martedì 31 dicembre 2013

[Tag] Year of Books



Buon pomeriggio, cari lettori, e benvenuti in questo ultimo post dell'anno in corso.
Mamma che emozione! Il mio primo Capodanno da blogger tipa che scrive qualsiasi cosa le passa per la mente imbrattando un povero blog innocente - definizione lunga, eh? - non potevo lasciarlo correre così, come se nulla fosse. E dunque eccomi qui, a cimentarmi in un tag molto carino ideato da Alessia del blog Il profumo dei libri, che non esito a definire la mia musa ispiratrice! Ho davvero poco tempo, perché devo ancora capire cosa indossare stasera, oltre a dover studiare la strada per arrivare a casa di amici, quindi senza ulteriori indugi, passo subito a rispondere alle domande! Ci rileggiamo alla fine del post per gli auguri ufficiali!

Per tutti i lettori:

1. Il libro più bello?
Iniziamo subito con una di quelle domande a cui io odio rispondere! Se c'è una cosa, infatti, che mi riesce difficile è stilare una classifica di ciò che mi è piaciuto di più: mi sembra quasi di fare un torto al resto dei libri che ho letto! Comunque, se dovessi eleggere il libro più bello di quest'anno direi che Lo Hobbit vince, senza ombra di dubbio (ma era quasi scontato, considerando il mio smodato amore per Tolkien). Al secondo posto fra i libri più belli metto invece La verità sul caso Harry Quebert, di cui non vi ho ancora parlato - mea culpa - ma che è stato il miglior thriller che io abbia letto nel corso del 2013.

2. Il libro più brutto?
E qui, invece, scegliere risulta semplicissimo. Il libro più brutto è infatti Alice in Zombieland, lettura in cui avevo riposto un sacco di speranze viste le numerose recensioni positive e che invece ho trovato davvero pessimo.

3. Il libro più lungo?
Anche questo titolo viene vinto da La verità sul caso Harry Quebert e dalle sue 779 pagine di lunghezza. Strano che non abbia trovato titoli più lunghi a cui dedicarmi, durante il 2013: di solito adoro i libri che sembrano dei piccoli mattoni!

4. Il libro più corto?
Semplicissimo, anche in questo caso! Tre volte all'alba di Baricco, con le sue 96 pagine, è forse il libro più corto che io abbia mai letto in tutta la mia vita.

5. Il genere di cui hai letto più libri?
Senza prendere in esame le mie letture avrei detto il fantasy ma mi sono appena resa conto che quest'anno ho letto quasi esclusivamente thriller, con mia grande sorpresa. Quindi sì, il thriller è decisamente il genere di cui ho letto più libri nel 2013.

6. Il genere di cui hai letto meno libri?
Escludendo quei generi che proprio non leggo (come ad esempio il genere rosa), nel corso del 2013 credo di aver letto pochi pochissimi quasi nessun fantasy, in ogni sua possibile sfumatura. Devo assolutamente recuperare nel prossimo anno!

7. Il libro che non avresti mai preso in considerazione ma che hai amato?
Incredibile a dirsi, ma I love shopping a New York di Sophie Kinsella si aggiudica questo premio. Non ho mai preso molto in considerazione la Kinsella e i suoi libri, ma credo che dal prossimo anno inizierò a recuperare questa lacuna. Ironico, divertente e pieno di humor, romantico al punto giusto: ecco gli ingredienti che mi hanno fatto amare questo libro, inaspettatamente.

8. Il libro da cui ti aspettavi moltissimo ma che ti ha deluso?
In Alice in Zombieland, come detto prima,  avevo riposto grandi speranze, tutte rimaste deluse. Peccato...

9. Il libro che hai comprato d'impulso, senza averlo mai sentito nominare?
Daniëlle Hermans e il suo libro L'ordine dei 15 è forse l'unico titolo di cui mi sono impossessata senza averne mai sentito parlare; non ho idea di come sia lo stile dell'autrice, ma la trama del libro mi ha incuriosita e quindi eccomi qui. Spero davvero di non rimanerne delusa!

10. Un libro super pubblicizzato che hai deciso di non leggere?
Inizialmente avevo deciso di leggerlo, spinta dalla marea di recensioni positive che leggevo sul blog. Lo avevo anche inserito in una mia whishlist, se non sbaglio; poi sono passate le settimane, ci ho riflettuto e mi sono detta che no, probabilmente non era proprio il libro adatto a me. Di chi sto parlando? De Il cuore selvatico del ginepro di Vanessa Roggeri. Al momento non ho in programma di leggerlo, ma chissà che un domani non mi torni la voglia di farlo.


Per i blogger:


1. La recensione più difficile da scrivere?
Altra domanda difficile, lo ammetto. Credo che la recensione di Tre volte all'alba sia fra quelle che mi sono risultate più difficili da scrivere, questo perché ho trovato complicato proprio il libro in sé. Ci ho impiegato un bel po' prima di riuscire a organizzare il discorso in modo tale che avesse un senso logico. Un'altra recensione difficile da scrivere è stata quella di Racconti di pioggia e di luna di Ueda Akinari: ero convintissima di voler recensire questo libro, eppure quando mi sono messa davanti al pc ho trovato la stesura del post estremamente difficile.

2. La recensione nata con estrema semplicità in pochi minuti?
Argh sempre più difficili, queste domande! Una recensione semplice, dunque... L'unica che mi viene in mente è quella de Lo Hobbit. Non so perché, ma scrivere quella recensione è stato abbastanza semplice: forse ero ispirata dal libro, o era un giorno propizio.

3. Il post più famoso e più commentato?
Il post con più visualizzazioni è stato quello del progetto Books, chocolate and... Friends! in cui parlavo di alcuni capitoli di Hunger Games, post fatto per un gruppo di lettura organizzato da Muriomu. Per quanto riguarda i commenti, non so come andare a controllare ma credo che il post più commentato sia uno di qualche tag che ho fatto, forse quello sulle copertine arcobaleno dei libri.


4. Il post a cui sei più legata?
Indubbiamente, il post a cui mi sento più legata è quello in cui ho descritto alcune mie riflessioni sulla vita. So che possono risultare banali, tuttavia è un genere di post che vorrei riuscire a scrivere più spesso: in un certo senso, sono i post in cui risulto più sincera, mi danno modo di mostrare davvero una parte di me che solitamente tendo a tenere nascosta. Quindi sì, quello è senza dubbio il post a cui sono più legata, anche per via del giorno in cui l'ho scritto.

5. Il mese più attivo?
Con i suoi 19 post, Settembre si aggiudica il titolo di mese più attivo. Era ovvio che fosse lui: è il mese in cui sono tornata a casa dopo le vacanze, in cui ho dato gli esami d'ammissione senza avere però ancora lezioni all'università: tanto tempo "morto" da dedicare al blog. Con l'inizio delle lezioni, la mia attività è drasticamente scesa. Ahime.

6. Il mese più "morto"?
 I mesi più morti sono stati Maggio e Luglio (in realtà, il più morto è Giugno, in cui non c'è neanche un post): avevo aperto il blog su Wordpress in un pomeriggio in cui non sapevo come occupare il tempo, poi lo avevo abbandonato. Quando poi ho scoperto Blogger (e i suoi blog ben più personalizzabili) mi sono subito trasferita su questa nuova piattaforma, portando però con me quei primi due post che avevo composto altrove. 

7. Un blog che hai iniziato a seguire un po' per caso e che ti ha sorpreso?
Brutta domanda. Qui c'è da ragionare. Credo che il blog di Lexie sia quello più calzante: l'ho iniziato a seguire perché è un blog nato quasi in contemporanea con il mio, e poi mi ci sono affezionata con il tempo. Anche se non ho la costanza di commentare (sono una pessima seguace, lo so) passo sempre a darci un'occhiata ogni volta che pubblica un nuovo post e non ne rimango mai delusa!

8. Un blog che ti hanno consigliato e che invece ti ha deluso?
Detto fra noi, sono agli inizi della mia vita da blogger e seguo così pochi blog, in generale, che rimanere delusa da qualcuno di questi sarebbe impossibile. Anche perché prima di iscrivermi, di solito, leggo e rileggo tutti i post più vecchi di ogni blog, quindi ogni mia iscrizione è fatta con cognizione di causa! Quindi nessun blog mi ha delusa, per ora.

Domanda finale per tutti:

Quali buoni propositi hai per il prossimo anno?
Adoro i buoni propositi che si fanno a fine anno! Quelli per il blog sono:
- riuscire a far crescere il blog (per la precisione, raggiungere i primi 100 followers)
- essere più puntuale nella pubblicazione dei post
- riuscire a far crescere la pagina Facebook del blog, facendola diventare un vero punto d'incontro fra lettori 
- migliorare lo stile delle mie recensioni
Ho cercato di limitare i buoni propositi, perché più se ne scrivono, più è difficile riuscire a realizzarne qualcuno!

Ebbene, eccoci giunti al termine di questo ultimo post dell'anno. Rispondere è stato abbastanza duro, lo ammetto, però sono molto soddisfatta di questo recap del 2013. Giunti a questo punto, non mi resta che augurarvi di trascorrere uno splendido Capodanno, e soprattutto di iniziare al meglio il 2014! Al prossimo anno ;)
 

martedì 10 dicembre 2013

Chi ben comincia #9

Buon pomeriggio, cari lettori, e benvenuti in questo nuovo appuntamento con la rubrica Chi ben comincia. Wow, sono quasi emozionata al pensiero che martedì prossimo potrò presentarvi la prima cifra tonda di questo appuntamento: ben dieci appuntamenti, i primi dieci... Che bello!
Al di là di questo, come va la vostra settimana? La mia procede in una strana quiete, come se ogni fibra del mio essere cercasse di ignorare il fatto che venerdì mi attende il primo esonero dell'anno (biochimica e fisica applicata...pessimo esame per iniziare) e il mondo cercasse di adeguarsi a ciò. Non credo riuscirò a ignorare ancora per molto l'ansia, comunque, anzi penso che nei prossimi post potreste trovarmi particolarmente impanicata. Odio la chimica, è una di quelle materie in cui più mi applico meno mi sembra di apprendere. E dire che mi ero ripromessa di non avere pregiudizi sulla materia! Eppure non è questione di pregiudizi: il mio cervello, dopo un tot di nozioni, si rifiuta di apprendere altre formule, composti e cose del genere


Fortuna che a tranquillizzarmi ci ha pensato, in questi giorni, il libro di cui oggi voglio presentarvi l'incipit. Un libro a cui mi sono avvicinata piena di pregiudizi ma che ha completamente spazzato via ogni mia remora dopo le prime dieci pagine, anche meno. Di cosa sto parlando? Scopritelo dopo aver letto le poche regole di questa rubrica, che Alessia (de Il profumo dei libri) mi ha concesso di adottare!

Le poche regole della rubrica:
- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
- Aspettate i commenti
I love shopping a New York (Shopaholic #2) di Sophie Kinsella

ENDWICH BANK
Fulham Branch
3 Fulham Rd
LONDRA SW6 9JH



Rebecca Bloomwood
4 Burney Rd, int. 2
Londra SW6 8FD

18 luglio 2000

Gentile signorina Bloomwood,
la ringrazio per la sua lettera del 15 luglio dalla quale apprendo con piacere che lei è cliente della Endiwich Bank da quasi cinque anni.
Sfortunatamente, al contrario di quanto da lei auspicato, la nostra banca non prevede un "Premio fedeltà quinquennale" né un condono del debito tipo "colpo di spugna". Convengo che sono entrambe ottime idee.
Sono però disposto a estendere il suo scoperto di conto di altre 500 £, portandolo così a 4000 £, e suggerisco di incontrarci entro breve per discutere delle sue attuali esigenze di credito.
Distinti saluti

Derek Smeath
Direttore


ENDWICH - LA BANCA SEMPRE AL TUO FIANCO
***
Questa è la pagina con cui si apre il libro, e sinceramente non potevo limitarvi a riportare solamente il testo vero e proprio, perché è proprio la parvenza di una lettera che rende l'inizio ancor più strano, dal mio punto di vista. Insomma, io non sono una fan del genere chick lit o quel che è, tuttavia ammetto che dopo questo inizio ho subito detto "ok, devo capirci di più". Secondo me fin da queste prime righe capiamo parte del carattere della protagonista, Rebecca Bloomwood, e semplicemente dalla risposta che il direttore della sua banca le fornisce in merito ad alcune sue particolari richieste.
Voi cosa ne pensate di questa serie? L'avete letta? Io ho finito proprio ieri il libro (in tre giorni, comprese le ore passate a studiare) e non vedo l'ora di concludere il Project Ten Books per poter comprare le altre opere della Kinsella! A proposito del progetto, ho già concluso tre libri e sono davvero orgogliosa di me stessa: me ne restano solo cinque - perché il mio Project Ten Books conta in realtà solo otto libri - e poi potrò tornare a fare un po' di shopping libroso! Bello bello bello!
Bene, direi che è tempo di concludere l'appuntamento con la rubrica, per oggi. A presto!

giovedì 5 dicembre 2013

What's next...? #5

Buonasera, cari lettori!
Anche oggi mi trovo a scrivervi con il favore delle tenebre, come ormai accade da qualche giorno a questa parte. No, non preoccupatevi: non sto diventando una specie di animale notturno, semplicemente in questi giorni trovo tempo da dedicare al blog solamente la sera, prettamente nell'orario pre- o post-cena. 
Oggi sono davvero stanchissima, anche se felice: sono riuscita ad andare a Più libri, più liberi, la fiera nazionale della piccola e media editoria che si svolge a Roma dal 5 all'8 Dicembre al Palazzo dei Congressi (zona Eur). Se abitate nella città eterna, vi consiglio di farci un salto. Gli eventi organizzati nel corso delle giornate di fiera sono molte e gli espositori sono di una gentilezza incredibile, sempre pronti a fornire chiarimenti o spiegazioni sui libri che espongono. Mi spiace solo non aver potuto comprare nulla, ma essendo sotto Project Ten Pen sono dovuta stare buona... Una vera tortura, insomma, quella a cui mi sono sottoposta oggi. Una prova di forza, quasi. 


Ed eccoci nuovamente qui, a sbirciare le anticipazioni di ciò che troverete prossimamente sul blog. Eh sì, torna l'appuntamento con la rubrica What's next...? e anche questa settimana lo sneek peak riguarda il mondo del cinema. Sono troppo felice di esser riuscita ad andare al cinema più spesso del solito, questo mese, e sono ancor più allegra di condividere con voi questa piccola anticipazione cinematografica. Di cosa si tratta? Della pellicola La ragazza di fuoco, secondo capitolo della saga degli Hunger Games. Senza perdermi ulteriormente in chiacchiere, ecco la trama e il trailer del film.




La trama
Katniss Everdeen torna a casa incolume dopo aver vinto la 74ª edizione degli Hunger Games, insieme al suo amico, il "tributo" Peeta Mellark. La vittoria però vuol dire cambiare vita e abbandonare familiari e amici, per intraprendere il giro dei distretti, il cosiddetto "Tour di Victor". Lungo la strada Katniss percepisce che la ribellione sta montando, ma che il Capitol cerca ancora a tutti i costi di mantenere il controllo proprio mentre il Presidente Snow sta preparando la 75ª edizione dei giochi (The Quarter Quell), una gara che potrebbe cambiare per sempre le sorti della nazione di Panem.




Ormai credo che tutti voi sappiate quanto io ami la saga della Collins, quindi non dovrebbe stupirvi il fatto che io sia fra quei tributi italiani che ha invaso le sale cinematografiche per bearsi della visione di questo secondo capitolo.
A causa dell'ora, non riesco a dir molto altro, quindi vi lascio semplicemente al trailer del film e vi invito caldamente a vederlo al cinema. Al prossimo post e buonanotte a tutti!

mercoledì 4 dicembre 2013

Chi ben comincia #8


Ed eccomi tornata, anche se solo per un post breve breve.
L'ho detto nel post precedente: oggi è la giornata dei recuperi, e quindi ho intenzione di recuperare anche il post trascurato ieri a causa della stanchezza post-giornata fuori casa. Si tratta del consueto appuntamento con la rubrica Chi ben comincia, ideata da Alessia (de Il profumo dei libri) e adottata un po' di tempo fa anche da questo spazio. Siccome ho già sproloquiato abbastanza nel post precedente, per una volta mi limiterò a ricordarvi le poche regole cui questa rubrica è legata per poi lasciarvi alla lettura dell'incipit che oggi ho scelto per voi.

Le poche regole della rubrica:
- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
- Aspettate i commenti
 
Il canto della rivolta (Hunger Games #3) di Suzanne Collins

Capitolo 1

Mi guardo le scarpe e osservo il sottile strato di cenere che si deposita sulla pelle logora. Qui è dove c'era il letto che dividevo con mia sorella Prim. Laggiù c'era il tavolo di cucina. I mattoni del camino, crollati in un mucchio carbonizzato, fanno da punto di riferimento per il resto della casa. Come potrei orientarmi altrimenti, in questo mare di grigio?
Non rimane quasi nulla del Distretto 12. Un mese fa, le bombe incendiarie di Capitol City hanno distrutto le misere casupole dei minatori di carbone del Giacimento, i negozi della città, persino il Palazzo di Giustizia. Solo la zona del Villaggio dei Vincitori è scampata all'incenerimento, non so bene per quale motivo. Forse perché chi è costretto a venire qui in rappresentanza per conto di Capitol City abbia un posto piacevole in cui stare. L'occasionale giornalista. Una commissione incaricata di valutare le condizioni delle miniere di carbone. Una squadra di Pacificatori in cerca di profughi che ritornano.
Ma non ritornerà nessuno, a parte me. E anch'io sono qui solo per una breve visita.
***
Sono caduta, di nuovo, nella spirale degli Hunger Games. Non che ne sia mai uscita, in effetti, ma in questo periodo, causa l'uscita del film nelle sale, sto nuovamente impazzendo dietro alla saga della Collins. Quello che vi ho presentato oggi è l'inizio del terzo e ultimo capitolo della trilogia degli Hunger Games, che detiene il mio record personale di lettura: meno di 24 ore. Cronologicamente, si presenta come il prosieguo naturale del secondo volume. Cosa ne pensate? Voi avete già letto tutta la trilogia o avete intenzione di farlo in futuro?
Ah, dimenticavo di dirvi che domani sarò alla fiera Più libri, più liberi (se volete saperne di più, cliccate qui) e affronterò una delle sfide più dure: riuscirò a tener fede al project ten books e a non comprare libri o cedero al demone dello shopping libresco? Vi saprò dire domani come andranno le cose!
Non ho altro da dire, mi sembra, se non che mentre voi starete leggendo questo post io mi troverò in palestra, impegnata a sudar via le calorie accumulate dopo la mangiata al McDonald's di ieri. Sempre che la funzione di pianificazione mi assista, questa volta!
Al prossimo post, cari lettori, e grazie per il supporto che continuate a darmi!

[Film] Thor - The Dark World


Buon pomeriggio!
Come procede questa prima settimana di Dicembre? La mia è divisa fra gli impegni universitari e lo studio in vista del primo esonero, che avverrà il 13 di questo stesso mese; non riesco ancora a capire se sono davvero calma o se si tratta solo di un qualcosa di apparente, che svanirà nel lasso di tempo che mi separa da questa prima prova, ma spero seriamente nella prima opzione. Sto provando a mettere in pratica ciò che mi è sempre stato detto dai miei genitori: qualche ora di studio, fin quando sento che riesco ad apprendere, intervallata a un po' di svago. Ed è per questo che non mi sono ancora chiusa in casa, ma che cerco di approfittare di tanto in tanto per uscire e divertirmi un po', allontanando anche solo per qualche ora lo spettro di Biochimica da me.
Oggi è la giornata dei recuperi. Lunedì, non cercherò scuse, non avevo alcuna voglia di scrivere: ho provato a creare il post per rispettare gli impegni ma le frasi uscivano a fatica e quindi ho preferito lasciar stare. Ieri, invece, sono andata al cinema con alcune amiche dell'università e la sera ero così stanca che non sono riuscita a concludere nulla. Senza ulteriori indugi, il film di cui oggi voglio parlarvi è Thor - The Dark World, una pellicola del 2013 diretta da Alan Taylor. Parliamone!

La trama: un anno dopo "The Avengers", Thor sta combattendo per salvare tutti i Nove Regni da un misterioso nemico, più antico dello stesso universo. Allo stesso tempo, una malvagia razza, gli elfi oscuri, guidata da Malekith, cerca vendetta contro Asgard e vuole trascinare l'universo nell'oscurità. Di fronte ad un nemico ben più potente di Odino e di Asgard, Thor dovrà riunirsi a Jane Foster e poi liberare suo fratello Loki e prepararsi a un viaggio molto rischioso.

Commenti vari&eventuali: come sempre, prima di iniziare la vera e propria recensione, vorrei contestualizzare un minimo la pellicola. Io non sono una fan di Thor: non mi piace nei fumetti, mi piace ancor meno nelle trasposizioni cinematografiche. Questo perché lo vedo troppo perfetto, troppo imbattibile: è un Dio, cavolo, è ovvio che nessuno possa far nulla per sconfiggerlo. Questa cosa toglie gran parte del pathos che può derivare da un film d'azione, perché tanto si sa che deve vincere. Per forza. Potreste ribattere che tutti i supereroi sono invincibili, e non posso negare che alla fine vincono sempre; tuttavia, in Thor più che in altri la cosa mi disturba. Premesso questo, devo ammettere che sono rimasta piacevolmente colpita dal film.
La trama del film è semplice e lineare, a tratti lenta, soprattutto nella parte iniziale. Non ci sono punti particolarmente toccanti, persino la morte di Frigga e il successivo funerale non posseggono uno spessore emotivo tale da riuscire a smuovere una qualche sorta di compassione nel pubblico. Tuttavia, con l'entrata in scena di Loki e del suo sarcasmo, ecco che la pellicola inizia a ingranare: la trama si fa più veloce, le scene più piacevoli. Continua a mancare un vero e proprio coinvolgimento emotivo, tuttavia i siparietti comici che ci vengono presentati smuovono almeno parzialmente la platea, riuscendo a suscitare qualche risata o quantomeno un sorrisetto divertito. Contribuiscono a questo umorismo di fondo le scene che riguardano il professor Selvig - volto già noto per chi ha visto "The Avengers" e il primo film dedicato a Thor, se non sbaglio - e Darcy e il suo Stagista, anche se a Loki spetta il primato delle battute. Questo, però, rimane pur sempre un film d'azione, e dunque presenta delle scene d'azione che sono, nel complesso, ben riuscite; le definirei spettacolari al punto giusto, ma mai epiche. Anche in questo caso, non riescono a coinvolgere come dovrebbero, ma quantomeno sono belle da vedere. Nella seconda parte del film, come dicevo, il ritmo si fa più incalzante e si arriva a un finale mozzafiato che lascia chiaramente intendere un prosieguo nella saga di Thor. Mi raccomando, però: non abbandonate le poltroncine del cinema appena partono i titoli di coda! Come tutti gli appassionati dei film Marvel sanno, ogni pellicola presenta sempre un collegamento, un'anticipazione, con la pellicola seguente, e Thor - The Dark World non si stacca da questa tradizione: sono presenti infatti due scene finali, una che ci mostra uno degli abitanti di uno dei Nove Mondi inavvertitamente rimasto sulla Terra dopo l'interruzione del collegamento e l'altra che crea il consueto ponte di collegamento con il prossimo capitolo della saga di Thor. E da quello che ho visto, credo che sarà molto interessante!
Azzeccatissima la scelta dei colori e delle luci, che sottolineano in maniera netta la differenza fra i mondi in cui si svolge la storia, in particolare fra Asgard e la Terra. Se infatti il primo presenta scenari fiabeschi, palazzi dorati e vie dai colori iridescenti, quando la scena si sposta a Londra ecco che le luci si fanno più cupe e i colori virano verso le tonalità più fredde mentre la città inglese ci accoglie in tutto il suo magnificente grigiore. Lo scenario di Asgard, avvolto da una luce quasi onirica, ricorda in tutto la mitologia norrena, a cui dopotutto si rifanno Thor e il suo mondo, e i dettagli sono stati ben curati, a mio avviso, anche dal punto di vista dei costumi. Unica nota a sfavore dei costumisti: gli Elfi Oscuri. Li avrei preferiti meno simili ai cloni di Star Wars, a cui le divise si ispirano fin troppo per i miei gusti, e dotati di qualche peculiarità in più. Non sono fra i nemici riusciti meglio, ecco.
Parlando dei personaggi, ho trovato uno scarso approfondimento psicologico in alcuni di loro, per non dire in quasi tutti. Io so che questo è un film d'intrattenimento, e che quindi non devo aspettarmi monologhi interiori o cose di questo tipo, e di fatti non ricerco un genere di approfondimento tale. Tuttavia, i personaggi presentati in questa pellicola risultano scialbi e privi di peculiarità che possano renderli interessanti agli occhi di chi, come me, è un profano. Su Thor ho già detto abbastanza precedentemente: basti sapere che neanche la scena in cui Chris Hemsworth si mostra a torso nudo è riuscita a farmi cambiare idea sulla banalità del personaggio. Jane Foster (Natalie Portman) fa più danni che altro, ed è il classico co-protagonista femminile dalla scarsa utilità, decisamente stereotipato. Neanche Anthony Hopkins nei panni di Odino riesce a dare uno spessore alla pellicola o al ruolo, ma ho apprezzato l'analisi del rapporto che lo lega alla moglie Frigga. A maggior ragione, però, ho trovato troppo composta, quasi fredda, la reazione di quest'ultimo quando apprende della morte della moglie. Per non parlare di Malekith (Christopher Eccleston), colui che dovrebbe costituire la nemesi di Thor e dei Nove Mondi in questa pellicola: un personaggio abbandonato a se stesso, privo di una qualsiasi analisi interiore o di un approfondimento che avrebbe potuto renderlo un eccellente cattivo. Persino le motivazioni che ne muovono gli atti sono scarne e possono essere ridotte nell'abusatissimo voglio controllare tutto l'universo. Un discorso a parte va fatto per il personaggio di Loki, interpretato da Tom Hiddleston in maniera magistrale: sarcastico, ironico, pungente, costui è per me l'unico personaggio ben riuscito di tutto il film. Incredibilmente toccante l'attimo in cui si mostra in tutta la sua decadenza all'indomani della morte della madre adottiva, l'unica a cui si sentiva legato, l'unica che lo abbia amato realmente. Loki è l'unico personaggio che presenta un minimo di introspezione, l'unico che si solleva dal piattume generale in cui sono caduti gli altri personaggi. Non so se ciò sia dovuto all'attore che lo interpreta o semplicemente al personaggio stesso, che di certo presenta un carattere e una psiche ben più complessi di quelli del muscoloso fratellastro Thor, ma la pellicola merita di esser vista solamente per Loki.
Dopo tutta questa chiacchierata, forse vi starete domandando se io non abbia sbagliato quando ho scritto che la pellicola mi ha piacevolmente sorpresa. E io vi rispondo che no, non mi sono sbagliata, e che sì, questo film merita di essere visto. Perché, al di là di Loki, vi domanderete voi? Thor - The Dark World è un film cinematografico, nel senso stretto del termine: è una di quelle pellicole che vanno gustate al cinema mentre si sgranocchiano dei pop-corn in compagnia di qualche amico. Non è un film che fa riflettere, ma è un film che riesce nell'intento di intrattenere il proprio pubblico, soprattutto nella sua seconda metà. Ho apprezzato il modo in cui il nuovo regista ha cercato di avvicinare l'eroe norreno a quella fetta di pubblico che non lo conosceva, o che come me non lo sopportava: a questo servono le scenette comiche inserite nel film, secondo me, a rendere più umano un personaggio che invece non lo è, e che è sempre apparso ben distante da tutto ciò che potremmo definire "comune". E così un Thor che prende la metropolitana suscita un sorriso: un Dio invincibile costretto a stiparsi in un vagone della metro, il confronto fra l'incredibile e il comune.

Note: la pellicola è uscita nelle sale italiane il 20 Novembre 2013, dopo un'anteprima presentata nel corso del Lucca Comics&Games, e attualmente si trova ancora in programmazione. Thor - The Dark World è stato distribuito sia in 2D che in 3D: personalmente ho visto il film in 2D e secondo me può bastare così. Non so, infatti, quanto il 3D possa funzionare con questa pellicola. Il film ha una durata di 112 minuti.
Bene, anche oggi sono arrivata alla fine della recensione, che spero possa essere chiara e comprensibile; fatemi sapere se avete visto il film o se volete vederlo prima che esca dalle sale, sono davvero curiosa di capire se sono io che parto prevenuta con Thor o se qualcuno condivide con me quest'opinione. 
Vi lascio il trailer italiano della pellicola, se volete dargli un'occhiata... Al prossimo post!

lunedì 2 dicembre 2013

Monthly Recap #November


Buonasera e benvenuti in un post che in realtà doveva uscire ieri.
Se il buongiorno si vede dal mattino, questo mese che inizia con un post in ritardo non promette bene, eh? Non ho giustificazioni, semplicemente ieri non mi veniva nulla da scrivere nell'introduzione e quindi ho rimandato, rimandato, rimandato...fino a che non è passato un giorno. Ho giusto qualche minuto prima della cena e improvvisamente so cosa scrivere, anche se alla fine usciranno le solite banalità, lo so già. Comunque, è iniziato Dicembre, che è forse uno dei miei mesi preferiti. Perché? Perché c'è il Natale, e io adoro il Natale! Credo di poter affermare che sia il mio periodo dell'anno preferito, senza ombra di dubbio. Adoro addobbare casa assieme alla mia famiglia, i preparativi per il cenone, per non parlare della ricerca del regalo perfetto per ciascun parente e familiare. Insomma, sono davvero felice che sia arrivato Dicembre!
Come ogni inizio del mese, vi presento il Monthly Recap, in cui elenco - con gran soddisfazione mia - i post che sono riuscita a sfornare il mese precedente. Lo so, lo so: anche a Novembre non mi sono data da fare. Prendetevela con l'università! Comunque, vi lascio al post, ci rileggiamo alla fine!

Le Rubriche
Chi ben comincia
#1 - La ragazza di fuoco (Hunger Games #2) di Suzanne Collins

What's next...?

Random Post

Ho partecipato al progetto Books, Chocolate and...Friends indetto dal blog di Murimu: abbiamo letto il primo volume della saga "Hunger Games" e ne abbiamo discusso su diversi blog. Io mi sono occupata di parlare dei capitoli dal 15 al 21. Inoltre, per smaltire un po' di libri non letti, ho iniziato il Project Ten Books.

Le Recensioni
I Libri
#1 - Alice in Zombieland di Gena Showalter
#2 - Inferno di Dan Brown

I Telefilm
#1 - The Walking Dead (seconda stagione)

Cosa ho letto/visto in questo mese?
In questo mese, spinta soprattutto dal Project Ten Books, sono riuscita a leggere più di quanto credessi - finalmente -. Innanzitutto ho concluso Alice in Zombieland e Inferno, di cui trovate le impressioni già pubblicate nei giorni scorsi; ho inoltre iniziato e concluso La verità sul caso Harry Quebert - mamma mia, cosa non è quel libro - e non vedo l'ora di potervene parlare! Prossimamente leggerete tutti i miei pensieri riguardo questo romanzo. Guidata dal demone della lettura, ho iniziato, e quasi concluso, I racconti del mistero di Edgar Allan Poe: una lettura che desideravo fare da molto tempo e che in queste mattine allieta i miei spostamenti sui mezzi pubblici.
Anche Novembre sarebbe stato un mese senza cinema se non fosse che, con un colpo di coda, proprio sabato scorso mi sono recata a vedere Thor - The Dark World assieme a un gruppo di amici, segnando il mio ritorno in sala. Sono davvero soddisfatta della cosa!
Per quanto riguarda le serie tv, non ci sono state sostanziali modifiche, a parte il fatto che The Walking Dead è arrivato al fatidico finale di metà stagione e io non ero psicologicamente pronta per vederlo... Tornerà a febbraio, quindi mi attendono lunghi mesi di sofferenza... No ok, troppo tragica, però ammetto di non sopportare il finale di metà stagione, in ogni serie.

I buoni propositi per il prossimo mese
#1 - Essere più puntuale nella pubblicazione dei post
#2 - Creare delle immagini con cui aprire le rubriche
#3 - Leggere di più
#4 - Seguire l'Halloween Bookish Month organizzato da Frannie
#5 - Andare al cinema più spesso
#6 - Visitare il Festival Internazionale del Cinema di Roma
#7 - Creare una grafica natalizia
#8 - Far crescere il blog

Bene, credo che non ci sia altro da dire. Anche per questo mese il Monthly Recap finisce qui, con gran soddisfazione mia nel vedere che nonostante la disastrosa incostanza nella pubblicazione qualcosa di buono l'ho fatto. Prometto di continuare a impegnarmi per far crescere questo mio spazietto virtuale, perché alla fine ci tengo più di quanto credessi. E voi? Siete emozionati per l'ingresso nel nuovo mese? Ditemi che non sono l'unica ad attendere il Natale in maniera spasmodica! Io non vedo l'ora di fare l'albero e il presepe!
Come sempre, ringrazio tutti coloro che continuano a seguirmi e a sostenermi. Se vi siete persi qualche recensione, sentitevi liberi di rimettervi a pari. Al prossimo post!

venerdì 29 novembre 2013

[Libri] Inferno

 

Buon pomeriggio, e bentornati sul mio blog.
Finalmente, dopo settimane di post fatti in giorni random, riesco a rispettare la programmazione che mi sono imposta tempo fa e a pubblicare ogni recensione nel giorno giusto (a parte quella dei film, ma in mancanza di film recenti ho preferito saltare quell'appuntamento). Sono stracontenta di essere riuscita a riprendere in mano questo blog! Potrà sembrare strano, ma riuscire a ritagliarmi una mezzoretta da dedicare tutta alla composizione di un nuovo post mi rilassa e mi da modo di ricaricare le pile dopo aver studiato qualche materia universitaria. Ora, ad esempio, ho messo un attimo in pausa il libro di biochimica per potermi dedicare per qualche minuto solamente a questo post!
Come (spero) avrete notato, sono finalmente riuscita a modificare la grafica, rendendola meno Halloween-osa e più adatta all'inverno; ho scelto infatti un nordic pattern che mi ricorda i caldi maglioni di lana che in questo periodo si vedono ovunque, è una fantasia che adoro e che trovo particolarmente adatta al clima rigido di questi giorni. La grafica è semplice, ma sono ancora alle prime armi con l'utilizzo dei programmi di grafica e per adesso sono abbastanza soddisfatta del risultato che ho ottenuto; mi piace soprattutto l'abbinamento di colori, il rosso cupo e il grigio credo stiano molto bene insieme!
Ok, dopo aver sproloquiato come sempre, meglio passare alla recensione del libro di oggi.
Chi fra voi segue questo blog dai suoi inizi ricorderà che nella colonna a lato, per mesi, ci fu un volto arcigno a fissarlo ogni volta che entrava; quel volto era, naturalmente, quello di Dante Alighieri come rappresentato in uno dei suoi più famosi ritratti, con tanto di cuffietta rossa e corona d'alloro. Il volto campeggiava sulla copertina dell'ultimo libro di Dan Brown, "Inferno", ed è proprio di questo romanzo che oggi voglio parlarvi; l'ho concluso almeno tre settimane fa, tuttavia non sono riuscita a esprimere prima i miei pensieri a riguardo per via della pausa che mi sono presa dal blog. Quindi, senza ulteriori indugi, parliamone!

La trama: non è affatto sorprendente che lo studioso di simbologia Robert Langdon sia un esperto di Dante, anzi. E' naturale che al poeta fiorentino e alla visionarietà con cui tradusse in forme solenni e oscure le temperie della sua epoca tormentata il professore americano abbia dedicato studi e corsi universitari ad Harvard. E quindi è normale che a Firenze Robert Langdon sia di casa, che il David e piazza della Signoria, il giardino di Boboli e Palazzo Vecchio siano per lui uno sfondo familiare, una costellazione culturale e affettiva ben fiversa dal palcoscenico turistico percorso in tutti i sensi di marcia da legioni di visitatori. Ma ore è tutto diverso, non c'è niente di normale, nulla che possa rievocare una dolce abitudine. Questa volta è un incubo e la sua conoscenza della città fin nei labirinte delle stradine, dei corridoi dei palazzi, dei passaggi segretipuò aiutarlo a salvarsi la vita. Il Robert Langdon che si sveglia in una stanza d'ospedale, stordito, sedato, ferito alla testa, gli abiti insanguinati su una sedia, ricorda infatti a stento il proprio nome, non capisce come sia arrivato a Firenze, chi abia tentato di ucciderlo e perché i suoi inseguitori non sembrino affatto intenzionati a mollare il colpo. Barcollante, la mente invasa da apparizioni mostruose che ricordano la Morte Nera che flagellò l'Europa medievale e simboli criptici connessi alla prima cantica del Divino poema, le labbra capaci di articolare, nel delirio dell'anestetico, soltanto un incongruo "very sorry", il professore deve scappare. E, aiutato soltanto dalla giovane Sienna Brooks, soccorrevole ma misteriosa come troppe persone e cose intorno a lui, deve scappare da tutti. Comincia una caccia all'uomo in cui schieramenti avversi si potrebbero ritrovare dalla stessa parte, in cui niente è quel che sembra: un organizzazione chiamata Consortium è ambigua tanto quanto un movimento detto Transumanesimo e uno scienziato come Bertrand Zobrist può elaborare teorie che oscillano tra utopia e aberrazione.

Commenti vari&eventuali: inizio dicendo che ho atteso a lungo questo libro e l'ho desiderato dal momento in cui è comparso in libreria. Grazie al sopraggiungere del mio compleanno ne sono entrata in possesso, e quasi subito mi sono immersa nelle due pagine, desiderosa di affiancare ancora una volta Robert Langdon nelle sue investigazioni fra simboli e leggende. Sono, infatti, una grandissima fan degli scritti di Dan Brown in generale - badate bene: sono romanzi e come tali vanno presi, non li considero delle piccole Bibbie o qualcosa di simile - e dunque non potevo lasciarmi sfuggire questo nuovo capitolo della saga.
La prima parte del libro, tuttavia, ha frenato completamente il mio entusiasmo. Inferno, infatti, è uno di quei libri che fa fatica a decollare e che richiede uno sforzo incredibile al lettore per superare i primi capitoli. La lettura, forse perché interrotta da fin troppe speculazioni che ne rallentano il ritmo, risulta faticosa per il primo centinaio di pagine, almeno, forse qualcosa in più; non accadono eventi che riescono a far appassionare e, soprattutto, il continuo passaggio da una situazione all'altra in ogni capitolo rende la trama frammentaria e di difficile comprensione. Poi, raggiunta faticosamente la cima di questi primi capitoli, ecco che inizia una lunga e piacevole discesa: il ritmo del libro si fa serrato, gli eventi iniziano a farsi interessanti perché finalmente la trama entra nel vivo e inizia a fornire i primi tasselli del suo puzzle di indovinelli. Lo stile di Dan Brown è piacevolmente scorrevole, immediato, caratterizzato da lunghe digressioni sull'arte o, in generale, sui luoghi visitati dai suoi protagonisti; personalmente adoro questo genere di approccio, perché sono una di quelle persone che quando legge cerca di immaginare con precisione ciò che i personaggi vedono, per partecipare attivamente allo svolgersi della trama. Allo stesso tempo, mi rendo conto di come la narrazione ne possa risultare appesantita, in alcuni punti. Non ho particolarmente apprezzato il modo in cui i capitoli sono stati disposti: ciascuno, a rotazione, racconta le vicende che coinvolgono un diverso gruppo di personaggi, mettendo momentaneamente in pausa tutti gli altri. Seppur questa scelta consenta di avere una visione globale di ciò che accade, al tempo stesso la trovo troppo frammentaria, troppo cinematografica - l'impressione, infatti, è quella di vedere un film in cui, ogni tot minuti, la scena si sposta in altri luoghi -.
Dove ci porta, questa volta, Dan Brown? Con Inferno, Robert Langdon torna a visitare l'Italia, accompagnando il lettore nell'esplorazione di Firenze e Venezia, ma non solo! Se c'è una cosa che ho sempre amato dei libri di Dan Brown è proprio la possibilità che questi forniscono di scoprire luoghi e città mai visitati; l'autore tende infatti a descrivere minuziosamente i dettagli dei luoghi che esplorano i suoi personaggi, coinvolgendo quindi il lettore in un viaggio alla scoperta di opere d'arte e monumenti. Fin dai tempi de "Il codice Da Vinci" ho adorato questo lato istruttivo - termine che va usato con molta cautela, se non si vuole essere additati come i classici fanatici che credono alle sue teorie del complotto - delle opere di questo scrittore: è stato grazie a lui se mi sono appassionata ancor di più alla storia dell'arte, grazie alle sue opere ho scoperto opere come "La vergine delle rocce"o "L'estasi di santa Teresa". Di Firenze, Dan Brown ci mostra però solo un lato, quello magari meno turistico o riservato solo a un pubblico di veri appassionati: ci mostra la Firenze di Dante Alighieri. Luoghi che hanno visto crescere il Poeta, luoghi che in un modo o nell'altro ne hanno influenzato l'estro creativo. La vivida descrizione
Per quanto riguarda i personaggi, pochi sono quelli degni di nota. Robert Langdon, ormai, è più che noto agli appassionati della serie: lui e il suo orologio di Topolino si ritrovano sempre in mezzo a qualche situazione più grande di loro, e la memoria eidetica del professore non viene scalfita neanche dall'amnesia da cui è colpito in "Inferno". Nulla da dire anche sulla protagonista femminile di turno, Sienna Brooks: ogni capitolo della saga di Langdon presenta un elemento femminile alleato al protagonista, irrimediabilmente più giovane del professore stesso, con cui il protagonista sviluppa un rapporto di affetto molto profondo, che a volte sfocia in amore. Non è questo il caso, qui ci si mantiene sull'amicizia, ma è incredibile come non vengano mai menzionate le protagoniste femminili precedenti. La caratterizzazione dei personaggi richiederebbe qualche approfondimento maggiore, seppur ci sia di base un buono studio della psiche. Fra i personaggi degni di nota, mi sento di menzionare proprio il villain della situazione: Bertrand Zobrist, il Transumanista che vuole cambiare il mondo. Un geniale genetista che mette il proprio cervello al servizio del mondo, in un modo tutto particolare.
Inferno ci permette di riflettere sul mondo e sul futuro che l'umanità può avere, pur presentandoci modelli estremi e teorie esageratamente catastrofiche. Che la Terra stia cominciando a non sopportare più il peso dell'umanità è un dato di fatto, ma l'uomo può - e deve - fare ancora qualcosa per cercare di rimediare; certo non mi riferisco alla soluzione estrema che ci presenta il romanzo, perché personalmente sono convinta che il male del mondo sia semplicemente l'egoismo. Per egoismo abbiamo sfruttato il pianeta, lo abbiamo inquinato senza preoccuparci di ciò che i posteri avrebbero potuto trovare. Per egoismo e per seguire quel dio Denaro che sembra aver spodestato qualsiasi altro valore; badate bene, il mio non è un discorso di stampo moralistico, ma si tratta di semplici considerazioni. Immaginiamo che per una volta l'uomo ragionasse in funzione dell'altro e non di se stesso, che smettesse di esser pronto a tutto per inseguire la ricchezza e la fama: cosa accadrebbe? Forse, semplicemente, otterremmo risultati persino migliori di quelli calcolati dalla fredda mente di Zobrist.

Note: ammetto di non essere riuscita a recensire in maniera scorrevole questo romanzo, forse proprio perché le cose che volevo dire erano troppe e il tempo a mia disposizione troppo poco. Mi scuso per l'eventuale pesantezza delle considerazioni finali, ma non potevo esimermi dal farle e anzi mi piacerebbe capire cosa ne pensate voi, quali sono le vostre idee. In conclusione, "Inferno" è un libro che consiglio di leggere ma di prendere, appunto, solo come un libro. Il mondo non ha bisogno di terrorismo o di fanatismo, e credo che l'intento di Dan Brown fosse quello di portare i propri lettori a porsi delle domande sulla situazione odierna, piuttosto che quello di fornire una sorta di soluzione definitiva al problema.

Anche oggi sono riuscita ad arrivare alla fine di questa recensione, che mi ha impegnata più di quanto credessi; come sempre, sono curiosa di sapere le vostre opinioni su questo libro. Lo leggerete o lo avete già letto? Vi è piaciuto? A chi lo ha appena iniziato o ha intenzione di farlo, suggerisco solo di non lasciarsi demoralizzare dalle prime pagine, perché poi il libro merita di essere letto e giungerete alla sua fine prima ancora di rendervene conto!
Adesso fuggo a prepararmi per la palestra, ho proprio bisogno di faticare un po'! Al prossimo post e buon weekend a tutti!

What's next...? #4

Buongiorno a tutti!
Oggi finalmente non sono dovuta andare all'università: adoro poter avere un weekend lungo, mi serve per ricaricarmi dopo la fatica della settimana! Mi scuso però per non aver pubblicato ieri questo post, ma per una volta non è colpa mia: sapendo che avrei passato la giornata principalmente lontana da casa, avevo programmato il post in modo tale che uscisse nel pomeriggio di ieri. Invece di cliccare su pubblica dopo aver programmato la funzione di pianificazione, però, ho cliccato semplicemente su salva e quindi...niente pubblicazione pianificata! Me ne sono resa conto ieri sera, ma fra una cosa e l'altra ho preferito lasciar correre e rimettermi a pubblicare oggi. Quindi eccomi qui, ho cambiato l'incipit del post per forza di cose ma per il resto è rimasto tutto uguale.


Oggi abbiamo il grande ritorno di una delle mie rubriche, ovvero il What's next...?, rubrica in cui vi mostro dei piccoli sneak peek sulle prossime recensioni che troverete nel blog; dato che negli ultimi mesi ho un po'  trascurato il cinema, è proprio a lui che voglio dedicare la ripresa di questo spazio. Come? Parlandovi del film che, a meno di improvvisi cambi di programma, andrò a vedere questo sabato. Si tratta di Thor - The Dark World. Senza ulteriori indugi, vi lascio la trama della pellicola e...ci rileggiamo fra poco!




 La trama
Un anno dopo "The Avengers", Thor sta combattendo per salvare tutti i Nove Regni da un misterioso nemico, più antico dello stesso universo. Allo stesso tempo, una malvagia razza, gli elfi oscuri, guidata da Malekith, cerca vendetta contro Asgard e vuole trascinare l'universo nell'oscurità. Di fronte ad un nemico ben più potente di Odino e di Asgard, Thor dovrà riunirsi a Jane Foster e poi liberare suo fratello Loki e prepararsi a un viaggio molto rischioso.







Prima di lasciarvi al trailer, vorrei fare una piccola premessa: fra tutti gli Avengers, Thor è quello che mi piace di meno. Non so per quale motivo, ma personalmente non è uno degli eroi che preferisco, anzi ad esser sincera è forse quello che mi piace di meno: lo vedo troppo perfetto, per i miei gusti. Quindi ammetto di aver visto la prima pellicola a lui dedicata solamente per caso, e ho vagamente rivalutato la sua figura solo dopo il film The Avengers, anche se continuo a essere incerta sul mio indice di gradimento nei suoi riguardi. Tuttavia, ho visto il trailer e adoro Loki, credo che Tom Hiddleston lo incarni alla perfezione e quindi vedrò volentieri questo film principalmente per la sua presenza! A parte ciò, sono felice di poter passare il classico sabato sera al cinema, quindi al di là della pellicola so che sarà una serata molto piacevole. Ovviamente, troverete la recensione del film lunedì prossimo, quando riprenderò attivamente a recensire anche questo genere! 
Adesso è tempo di lasciarvi al trailer del film. Fatemi sapere cosa ne pensate: andrete a vederlo? Lo avete già visto? Commenti a riguardo? Insomma, ditemi pure le vostre impressioni, sono davvero curiosa di leggerle. Con questo vi saluto e vi do appuntamento al prossimo post!

mercoledì 27 novembre 2013

[Telefilm] The Walking Dead (season 2)

 

Buon pomeriggio, cari lettori, e benvenuti in un nuovo post!
Credo sia quasi un mesetto che non recensisco qualche serie tv, un po' perché ultimamente non ne ho finita neanche una, un po' per via della lunga pausa che mi sono presa e che è terminata proprio ieri; non so, sto seriamente pensando di rendere l'appuntamento con i telefilm bisettimanale, in modo tale da non esaurire subito la mia scorta! Eh sì perché mentre posso decidere io quando vedere un film o quante pagine al giorno leggere di un libro, l'uscita degli episodi e la loro successiva visione è legata a terzi: se consideriamo che esce un episodio a settimana, e che di solito una serie tv ha circa una ventina di episodi, comprenderete con me che ci vuole un bel po' prima di riuscire a recensire un nuovo telefilm. Comunque, per adesso cerco di mantenere l'appuntamento settimanale, vediamo come va.
Anche oggi il freddo non da tregua alla mia città, e stamattina, complice la mia completa intolleranza ai climi rigidi, sembravo pronta per esplorare l'Artide: canottiera, maglia, maglione, piumone, cappello, sciarpa, guanti, pantaloni, calzini lunghi e stivali. Praticamente ho quasi raddoppiato il mio volume consueto pur di conservare un po' di calore corporeo. Sfortunatamente, il freddo ha comunque vinto, soprattutto in facoltà: come ci si può dimenticare di accendere i termosifoni? Ma la cosa peggiore è che il cielo è completamente bianco, sembra quasi un cielo da neve, e considerando che qui nevica molto raramente (e con effetti drammatici sulla viabilità) sono leggermente preoccupata da cosa possa succedere. Anche voi siete perseguitati dal freddo? Ho bisogno di un po' di solidarietà!
Veniamo al dunque: la recensione di oggi.
Settimane fa, quando era ancora tempo di Halloween (piccolo inciso: lo so, la grafica è ancora quella di Halloween, ma cambierà presto, promesso) pubblicai i miei pensieri riguardo la prima stagione di The Walking Dead; siccome sono una grande fan dell'universo creato da Robert Kirkman, ho deciso di proseguire il filone delle recensioni riguardanti il mondo post-apocalittico in cui si svolgono le vicende della serie. Ecco a voi, quindi, i miei pensieri sulla seconda stagione di The Walking Dead. Ormai lo sapete, mi piace dirlo: parliamone!

La trama: la lotta per la sopravvivenza continua. Dopo aver abbandonato Atlanta, il gruppo di Rick decide di recarsi verso Fort Benning ma rimane intrappolato dalle auto abbandonate e subisce il passaggio di una mandria di zombie; Sophia, per sfuggire ad alcuni di questi abomini, si inoltra nel bosco, seguita immediatamente da Rick che, attirati i due zombie su di sé, dice alla bambina di tornare verso la strada. Tuttavia, al termine del passaggio della mandria, la bambina risulta scomparsa. Inoltre, durante le ricerche nel bosco, Carl viene ferito da un colpo d'arma da fuoco e trasportato nella fattoria di Hershel Greene. In quel luogo isolato, il gruppo sembra trovare il suo paradiso. Un'occasione per ricominciare a vivere normalmente. Ma esiste ancora normalità in un mondo in cui i morti si stanno sostituendo ai vivi?

Commenti vari&eventuali: quando riuscii a riprendermi dallo shock della fine della prima stagione, scoprii che in Italia era stata trasmessa anche una seconda stagione. Mai scoperta fu più apprezzata. Fomentata com'ero dal finale dei primi sei episodi, non potevo attendere altro tempo prima di immergermi nuovamente nell'apocalisse zombie.
La seconda stagione di The Walking Dead inizia, cronologicamente parlando, a ridosso del finale della prima; è lo stesso Rick a farci un riassunto di ciò che è avvenuto in precedenza, e lo fa parlando tramite il walkie-talkie e sperando che Morgan possa sentirlo per raggiungerlo. Un inizio di stagione spettacolare, ma che fa da preludio a un'improvvisa frenata. Anzi, direi proprio a un'inchiodata. Da quando il gruppo si trasferisce nella fattoria dei Greene, il ritmo della narrazione cambia: il posto è sicuro, gli zombie appaiono di rado, e gli episodi centrali sono un susseguirsi di situazioni di vita quotidiana. Viene mostrata l'umanità che cerca di andare avanti, nonostante tutto, e di riprendere i ritmi consueti. Certo, non mancano le tensioni all'interno del gruppo, prime fra tutte quelle causate dal triangolo Shane-Lori-Rick, così come non manca il mistero: che fine ha fatto Sophia? Per la prima metà della stagione, le ricerche della bambina proseguono e mi sento di dire, in tutta onestà, che sono fra i punti migliori. Gli unici, quantomeno, in cui troviamo un po' d'azione. Il tutto, ovviamente, fino al finale di metà stagione (episodio 7 della serie). Introdotto proprio in questa stagione, il finale di metà stagione segna, solitamente, un punto di svolta nella narrazione: il cambiamento fra prima e dopo è totale. Un cambiamento in positivo, dal mio punto di vista. Si torna ai ritmi di narrazione serrati, si torna a temere che i propri beniamini possano fare una brutta fine ogni volta che girano dietro un angolo: insomma, torna The Walking Dead. Gli episodi cominciano a susseguirsi in un crescendo d'azione e di tensione, portando con loro una carica emotiva che era mancata nella prima stagione - se si esclude, forse, l'ultimo episodio - e che culmina in maniera magistrale nel finale di stagione.
In questa nuova stagione facciamo conoscenza con nuovi personaggi, principalmente Hershel Greene e la sua famiglia, ed entriamo in contatto con una mentalità completamente differente da quella che lo show ci ha abituati a vedere: Hershel è un uomo anziano, un veterinario, un uomo profondamente di fede. Forse, è l'unico personaggio che conserva ancora la speranza. La speranza che tutto torni come prima, che venga scoperta una cura. Perché per lui gli zombie non sono dei morti che camminano, no: per lui sono semplicemente delle persone malate, e come tali vanno trattate. Malate, sì, ma soprattutto persone. Questo è forse uno degli spunti di riflessione più profondi che vengano suggeriti nel corso della serie tv: gli zombie sono ancora considerabili delle persone a tutti gli effetti? Su questa riflessione il gruppo inizia a spaccarsi, e forse anche il pubblico potrebbe trovarsi spiazzato se volesse provare a confutare l'una o l'altra visione: entrambi i punti di vista sono validi, uno basato sulla sopravvivenza, l'altro sull'umanità. Si può ancora parlare di umanità? A mio avviso, in questa stagione il gruppo di sopravvissuti inizia a perdere la propria umanità in maniera irrimediabile: piccole avvisaglie di una mentalità che cambia, che inizia a basarsi sul principio del mors tua, vita mea. Proprio l'introduzione di questi nuovi personaggi, con il loro vissuto - Hershel e la sua famiglia non se la sono passata male come il gruppo di Rick, sono rimasti uniti pur avendo subito delle perdite, hanno una fattoria e si trovano in un luogo relativamente tranquillo - e la loro spiritualità, consente allo spettatore di scoprire nuove pieghe nella personalità dei personaggi che ha conosciuto nella prima stagione. Alcuni più di altri appaiono corrotti dalla violenza in cui gli zombie hanno fatto precipitare il mondo, ma la vera domanda è: sbagliano davvero così tanto? Personalmente, mi sono trovata perfettamente d'accordo su alcuni ragionamenti di Shane, che è forse fra i personaggi più odiati di tutta la stagione. Eppure, a ben pensarci, mi sono sentita molto più partecipe al suo genere di ragionamento che a quello di Rick, che in questa serie appare, per buona parte, di un buonismo esagerato e a tratti irreale. Certo, sul finale anche lui mostra i primi segni del decadimento della sua umanità, anzi è forse il personaggio che ne mostra di più, tuttavia in lui il cambiamento avviene in maniera repentina, come se per tutta la durata della serie non avesse fatto altro che nascondere la sua vera personalità. In tutto questo, il personaggio di Lori è stato quello che ho detestato maggiormente: vera causa dei rapporti tesi fra i due ex-amici Shane e Rick, raggiunge in questa stagione il massimo dell'idiozia con il suo modo di agire e le sue reazioni sconsiderate.
La seconda stagione di The Walking Dead riesce ad eguagliare i livelli di pathos e di mistero della stagione precedente, senza tuttavia incorrere nel rischio di replicarne delle situazioni. Lo show si mostra sempre nuovo agli occhi dello spettatore, con nuove ambientazioni, nuovi personaggi e nuove situazioni. Gli zombie smettono di cercare di sfondare le vetrine con dei sassi e si tramutano in qualcosa di più complesso e, al tempo stesso, di più morto. Il livello del trucco è spettacolare, nulla a che vedere, a parer mio, con quello della prima stagione. E poi scopriamo un livello di organizzazione - possiamo parlare di socializzazione per qualcosa di morto? - ben diverso da quello visto precedentemente: le mandrie di zombie. Certo, anche ad Atlanta abbiamo assistito all'incredibile marea in putrefazione che si riversa nelle vie della città attratta da Rick e dal suo cavallo, tuttavia lì ci trovavamo in una metropoli in cui per forza di cose c'era un'alta concentrazione di zombie. Qui invece assistiamo a un fenomeno ben diverso: gruppi di zombie che si spostano in branco, apparentemente senza una meta ben definita, cacciando gli umani che trovano sulla loro strada. Quindi cosa dovremmo supporre, che gli zombie riescano a organizzarsi fra simili? Forse. Vero è che la mandria che compare sul finale di stagione sembra venir condotta da un misterioso elicottero - lo stesso che Rick aveva intravisto il giorno del suo arrivo ad Atlanta, forse - e questo apre tutta una serie di domande fra cui la principale è: c'è qualcuno dietro all'epidemia? Anche le nuove rivelazioni sulla malattia, che evito di elencare volendo evitare spoiler a chi magari non ha ancora visto la serie, portano con loro tutto un pacchetto di domande che, ovviamente, rimangono senza risposta. E dopo aver visto l'ultimo episodio di questa seconda stagione, il pensiero comune è: magari faranno sapere qualcosa di più nella prossima stagione, non vedo l'ora che la trasmettano. Good job AMC!

Note: la seconda stagione dello show si compone di 13 episodi, andati in onda in Italia fra il 2011 e il 2012, della durata di circa 42 minuti ciascuno. La terza stagione è già stata trasmessa mentre la quarta sta andando in onda in queste settimane. Con questa stagione, viene introdotta ufficialmente la suddivisione della stagione in due metà, con il temutissimo finale di mezza stagione che, come tutti i fan sapranno, porta sempre con sé qualche trauma. 
 
Con questo direi che per oggi le mie chiacchiere possono anche fermarsi qui, mi spiace se vi ho annoiati ma ho scoperto di aver più cose da dire di quanto pensassi; ovviamente, rileggendo la recensione mi accorgerò che non ho toccato dei punti fondamentali e mi maledirò, ma questa è una tappa ormai consueta quindi non ci faccio neanche più caso! Mi piacerebbe sapere la vostra opinione riguardo questa seconda stagione dello show, perché personalmente mi è piaciuta ma credo che non abbia raggiunto i livelli della prima stagione proprio per via di tutto quello spaccato di tranquillità che c'è stato nella prima parte della serie, principalmente: insomma, so che non ci si possono aspettare zombie ovunque, però la fattoria di Hershel era un po' troppo paradisiaca per i miei gusti! Se vi va lasciate un commentino qui sotto, sono sempre felice di leggerli e rispondere.
Al prossimo post e buon proseguimento di giornata!

martedì 26 novembre 2013

Chi ben comincia #7

Buon pomeriggio!
Credevate che mi fossi dispersa nelle tenebre, non è vero? E invece no, sono ancora qui! Semplicemente ho dovuto prendere una piccola pausa dal blog per dedicarmi allo studio e per rimettermi in sesto: scrivere quando al cervello arriva poco ossigeno non è mai una cosa comoda! Mi è dispiaciuto tantissimo abbandonare questo mio angolino virtuale per così tanto tempo, ma ora sono tornata, più carica di prima, e non vedo l'ora di riprendere assiduamente a chiacchierare. Ora però sono qui, quindi mi rimbocco le maniche e riprendo in mano il blog, promesso! 
Dopo questa breve introduzione passiamo a voi: come state? Nella mia città è sceso il gelo: sarà che sono freddolosa, ma non credo di riuscire a sopravvivere per un intero inverno con queste temperature così rigide! Oggi credevo che il naso mi si sarebbe staccato per quanto era gelato! Da voi che tempo fa? Come riuscite a sopravvivere al gelo? Accetto consigli! 
Per quanto riguarda il blog, ho in mente un altro restyling: sto cercando di assemblare qualcosa che mi piaccia, quindi perdonate i cambi di grafica ma finché non otterrò un risultato soddisfacente continuerò a cambiare veste grafica. Inoltre ho in mente qualche altra piccola novità, ma vi svelerò le cose man mano che riesco a realizzarle! 
Detto questo, passiamo alla rubrica vera e propria!

Oggi voglio cambiare un po' le carte in tavola, quindi vi spiegherò le motivazioni che mi hanno fatto scegliere questo libro solo dopo che ne avrete letto le frasi introduttive. Perché? Perché sono sicura che tutti i miei lettori comprenderanno il motivo della mia scelta! Quindi, mi limito a riportare le regole stilate da Alessia (de Il profumo dei libri) e vi lascio alla lettura...a dopo!

Le poche regole della rubrica:
- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
- Aspettate i commenti
 
La ragazza di fuoco (Hunger Games #2) di Suzanne Collins

Capitolo 1

Stringo il thermos tra le mani, anche se il calore del tè si è ormai dissolto nell'aria gelida. I miei muscoli sono contratti per combattere il freddo. Se in questo momento comparisse una muta di cani selvatici, le probabilità di riuscire ad arrampicarmi su un albero non sarebbero a mio favore. Dovrei alzarmi, muovermi, massaggiarmi le membra irrigidite. E invece rimango seduta, immobile come il masso che sta sotto di me, mentre l'alba comincia a rischiarare i boschi. Non posso lottare contro il sole. Posso solo osservarlo con un senso di impotenza mentre mi trascina in una giornata che temevo da mesi.
A mezzogiorno saranno tutti nella mia nuova casa, al Villaggio dei Vincitori. I giornalisti, le troupe televisive, persino Effie Trinket, la mia vecchia accompagnatrice, arriveranno da Capitol City al Distretto 12. Mi chiedo se Effie porterà ancora quella stupida parrucca rosa o se, per il Tour della Vittoria, sfoggerà qualche nuovo, strano colore. Ci saranno anche altri ad attendermi. Il personale di servizio che soddisferà ogni mia richiesta durante il lungo viaggio in treno. Il mio stilista e amico Cinna, autore degli splendidi costumi che hanno indotto il pubblico a notarmi sin dall'inizio degli Hunger Games. 
Se dipendesse da me, cercherei di dimenticarli del tutto, gli Hunger Games.
***
Avete capito come mai non vi ho anticipato nulla?
Da grande fan della saga della Collins, sono in spasmodica attesa dell'uscita della seconda pellicola dedicata agli Hunger Games, e quindi inganno il tempo che mi separa dalla sua proiezione rileggendo passi casuali del volume. Mi piace questo incipit perché introduce gradualmente il lettore, per la seconda volta, nella vita di Katniss, una sopravvissuta a cui Capitol City toglie anche la libertà di dimenticare l'incubo vissuto nell'Arena. E poi diciamocelo: oggi più che mai comprendo la sensazione di intirizzimento generale di cui parla Katniss, avendola vissuta in mattinata!
Voi cosa ne pensate di questo volume? Avete letto "La ragazza di fuoco" o avete intenzione di farlo in futuro? E soprattutto: andrete a vederne il film, da domani al cinema? Fatemi sapere cosa ne pensate di questa saga in generale, o di questo libro in particolare!
Buona (fredda) giornata a tutti voi, e al prossimo post!

domenica 10 novembre 2013

[Libri] Alice in Zombieland


Ta-dan! Sono di nuovo qui, contenti?
Com'è andata questa domenica? Io aspettavo questo weekend dal...weekend scorso! Riprendere l'università è stata dura e, seppur mi stia abituando ai nuovi orari, continuo ad avere un impellente bisogno di dormire. Non credevo mi avrebbe stancata così tanto, ma alla fine è un ottimo segno: mi sto impegnando al massimo nella riuscita di questo progetto, è normale che lo studio mi porti via un po' di energie in più! Credo che questo post sarà piuttosto breve, tuttavia ho già fatto saltare fin troppi appuntamenti, questa settimana, e ci tenevo a fare quattro chiacchiere con voi riguardo questo libro. Come anticipato nel Monthly Recap, sono riuscita a terminare da un po' "Alice in Zombieland", di Gena Showalter, e ammetto che non vedevo l'ora di pubblicarne la recensione perché, da quello che ho visto, è una lettura che attrae diverse persone. Quindi: parliamone!

La trama: non avrò pace finché non avrò rispedito nella tomba tutti i morti che camminano. Per sempre. Se qualcuno mi avesse detto che la mia vita sarebbe cambiata in un momento, sarei scoppiata a ridere. E invece è proprio quello che è accaduto. Un attimo, un secondo, il tempo di un respiro, e tutto ciò che amavo è sparito. Mi chiamo Alice Bell, e la notte del mio sedicesimo compleanno ho perso la madre che adoravo, la mia sorellina e il padre che non ho mai capito finché non è stato troppo tardi. Quella notte ho scoperto che lui aveva ragione: i mostri esistono veramente. Gli zombie mi hanno portato via tutto. E adesso non mi resta che la vendetta… Per realizzare i suoi propositi, Alice dovrà imparare a combattere contro i non-morti e fidarsi del peggiore dei cattivi ragazzi della scuola, Cole Holland. Ma lui nasconde dei segreti. E quei segreti potrebbero rivelarsi persino più pericolosi degli zombie.

Commenti vari&eventuali: razionalizzare ciò che penso di questo libro e condensarlo in qualcosa che abbia, seppur lontanamente, un senso è piuttosto difficile. Questo perché, obiettivamente, non so dire se questo libro mi sia piaciuto o meno. Andiamo con ordine...
Seppur la copertina di questo libro mi ammiccasse ogni volta che io mettevo piede in una libreria, a convincermi definitivamente ad acquistarlo sono state le molte recensioni positive che ho letto nell'ambiente del web. Qualsiasi campana io sentissi, infatti, non faceva che elogiarne lo stile e la trama, e alla fine mi sono lasciata trascinare dall'entusiasmo generale e, complice il periodo a ridosso di Halloween e la mia passione per gli zombie, mi sono immersa nella lettura di "Alice in Zombieland". Devo ammettere che la trama, nei primi capitoli del libro, è interessante: la storia della sfortunata Alice, che in una sera perde tutta la sua famiglia, entra subito nel vivo e immerge il lettore nel dolore che quest'adolescente è costretta a vivere. Complice uno stile piacevolmente scorrevole, la trama procede in maniera più o meno spedita. Qual è, allora, il problema? Più leggevo il libro, più mi sembrava di vedere scene già viste. Alla fine, mi sono resa conto che il modo di affrontare la storia mi ricordava fin troppo quello di "Twilight": c'è la protagonista femminile imbranata e impacciata, c'è il personaggio maschile figo. L'interazione fra questi due personaggi è quanto di più scontato possa esserci, con Alice che non riesce a staccare gli occhi dal bel tenebroso: il tutto condito da visioni di pomiciamenti vari. Da quel momento, la lettura di "Alice in Zombieland" si è fatta ben meno piacevole. Sarò io che parto prevenuta, lo ammetto, ma la trama mi sembra condita con così tanti clichè che a fatica sono riuscita ad arrivare al termine.
Parlando dei personaggi, sono rimasta molto delusa da come è stata dipinta Alice: mi è sembrata un po' troppo la Bella Swan della situazione, man mano che la trama andava evolvendosi. L'involuzione che, a mio avviso, questo personaggio ha subito nel corso dell'opera è inspiegabile: nei primi capitoli, infatti, appare forte e determinata. Poi, da quando mette piede nella nuova scuola, si rimbecillisce completamente. Nessuno dei personaggi presentati nel libro mi ha convinta completamente, anche se ammetto di essermi divertita nel tentare di capire a quale personaggio di "Alice nel Paese delle Meraviglie" fosse ispirato ciascuno di essi. Solo Kat, forse, si salva. Ah, e la nuvola a forma di coniglio.
Per quanto riguarda lo stile, invece, ho già detto prima che mi piace molto: delicato e scorrevole, è forse il maggior punto di forza di questo libro che, altrimenti, non sarei neanche riuscita a terminare. L'uso della prima persona aiuta il lettore ad entrare nella vita di Alice Bell, a vivere in maniera completa le sue emozioni.

Note: so che la recensione di "Alice in Zombieland" può apparire stringata e molto superficiale, tuttavia non sono riuscita ad elaborare nulla di meglio. In un certo senso, recensire questo libro mi ha mandata in confusione: da una parte, infatti, ho adorato lo stile adottato dall'autrice, mentre dall'altra ho completamente detestato la trama. Forse è un libro adatto a persone con una fascia d'età inferiore alla mia (adolescenti, probabilmente) ma non credo che sia questo il vero problema: ho letto libri riservati a qualsiasi tipo d'età e non ho mai avuto problemi. Il problema potrebbe dunque derivare dalle aspettative che avevo riposto in questa lettura, alimentate da tutte le recensioni che avevo letto precedentemente.

[Project] Project Ten Books

Buon pomeriggio!
Mi odio quando dico una cosa e poi ne faccio un'altra, completamente opposta. Avevo detto che avrei scritto più spesso sul blog, e invece ho avuto a malapena il tempo di dargli un'occhiata: mea culpa! Ho post già terminati che attendono solo l'ultima revisione, ma a volte arrivo a casa così stanca che non riesco a fare neanche quello; perciò mi scuso con tutti coloro che mi seguono, e mi impegno a non promettere una costanza che, nonostante gli sforzi, non riesco a mantenere. 
Comunque, oggi è domenica, e come ogni domenica vi lascio un post poco impegnativo, più informativo che altro. Come molte altre blogger, ho deciso di aderire al Project Ten Books, ovvero quel particolare progetto che richiede di leggere dieci libri e che impone di non comprarne altri fin quando non si sono portate a termine queste letture! In effetti, è da un po' che rifletto sulla possibilità di aderirvi, perché mi sembra un ottimo incentivo a terminare letture che altrimenti rimarrebbero, abbandonate, ad accumulare polvere. Inoltre, iniziandolo adesso, inizio a liberarmi un po' di spazio per il Natale, dove solitamente ricevo libri da parenti e amici! Qual'è il problema? Che non ho dieci libri da smaltire! Fra ebook e libri cartacei, alla fine ne ho racimolati solo otto, e quindi il mio sarà un Project Eight Books: spero che i creatori del progetto non se la prendano!
Senza perdere altro tempo, ecco i dieci titoli che mi impegno solennemente a leggere prima di fare qualsiasi altro acquisto libroso.

#1 - La verità sul caso Harry Quebert di Joël Dicker
#2 - I racconti del mistero di E.A. Poe
#3 - L'ordine dei 15 di Daniëlle Hermans
#4 - Accabadora di Michela Murgia
#5 - L'inganno della morte di Guglielmo Scilla
#6 - Apocalisse Z di Manel Loureiro
#7 - I love shopping a New York di Sophie Kinsella 
#8 - The Walking Dead: La strada per Woodbury di Robert Kirkman e Jay Bonansinga

E quindi ecco qui gli otto libri che leggerò nei prossimi giorni. Riuscirò a resistere? Finché non mi si ripresenta qualche banchetto con libri a poco davanti, forse, poi dovrò far ricorso a tutta la mia forza di volontà per non fiondarmi su qualche nuovo volume. Non seguirò un ordine preciso nella lettura dei libri, ma di ciascuno vi presenterò, a fine lettura, la recensione. 
Quindi nulla, per adesso non ho molto altro da dire, se non... Buona domenica e buon inizio di settimana!

martedì 5 novembre 2013

Books, Chocolate and...Friends! Hunger Games di Suzanne Collins (dal capitolo 15 al capitolo 21)


Benvenuti, signori e signore, al terzo appuntamento di questo gruppo di lettura organizzato da Murimu e che ci vede impegnati nella lettura di Hunger Games, primo capitolo dell'omonima saga scritta da Suzanne Collins. Oggi il mio blog ha l'onore di ospitare tutto il gruppo di lettura, che questa settimana si è dedicato ai capitoli 15-21; devo ammettere che, nonostante io abbia già letto tutti e tre i capitoli della saga, e abbia anche visto il film ispirato a questo libro, sono incredibilmente sorpresa nello scoprirmi emozionata come se non conoscessi la trama. Adoro questa saga, per questo sono stata ben felice di partecipare al gruppo di lettura: scambiare opinioni e pareri su letture comuni con persone che hanno i propri stessi interessi, infatti, è proprio il motivo che mi ha spinta a creare questo blog. Prima di lasciarvi alla trama di questi sette capitoli vi ricordo che potete leggere le recensioni delle settimane precedenti sul blog di Murimu (dal capitolo 1 al capitolo 7) e su quello di Ilaria (dal capitolo 8 al capitolo 14).

La trama: Katniss, dopo due giorni, si riprende dalle punture degli aghi inseguitori, che l'hanno fatta piombare in un limbo in cui incubi e realtà si sono mescolati in maniera inscindibile. Ora ha un'arma (arco e frecce), un'alleata (la piccola Rue del Distretto 11) e, soprattutto, un piano per mettere in difficoltà i Favoriti: distruggere la loro scorta di cibo. Così, mentre Rue attira il gruppo dei Favoriti lontani dalla piramide di cibo, Katniss si occupa di far saltare tutto in aria; comprende infatti, anche grazie all'inconsapevole aiuto di Faccia di Volpe, che le mine posizionate attorno alle pedane da cui risalgono i tributi per raggiungere l'arena sono state dissotterrate e nuovamente posizionate attorno alle scorte di cibo. Bastano tre frecce, e il vantaggio dato dall'abbondanza di cibo dei Favoriti salta in aria, ma a caro prezzo: l'orecchio sinistro della ragazza, quello che era rivolto verso l'esplosione, sanguina e non trasmette alcun rumore. Katniss è sorda, mentre i Favoriti furenti sono pronti per la battuta di caccia: vogliono vendetta.
Dopo aver trascorso la notte raggomitolata sotto ad alcuni cespugli, è il momento per la ragazza di riunirsi alla sua alleata. Raggiunge quindi il punto d'incontro prestabilito, ma scopre che Rue non è lì, e a nulla vale attenderla; preoccupata, Katniss si dirige verso il luogo del terzo fuoco che la piccola avrebbe dovuto accendere, trovando il cumulo di rami ancora intatti. Comprende dunque che qualcosa, o qualcuno, ha impedito a Rue di raggiungere quella terza pira, e rassicurata dall'assenza di colpi di cannone si mette sulle tracce dell'alleata; non passa molto tempo che un urlo attira l'attenzione della giovane, che tuttavia ha solo il tempo di vedere la bambina per l'ultima volta prima che il tributo del Distretto 1 la trafigga con la sua lancia all'altezza dello stomaco. Katniss uccide repentinamente il ragazzino, per poi esaudire l'ultima richiesta di Rue, che spira fra le sue braccia cullata dal canto della ragazza. Ed è in questo momento che accade qualcosa di mai visto all'interno degli Hunger Games: prima che l'hovercraft raccolga il corpo della bambina, infatti, Katniss lo orna con dei fiori delicati e le rivolge il saluto tipico del suo distretto -le tre dita premute sulle labbra-. In seguito a ciò, il Distretto 11 la omaggia con un piccolo panino caldo, altro evento rivoluzionario all'interno dei Giochi della Fame. Mentalmente distrutta dalla morte di Rue, Katniss riesce ad andare avanti solo grazie a due pensieri: la promessa fatta a Prim, ovvero quella di vincere i giochi, e il desiderio di vendetta.
Ma gli Strateghi modificano improvvisamente il regolamento: in questa settantaquattresima edizione degli Hunger Games potranno esserci due vincitori, purché provengano dallo stesso Distretto; questo riaccendo in Katniss la speranza, e subito la giovane si mette sulle tracce di Peeta, comprendendo che il comportamento del suo compagno è stato sempre volto a mantenere viva la storia degli Sfortunati Innamorati del Distretto 12. Dopo una lunga ricerca, i due compagni si ritrovano. Peeta è ferito gravemente a una gamba, e nonostante tutti gli sforzi di Katniss il suo sangue comincia ad avvelenarsi. Mossa ora non solo dalla necessità di recitare la parte della Ragazza Innamorata, che porta al primo bacio fra Katniss e Peeta, ma anche dal desiderio reale di salvare il suo compagno di Distretto, Katniss decide di prendere parte al festino organizzato dagli Strateghi nei pressi della Cornucopia: ciascun partecipante degli Hunger Games, infatti, necessita di qualcosa che potrà ottenere solo partecipando a questa iniziativa, organizzata ovviamente dagli Strateghi nella speranza che si verifichi un bagno di sangue. La Ragazza di Fuoco, ignorando le rimostranze di Peeta, a cui somministra un potente sonnifero recapitatole proprio da Haymitch, si reca dunque sul luogo del festino, pronta a rischiare il tutto per tutto per afferrare il piccolo zainetto arancione contrassegnato dal numero del suo Distretto.
La prima a scattare è Faccia di Volpe che, scaltra come sempre, si lancia in corsa verso il tavolo con gli zaini, afferra il proprio e torna a fuggire verso la foresta. Arriva quindi il turno di Katniss, che tuttavia viene immediatamente attaccata da Clove, la ragazza del Distretto 2, abile lanciatrice di coltelli; quest'ultima prende presto il sopravvento su Katniss, e sta per ucciderla quando interviene Thresh, il ragazzo del Distretto 11. Furioso con Clove, credendo che sia stata lei ad uccidere la piccola Rue, la uccide senza esitazione colpendola con un sasso contro la testa, e risparmia invece Katniss; dalle parole della ragazza, infatti, ha capito che lei e Rue erano alleate e dunque in quel modo si sente di aver saldato il suo debito. Thresh prende il proprio zaino e quello destinato al Distretto 2, quindi fugge prima che Cato riesca a raggiungere la Cornucopia. Anche Katniss fugge, ferita e sanguinante dopo la lotta con Clove, temendo di essere braccata dall'altro tributo del Distretto 2 che, senza alcun dubbio, vorrà vendicarsi per la morte della compagna. La ragazza riesce tuttavia a tornare nella piccola grotta in cui ha lasciato Peeta e somministra al compagno il medicinale contenuto nello zainetto prima di perdere i sensi, spossata.

Commenti vari&eventuali: il primo commento che mi verrebbe da fare è "Mamma mia, cosa non sono questi capitoli!". Eh sì perché in queste cento pagine, circa, entiamo nel vivo della fase finale degli Hunger Games, una delle fasi più violente e spietate di tutti i Giochi. I tributi sono pochi, stremati, feriti, ma agli Strateghi serve comunque un po' di spettacolo: ecco la reale funzione dei festini che organizzano. Non si tratta di aiuti concreti ai tributi, quanto piuttosto di esche con cui sperano di attirare tutti i concorrenti nella stessa zona dell'arena, consci che si svolgerà l'ennesimo bagno di sangue, come quello che segna l'inizio di ogni edizione. Andiamo però con ordine...
I capitoli che ho letto in questa settimana sono colmi di elementi importanti ai fini dello svolgimento della trama, ma il primo che incontriamo è sicuramente l'alleanza fra Katniss e Rue. Un'alleanza svantaggiosa, per Katniss: Rue è una bambina, non può fornirle alcun aiuto di tipo fisico, e le sue uniche qualità sono quelle di saper volteggiare fra gli alberi e di essere un'abile osservatrice. Eppure, questa è la prima alleanza che la protagonista del libro si sente di fare: non perché sia sicura di riuscire a eliminare la bambina quando non le servirà più, quanto invece per un innato senso di protezione che Rue sembra ispirarle. Più volte, nel corso dei capitoli, Katniss paragona Rue a sua sorella Prim, e probabilmente è proprio questo elemento a farle decidere di volersi unire a quella bambina. Un'alleanza, quindi, che non ha un fine utilitaristico ma che, invece, è basata su spontanei sentimenti di reciproca fiducia e, in un certo senso, amicizia. Ho trovato molto dolce la parte in cui la piccola Rue si addormenta fra le braccia di Katniss, che forse considera come una sorella maggiore. E credo sia inutile dire che, per quanto io fossi preparata a quella scena, ho pianto anche questa volta quando ho letto la parte relativa alla morte della bambina. Qui troviamo il secondo, grande elemento di scandalo: l'umanità. Sì perché Katniss non abbandona il corpo di Rue in mezzo a quel prato, ma celebra un piccolo rito funebre in onore della sua preziosa alleata, spazzando via qualsiasi dubbio sulla veridicità dei suoi sentimenti d'affetto verso il tributo del Distretto 11. Ciò che la protagonista compie, descritto con poche, semplici frasi che trasmettono l'immediatezza del gesto, è qualcosa di mai visto e che stona completamente con lo spirito degli Hunger Games: razionalmente, in una situazione di quel genere, con la possibilità di essere attaccati in ogni momento da qualsiasi genere di essere, quanti avrebbero, in un certo senso, perso tempo a onorare il corpo di Rue? Sempre rimanendo nell'ambito dei cambiamenti inaspettati, vogliamo parlare della modifica del regolamento e della possibilità di incoronare due vincitori, purché provenienti dallo stesso Distretto? Una regola fatta ad hoc per la coppia degli Sfortunati Innamorati del Distretto 12, elaborata dagli Strateghi per soddisfare l'attenzione morbosa degli abitanti di Capitol City rivolta verso la storia di Katniss e Peeta.
Eh sì perché di tributi appartenenti allo stesso Distretto, a questo punto della gara, ne sono rimaste solo due coppie: quella del Distretto 12, appunto, e quella del Distretto 2, successivamente invalidata con la morte di Clove. Ancora una volta, gli Strateghi danno alla folla ciò di cui ha bisogno. Non mi stupisce che l'autrice abbia preso parte dell'ispirazione dai reality show, che proprio come gli Hunger Games (ma in versione meno violenta) soddisfano gli istinti voyeuristici del pubblico: in entrambi i casi ci sono un gruppo di persone, solitamente in numero uguale per sesso, chiusi in un ambiente più o meno vasto, un pubblico che ne segue le gesta a ogni ora del giorno e della notta, esaltandosi o deprimendosi a seconda dei risultati ottenuti, e dei registi che inseriscono elementi che possono creare scenari di scontro più o meno particolari. E allora perché, quando leggiamo questo libro, ci stupiamo del comportamento degli abitanti di Capitol City? Loro non sono solo una versione estremizzata di ciò che la tv e i programmi che vengono trasmessi ci stanno facendo diventare?
Ma gli Hunger Games, a ben vedere, diventano anche un pericoloso momento di scambio e di incontro. In una società in cui le classi sociali sono rigidamente suddivise fra loro, tant'è che a ciascun ambito di produzione viene assegnato un distretto specifico, l'arena rappresenta l'unica possibilità di reale scambio fra tributi provenienti da Distretti diversi. Questo risvolto, che potremmo definire quasi educativo, è particolarmente evidente nella parte di narrazione riservata a Rue e Katniss; parlando, veniamo a conoscenza delle usanze del Distretto 11, del fatto che tutti lavorano in tempo di raccolto, anche i bambini, e che le leggi vengono applicate con maggior durezza che nel Distretto 12. Ovviamente queste informazioni sono considerate scomode dal governo di Panem, e il fatto che la nostra protagonista scopra per la prima volta quel genere di usanze può essere dovuto a due fattori: o nelle precedenti settantatreesime edizioni degli Hunger Games nessun tributo con Distretto diverso si era unito in alleanza (a parte il gruppo dei Favoriti), non dando luogo quindi a questo scambio culturale, o la regia ha sempre censurato quel genere di conversazione. Personalmente, per l'idea che mi sono fatta io, ritengo più probabile la seconda.
Per quanto riguarda i personaggi, in questi capitoli ci ritroviamo ad approfondire soprattutto i rapporti fra Katniss e Rue e fra lei e Peeta. Con Rue, vuoi per l'età della bambina, vuoi per il suo carattere, si instaura immediatamente un rapporto di fiducia reciproca, difficile da sviluppare in un ambiente ostile come quello dell'arena, in cui tutti sono nemici di tutti. Ho trovato le parti che le riguardavano incredibilmente dolci, e anche la descrizione della morte della bambina è stata fatta in maniera estremamente delicata. Da brava fan della coppia Katniss/Peeta, però, ho quasi sbavato su ogni parte che li riguardasse. Il loro rapporto, nel corso di questi capitoli, muta notevolmente, o meglio: muta il modo in cui Katniss interpreta l'agire del suo compagno. Ecco che i suoi atteggiamenti scostanti, che l'hanno portata a bollarlo come traditore, vengono inquadrati in un piano più grande, tutti i tasselli tornano al loro posto e improvvisamente la protagonista si rende conto di quanto sottile sia stato il lavoro svolto da Peeta. Ho apprezzato particolarmente il modo in cui Katniss si prende cura del povero compagno ferito, interpretando finalmente la sua parte nella grande recita messa in piedi da Haymitch e Peeta; ma si tratta davvero solo di una parte? Per Peeta probabilmente no. I comportamenti del ragazzo sono infatti spontanei, come se al di là della parte che recita ci fosse davvero altro, anche se interpretare quel ragazzo è davvero difficile. E per Katniss? Ecco, lei sembra più impacciata, di certo non è innamorata di Peeta: la zuppa e gli eventuali altri doni sembrano essere le uniche cose che la spronano a mostrarsi un minimo dolce verso il suo compagno. Eppure c'è un passo, che vi riporto integralmente qui sotto, che mi ha lasciato per un attimo perplessa.

Peeta siede vicino a me, appoggiato alla parete, con la gamba malata stesa in avanti, gli occhi puntati sul mondo di fuori. -Dormi- dice dolcemente. La sua mano mi scosta dalla fronte ciocche scomposte di capelli. Diversamente dai baci e dalle carezze messe in scena finora, quel gesto è naturale e confortante. Non voglio che smetta e lui non lo fa. Sta ancora accarezzandomi i capelli, quando mi addormento.

Si tratta forse di un barlume di sentimento quello che vedo in Katniss in queste poche frasi? Probabilmente, nonostante tutto, si sta affezionando a quel compagno di sventura, tant'è che il tocco di lui sui propri capelli la rilassa a tal punto da riuscire a farla dormire.

Conclusione: in conclusione, ho adorato questi sette capitoli e, lo ammetto, mi sono dovuta trattenere dal finire il libro tutto d'un fiato. La trama della storia e lo stile semplice con cui essa è narrata sono gli elementi che mi fanno amare questo libro alla follia: non importa se l'ho già letto o se ho visto il film, continuo ad emozionarmi per la morte di Rue, o per il primo bacio fra Katniss e Peeta. Mi spavento e rimango con il fiato sospeso nel momento del festino, e quando Thresh lascia andare Katniss e lei riesce a iniettare quel maledetto farmaco a Peeta tiro un sospiro di sollievo, ben consapevole che la strada per vincere gli Hunger Games è ancora lunga. Ce la faranno?
Temo di aver dimenticato qualche elemento nella mia chiacchierata, ma mi sono lasciata prendere dalla foga e ho scritto questo post di getto, guidata dalla passione per questa saga. Spero comunque di aver detto l'essenziale, e attendo le vostre opinioni riguardo a questi sette capitoli. Ah, prima che mi dimentichi, la settimana prossima ci ritroviamo tutte sul blog di Giusy per commentare gli ultimi capitoli di questo primo libro!
Adesso vi saluto e torno a leggere...non posso farne a meno!