un nome. La salva e la riporta a casa, e decide di chiamarla Ianetta. Non c'è alternativa ora, per gli Zara. È sopravvissuta alla notte, devono tenerla. Eppure il suo destino è già scritto. Giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, sarà una reietta. Emarginata. Odiata. Da tutti, tranne che da Lucia. È lei l'unica a non averne paura. Lei l'unica a frapporsi tra la cieca superstizione e l'innocenza di Ianetta. Contro tutto e tutti.

Titolo: La leggenda degli Albi
Autore: Markus Heitz
Editore: Nord
Pagine: 450
Prezzo: 19,90 €
Trama: per secoli, gli Uomini, gli Elfi e i Nani hanno prosperato nella Terra Nascosta, una regione circondata da una catena montuosa pressoché impenetrabile, le cui uniche vie d'accesso sono sbarrate da un potente incantesimo e difese da cinque stirpi di Nani. E, per secoli, i loro nemici, gli Albi, creature simili agli Elfi, ma d'indole malvagia e dagli occhi completamente neri, hanno atteso. Ma ora la loro pazienza sta per essere premiata. Gli Eterni, i sovrani degli Albi, hanno infatti scoperto che il Demone di Nebbia, un essere in grado di spezzare qualsiasi sortilegio, si è nascosto nella remota regione di nord-ovest, e hanno quindi deciso di inviare laggiù due guerrieri per convincerlo a combattere al loro fianco. Tuttavia i due Albi – Caphalor e Sinthoras – non potrebbero essere più diversi. Il primo, mite e idealista, è contrario alla guerra contro i Nani, perché lo terrebbe lontano dalla sua adorata famiglia; il secondo, temerario e borioso, vorrebbe invece iniziare al più presto una sanguinaria invasione, per ridurre in schiavitù tutti gli abitanti della Terra Nascosta. Se vorranno sopravvivere alla pericolosa missione, i due albi dovranno imparare a mettere da parte le loro divergenze e ad aiutarsi a vicenda, anche se la smodata ambizione di Sinthoras sta già prendendo forma in un piano inteso a volgere l'immenso potere del Demone a proprio vantaggio.

Titolo: Le donne del lago
Autore: Lars Rambe
Editore: Newton Compton
Pagine: 330
Prezzo: 7,90 €
Trama: Svezia, giorni nostri. Nell'area industriale nei pressi del lago Järla sono state assassinate due ragazze, e i loro cadaveri restituiti dalle gelide acque del lago... Johan, giovane fotografo del posto, vede delle foto sui quotidiani che parlano del terribile incidente e rimane colpito da alcuni dettagli. Ha fatto un servizio di recente in quella zona e i particolari che emergono dalle foto pubblicate non coincidono con quello che ha fotografato lui. Torna sul luogo del delitto e comincia a cercare delle spiegazioni. Il delitto diventa un pensiero ossessionante fino a che inizia a soffrire di allucinazioni: le donne uccise gli appaiono per avvertirlo che nuovo sangue scorrerà sulle rive dello Järla... Johan non può fare altro che scappare lontano da quel posto maledetto, insieme alla donna che ama, Marie. Sedici anni dopo Johan torna e si traferisce nuovamente nella zona industriale, ora trasformata in uno splendido quartiere residenziale per famiglie, insieme a sua moglie Jenny, conosciuta dopo che Marie lo aveva lasciato da un giorno all'altro. Ma i fantasmi del passato lo hanno aspettato e tornano a tormentarlo: fra emicranie, ricordi e allucinazioni per Johan l'incubo è davvero tornato. 

Titolo: Gregor - La prima profezia
Autore: Suzanne Collins
Editore: Mondadori
Pagine: 324
Prezzo: 17,00 €
Trama: invece di passare l'estate a giocare con gli amici, Gregor si ritrova a gestire Boots, la sorellina di due anni, che parla come un alieno in miniatura. Un giorno, la piccola pestifera si tuffa oltre una grata e sparisce. Gregor si lancia all'inseguimento e finisce nel Sottomondo, un luogo straordinario e terribile, abitato da umani dalla pelle bianchissima e dagli occhi viola, che si sono anticamente rifugiati sottoterra per sfuggire a una persecuzione, e lì hanno creato un mondo parallelo, dove si vola in sella a pipistrelli giganti, ci si allea con gli scarafaggi e si combatte contro ragni e ratti bianchi? Gregor scopre che anche suo padre, scomparso qualche tempo prima, è disperso nel Sottomondo. Toccherà a lui cercarlo, sulle tracce di un'antica profezia...

"La verità sul caso Harry Quebert" e "Le donne del lago" sono due titoli da cui sono stata ispirata dal blog di Alessia, che ne ha parlato in alcuni suoi post; entrambe le trame mi ispirano particolarmente, quindi non so a quale dei due libri darò priorità d'acquisto; "Il cuore selvatico del ginepro" è invece il libro del momento, ho letto e sentito tantissimi commenti su quest'opera d'esordio e mi sono convinta a doverlo comprare anche io, prima o poi. "La leggenda degli Albi" è invece un titolo che mi è stato suggerito da un amico: è l'ultimo libro di una pentalogia, ma a quanto mi ha detto è una sorta di prequel degli altri volumi e mi ha consigliato di iniziare da questo. Ultimamente non sono riuscita a trovare dei buoni fantasy, quindi spero di potermi ricredere con questo. Infine "Gregor - La prima profezia" è un libro che sto puntando da quando è uscito (a gennaio 2013) ma che non ho ancora avuto modo di comprare; si tratta del primo libro della nuova trilogia della Collins, che io ho adorato con Hunger Games. Spero davvero di non rimanerne delusa!
Cosa pensate di questi libri? Ce n'è qualcuno che vi attira particolarmente? Avete qualcosa da consigliarmi? Li avete letti? Fatemi sapere la vostra, sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate!