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mercoledì 27 novembre 2013

[Telefilm] The Walking Dead (season 2)

 

Buon pomeriggio, cari lettori, e benvenuti in un nuovo post!
Credo sia quasi un mesetto che non recensisco qualche serie tv, un po' perché ultimamente non ne ho finita neanche una, un po' per via della lunga pausa che mi sono presa e che è terminata proprio ieri; non so, sto seriamente pensando di rendere l'appuntamento con i telefilm bisettimanale, in modo tale da non esaurire subito la mia scorta! Eh sì perché mentre posso decidere io quando vedere un film o quante pagine al giorno leggere di un libro, l'uscita degli episodi e la loro successiva visione è legata a terzi: se consideriamo che esce un episodio a settimana, e che di solito una serie tv ha circa una ventina di episodi, comprenderete con me che ci vuole un bel po' prima di riuscire a recensire un nuovo telefilm. Comunque, per adesso cerco di mantenere l'appuntamento settimanale, vediamo come va.
Anche oggi il freddo non da tregua alla mia città, e stamattina, complice la mia completa intolleranza ai climi rigidi, sembravo pronta per esplorare l'Artide: canottiera, maglia, maglione, piumone, cappello, sciarpa, guanti, pantaloni, calzini lunghi e stivali. Praticamente ho quasi raddoppiato il mio volume consueto pur di conservare un po' di calore corporeo. Sfortunatamente, il freddo ha comunque vinto, soprattutto in facoltà: come ci si può dimenticare di accendere i termosifoni? Ma la cosa peggiore è che il cielo è completamente bianco, sembra quasi un cielo da neve, e considerando che qui nevica molto raramente (e con effetti drammatici sulla viabilità) sono leggermente preoccupata da cosa possa succedere. Anche voi siete perseguitati dal freddo? Ho bisogno di un po' di solidarietà!
Veniamo al dunque: la recensione di oggi.
Settimane fa, quando era ancora tempo di Halloween (piccolo inciso: lo so, la grafica è ancora quella di Halloween, ma cambierà presto, promesso) pubblicai i miei pensieri riguardo la prima stagione di The Walking Dead; siccome sono una grande fan dell'universo creato da Robert Kirkman, ho deciso di proseguire il filone delle recensioni riguardanti il mondo post-apocalittico in cui si svolgono le vicende della serie. Ecco a voi, quindi, i miei pensieri sulla seconda stagione di The Walking Dead. Ormai lo sapete, mi piace dirlo: parliamone!

La trama: la lotta per la sopravvivenza continua. Dopo aver abbandonato Atlanta, il gruppo di Rick decide di recarsi verso Fort Benning ma rimane intrappolato dalle auto abbandonate e subisce il passaggio di una mandria di zombie; Sophia, per sfuggire ad alcuni di questi abomini, si inoltra nel bosco, seguita immediatamente da Rick che, attirati i due zombie su di sé, dice alla bambina di tornare verso la strada. Tuttavia, al termine del passaggio della mandria, la bambina risulta scomparsa. Inoltre, durante le ricerche nel bosco, Carl viene ferito da un colpo d'arma da fuoco e trasportato nella fattoria di Hershel Greene. In quel luogo isolato, il gruppo sembra trovare il suo paradiso. Un'occasione per ricominciare a vivere normalmente. Ma esiste ancora normalità in un mondo in cui i morti si stanno sostituendo ai vivi?

Commenti vari&eventuali: quando riuscii a riprendermi dallo shock della fine della prima stagione, scoprii che in Italia era stata trasmessa anche una seconda stagione. Mai scoperta fu più apprezzata. Fomentata com'ero dal finale dei primi sei episodi, non potevo attendere altro tempo prima di immergermi nuovamente nell'apocalisse zombie.
La seconda stagione di The Walking Dead inizia, cronologicamente parlando, a ridosso del finale della prima; è lo stesso Rick a farci un riassunto di ciò che è avvenuto in precedenza, e lo fa parlando tramite il walkie-talkie e sperando che Morgan possa sentirlo per raggiungerlo. Un inizio di stagione spettacolare, ma che fa da preludio a un'improvvisa frenata. Anzi, direi proprio a un'inchiodata. Da quando il gruppo si trasferisce nella fattoria dei Greene, il ritmo della narrazione cambia: il posto è sicuro, gli zombie appaiono di rado, e gli episodi centrali sono un susseguirsi di situazioni di vita quotidiana. Viene mostrata l'umanità che cerca di andare avanti, nonostante tutto, e di riprendere i ritmi consueti. Certo, non mancano le tensioni all'interno del gruppo, prime fra tutte quelle causate dal triangolo Shane-Lori-Rick, così come non manca il mistero: che fine ha fatto Sophia? Per la prima metà della stagione, le ricerche della bambina proseguono e mi sento di dire, in tutta onestà, che sono fra i punti migliori. Gli unici, quantomeno, in cui troviamo un po' d'azione. Il tutto, ovviamente, fino al finale di metà stagione (episodio 7 della serie). Introdotto proprio in questa stagione, il finale di metà stagione segna, solitamente, un punto di svolta nella narrazione: il cambiamento fra prima e dopo è totale. Un cambiamento in positivo, dal mio punto di vista. Si torna ai ritmi di narrazione serrati, si torna a temere che i propri beniamini possano fare una brutta fine ogni volta che girano dietro un angolo: insomma, torna The Walking Dead. Gli episodi cominciano a susseguirsi in un crescendo d'azione e di tensione, portando con loro una carica emotiva che era mancata nella prima stagione - se si esclude, forse, l'ultimo episodio - e che culmina in maniera magistrale nel finale di stagione.
In questa nuova stagione facciamo conoscenza con nuovi personaggi, principalmente Hershel Greene e la sua famiglia, ed entriamo in contatto con una mentalità completamente differente da quella che lo show ci ha abituati a vedere: Hershel è un uomo anziano, un veterinario, un uomo profondamente di fede. Forse, è l'unico personaggio che conserva ancora la speranza. La speranza che tutto torni come prima, che venga scoperta una cura. Perché per lui gli zombie non sono dei morti che camminano, no: per lui sono semplicemente delle persone malate, e come tali vanno trattate. Malate, sì, ma soprattutto persone. Questo è forse uno degli spunti di riflessione più profondi che vengano suggeriti nel corso della serie tv: gli zombie sono ancora considerabili delle persone a tutti gli effetti? Su questa riflessione il gruppo inizia a spaccarsi, e forse anche il pubblico potrebbe trovarsi spiazzato se volesse provare a confutare l'una o l'altra visione: entrambi i punti di vista sono validi, uno basato sulla sopravvivenza, l'altro sull'umanità. Si può ancora parlare di umanità? A mio avviso, in questa stagione il gruppo di sopravvissuti inizia a perdere la propria umanità in maniera irrimediabile: piccole avvisaglie di una mentalità che cambia, che inizia a basarsi sul principio del mors tua, vita mea. Proprio l'introduzione di questi nuovi personaggi, con il loro vissuto - Hershel e la sua famiglia non se la sono passata male come il gruppo di Rick, sono rimasti uniti pur avendo subito delle perdite, hanno una fattoria e si trovano in un luogo relativamente tranquillo - e la loro spiritualità, consente allo spettatore di scoprire nuove pieghe nella personalità dei personaggi che ha conosciuto nella prima stagione. Alcuni più di altri appaiono corrotti dalla violenza in cui gli zombie hanno fatto precipitare il mondo, ma la vera domanda è: sbagliano davvero così tanto? Personalmente, mi sono trovata perfettamente d'accordo su alcuni ragionamenti di Shane, che è forse fra i personaggi più odiati di tutta la stagione. Eppure, a ben pensarci, mi sono sentita molto più partecipe al suo genere di ragionamento che a quello di Rick, che in questa serie appare, per buona parte, di un buonismo esagerato e a tratti irreale. Certo, sul finale anche lui mostra i primi segni del decadimento della sua umanità, anzi è forse il personaggio che ne mostra di più, tuttavia in lui il cambiamento avviene in maniera repentina, come se per tutta la durata della serie non avesse fatto altro che nascondere la sua vera personalità. In tutto questo, il personaggio di Lori è stato quello che ho detestato maggiormente: vera causa dei rapporti tesi fra i due ex-amici Shane e Rick, raggiunge in questa stagione il massimo dell'idiozia con il suo modo di agire e le sue reazioni sconsiderate.
La seconda stagione di The Walking Dead riesce ad eguagliare i livelli di pathos e di mistero della stagione precedente, senza tuttavia incorrere nel rischio di replicarne delle situazioni. Lo show si mostra sempre nuovo agli occhi dello spettatore, con nuove ambientazioni, nuovi personaggi e nuove situazioni. Gli zombie smettono di cercare di sfondare le vetrine con dei sassi e si tramutano in qualcosa di più complesso e, al tempo stesso, di più morto. Il livello del trucco è spettacolare, nulla a che vedere, a parer mio, con quello della prima stagione. E poi scopriamo un livello di organizzazione - possiamo parlare di socializzazione per qualcosa di morto? - ben diverso da quello visto precedentemente: le mandrie di zombie. Certo, anche ad Atlanta abbiamo assistito all'incredibile marea in putrefazione che si riversa nelle vie della città attratta da Rick e dal suo cavallo, tuttavia lì ci trovavamo in una metropoli in cui per forza di cose c'era un'alta concentrazione di zombie. Qui invece assistiamo a un fenomeno ben diverso: gruppi di zombie che si spostano in branco, apparentemente senza una meta ben definita, cacciando gli umani che trovano sulla loro strada. Quindi cosa dovremmo supporre, che gli zombie riescano a organizzarsi fra simili? Forse. Vero è che la mandria che compare sul finale di stagione sembra venir condotta da un misterioso elicottero - lo stesso che Rick aveva intravisto il giorno del suo arrivo ad Atlanta, forse - e questo apre tutta una serie di domande fra cui la principale è: c'è qualcuno dietro all'epidemia? Anche le nuove rivelazioni sulla malattia, che evito di elencare volendo evitare spoiler a chi magari non ha ancora visto la serie, portano con loro tutto un pacchetto di domande che, ovviamente, rimangono senza risposta. E dopo aver visto l'ultimo episodio di questa seconda stagione, il pensiero comune è: magari faranno sapere qualcosa di più nella prossima stagione, non vedo l'ora che la trasmettano. Good job AMC!

Note: la seconda stagione dello show si compone di 13 episodi, andati in onda in Italia fra il 2011 e il 2012, della durata di circa 42 minuti ciascuno. La terza stagione è già stata trasmessa mentre la quarta sta andando in onda in queste settimane. Con questa stagione, viene introdotta ufficialmente la suddivisione della stagione in due metà, con il temutissimo finale di mezza stagione che, come tutti i fan sapranno, porta sempre con sé qualche trauma. 
 
Con questo direi che per oggi le mie chiacchiere possono anche fermarsi qui, mi spiace se vi ho annoiati ma ho scoperto di aver più cose da dire di quanto pensassi; ovviamente, rileggendo la recensione mi accorgerò che non ho toccato dei punti fondamentali e mi maledirò, ma questa è una tappa ormai consueta quindi non ci faccio neanche più caso! Mi piacerebbe sapere la vostra opinione riguardo questa seconda stagione dello show, perché personalmente mi è piaciuta ma credo che non abbia raggiunto i livelli della prima stagione proprio per via di tutto quello spaccato di tranquillità che c'è stato nella prima parte della serie, principalmente: insomma, so che non ci si possono aspettare zombie ovunque, però la fattoria di Hershel era un po' troppo paradisiaca per i miei gusti! Se vi va lasciate un commentino qui sotto, sono sempre felice di leggerli e rispondere.
Al prossimo post e buon proseguimento di giornata!

mercoledì 30 ottobre 2013

[Telefilm] The Walking Dead (season 1)


Buon pomeriggio e benvenuti in un altro dei miei deliranti post di chiacchiere!
Mi sono resa conto solo ora che non recensisco qualcosa da oltre un mese: imperdonabile! Fortuna che mi ero ripromessa di essere più puntuale nella pubblicazione dei post! Non cercherò di trovare scuse a tale mancanza, ma prometto che il prossimo mese cerco di dedicare quotidianamente qualche minutino in più al blog; perché alla fine si tratta di questo, non porta via ore e ore e se mi organizzo bene sono sicura di riuscire a far combaciare tutto alla perfezione. Comunque... Come anticipato nel post di ieri, questa settimana vorrei dedicare ogni mio post a un libro, un film o una serie tv che ben si adatta al periodo Halloween-oso in cui ci troviamo. E cosa fa più Halloween di una bella mandria di zombie? Nulla, a mio avviso! Di fatti, oggi vi parlo di "The Walking Dead" serie tv del 2010 basata sull'omonimo fumetto scritto da Robert Kirkman, che fa anche da produttore esecutivo dello show. Ne vogliamo parlare? Parliamone!

La trama: Rick Grimes è il vice-sceriffo della contea di King, vicino Atlanta, che nel corso di una sparatoria viene gravemente ferito e finisce in coma; al suo risveglio, si ritrova all'interno di un ospedale abbandonato e, seppur debilitato dal coma, inizia a muoversi per i suoi corridoi deserti, cercando di capire cosa possa essere successo. Uscito all'esterno della struttura, rinviene numerosi cadaveri ammonticchiati, oltre a scoprire che la città sembra essere stata abbandonata. Così iniziano le avventure di Rick, che si ritrova catapultato in un mondo dove i morti hanno preso il sopravvento sui vivi. Alla disperata ricerca della sua famiglia, l'uomo si imbarca in un pericoloso viaggio in direzione di Atlanta, la città in cui sembra che il governo abbia creato dei rifugi per ospitare i sopravvissuti all'apocalisse zombie.

Commenti vari&eventuali: parlare di questa serie tv è per me molto, molto difficile. Questo perché la adoro così tanto che temo di perdere l'oggettività e di lasciarmi trascinare dall'onda dei sentimenti. Prometto che mi impegnerò per descrivere questo show nella maniera più obiettiva possibile, anche se preannuncio che potrebbe non essere semplice.
La trama di questa prima stagione è semplice e lineare e segue le vicende del nostro protagonista che, risvegliatosi dopo circa un mese di coma, scopre che il mondo è precipitato nel caos e che le strade sono invase da zombie; spaesato e confuso, quasi quanto lo spettatore probabilmente, muove i suoi primi, incerti passi per le vie della sua città. Non comprende cosa sta succedendo alla sua città, alla popolazione che è abituato a proteggere, e probabilmente neanche la visione della Bycicle Girl, il primo zombie che incontra, riesce a schiarirgli la mente. Un unico pensiero gli affolla la testa: tornare a casa. E di fatti vi torna, trovandola vuota, eppure comprende che la moglie e il figlio non sono morti, bensì sono riusciti a fuggire da quell'inferno. E da qui inizia l'avventura del solitario Rick Grimes, che solitario lo rimarrà ben poco dato che si unirà in maniera rocambolesca a un piccolo gruppo di sopravvissuti. Ecco, questo è un sunto molto breve di ciò che avviene, sempre evitando spoilers di qualsiasi natura, e quindi sorge normale una domanda: cosa, in una trama così semplice e scontata, attrae lo spettatore? Cosa rende questo show simile a una droga?
Personalmente, ciò che mi ha colpita maggiormente di questa serie tv sono i personaggi e gli indizi. Andiamo con ordine...
Trovo che i personaggi di questa serie tv siano incredibilmente normali, quasi banali nella loro semplicità: il vice-sceriffo, il ragazzo della pizza, le due sorelle inseparabili. Ci sono i bambini, l'anziano, i delinquenti. C'è persino la donna che subisce le violenze del marito. Si tratta, in sintesi, di persone normali che sono state catapultate in un mondo fatto di violenza, di lotta continua alla sopravvivenza: non parliamo di supersoldati addestrati a uccidere, di medici con dietro la farmacia personale, no. Abbiamo persone comuni, come potremmo essere noi stessi, inserite nel contesto di un'apocalisse zombie. Non ci sono i buoni. Non ci sono i cattivi. Ci sono persone comuni che combattono quotidianamente per la loro sopravvivenza. Tutta questa normalità porta quindi lo spettatore a porsi, nel corso degli episodi, domande come «Cosa avrei fatto io in una situazione simile?». L'immedesimazione nei personaggi è inevitabile, proprio perché è lo show stesso a spingere lo spettatore a porsi determinati quesiti: avrei resistito? Sarei riuscito a fuggire? Oppure anche io mi sarei fatto prendere dalla disperazione come i due contadini a cui Rick sottrae il cavallo nel primo episodio? Cosa avrei portato con me?
Legati a questo senso di immedesimazione che, almeno in me, la serie porta, vi sono gli indizi. Sì perché nessuno sa come è iniziata questa apocalisse zombie, né lo spettatore, né tantomeno i personaggi: entrambe le parti brancolano nel buio. Eppure seminati in giro per la serie vi sono alcuni indizi: l'elicottero che Rick vede ad Atlanta, per esempio. Piccoli tasselli, dettagli magari insignificanti, che tuttavia vengono recepiti dallo spettatore che è naturalmente portato a riflettere su essi: ma quindi gli zombie sono il frutto di un esperimento? Qualcuno li ha mandati per qualcosa? Oppure è una semplice degenerazione di un qualche virus? Lo portano gli animali? Tutte queste domande rimangono, ovviamente, prive di risposte. Tuttavia ciò aumenta la suspance: lo spettatore vuole vedere l'episodio successivo, deve vedere come proseguono le vicende del gruppo di sopravvissuti, vuole capire se le sue supposizioni sono giuste o se ci sono altri dettagli in giro. Perché diciamocelo: i fan di The Walking Dead hanno tutti una loro versione di come sia iniziata l'epidemia, ne sono convinta!
Ci sono poi altri due elementi che ho particolarmente apprezzato della serie. Il primo è sicuramente la caducità dei personaggi. I personaggi, come detto prima, sono dei tipi normali e, come tali, sono vulnerabili: nessuno di loro, quindi, è al sicuro. Ogni personaggio che muove i propri passi all'interno di questo show può perdere la vita in qualsiasi momento, in qualsiasi modo. Ho davvero adorato questo elemento di imprevedibilità, che rendeva le scene di combattimento con gli zombie molto meno scontate! Il secondo elemento che ho apprezzato è la quasi completa assenza di scene in cui si salta sul posto, letteralmente. Non fraintendetemi: le scene di pathos ci sono, tese e molto coinvolgenti, tuttavia nella maggior parte dei casi non ci sono zombie che spuntano all'improvviso da dietro un angolo, cosa che rende la serie adatta anche a una fifona come la sottoscritta. Questo show è infatti l'unico telefilm o film vagamente horror che io riesca a seguire senza avere problemi a dormire la notte o senza rimanerne shockata. Grazie produttori!
Una cosa mi ha lasciata perplessa nella serie, soprattutto rivedendola una seconda volta (quindi con le conoscenze acquisite nelle stagioni seguenti): per quale motivo uno zombie cerca di sfondare la vetrata del centro commerciale in cui si trovano i protagonisti usando un sasso? Questo è completamente incoerente con ciò che si vede nelle stagioni successive! Già la bambina zombie che si china a raccogliere l'orsacchiotto è strana, come anche la moglie di Morgan che cerca di aprire la porta girando la maniglia (non graffiandola, non cercando di abbatterla guidata dalla fame), ma addirittura lo zombie con il sasso no! Quando l'ho rivisto sono scoppiata a ridere, giuro!
Il finale è splendido, chiaramente aperto, e lascia diversi spunti di riflessione allo spettatore.

Note: la prima stagione della serie si compone di 6 episodi della durata di 42 minuti ciascuno circa (a parte il primo, che dura di più). Sono già state trasmesse altre due stagioni, e la quarta sta andando in onda proprio in questi giorni! Inoltre, nel 2015 verrà creato uno spin-off della serie, che seguirà un altro gruppo di sopravvissuti. Sul web sono state rilasciate ben tre webpisodes, rilasciati fra una stagione e l'altra; le tre webseries si intitolano "Storia di uno Zombie", "The Walking Dead: Cold Storage" e "The Oath" e, pur trattando storie completamente differenti da quella principale, sono ad essa legate per piccoli dettagli. Un modo come un altro per addentrarsi ancor di più nell'universo di questa serie. Curiosità: il primo episodio di questa serie tv è stato trasmesso il 31 ottobre del 2010, durante il Fearfest, quindi domani lo show compirà i suoi primi 3 anni.

martedì 29 ottobre 2013

Chi ben comincia #6

Buongiorno, cari lettori!
Finalmente riesco a riprendere in mano questa splendida rubrica: ammetto che mi è mancata, mi è dispiaciuto un bel po' far saltare l'appuntamento settimanale per tutto questo tempo! Oggi dovevo andare all'università, invece alla fine sono rimasta a casa. No, non preoccupatevi, non mi sono già pentita di aver tanto desiderato di tornare sui libri: il corso mi piace, è interessante, ma da brava pigra preferirei potermi alzare un po' più tardi delle 6 del mattino, ecco. Oggi però non mi ha tenuta a casa la pirgizia, quanto invece una nausea continua che mi porto da ieri: spero davvero di non essermi presa l'influenza intestinale che gira in questo periodo! Comunque, mi sto perdendo in chiacchiere eh? Beh, passiamo alla rubrica vera e propria!

Questa settimana sarà dedicata a letture, pellicole o serie tv che rimandano ad Halloween, visto che ormai manca poco al fatidico giorno! Prima di iniziare, come al solito, ecco le poche, semplici regole da seguire in questa rubrica, prese direttamente dal blog di Alessia (de Il profumo dei libri), creatrice di questa splendida rubrica.

Le poche regole della rubrica:
- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
- Aspettate i commenti
The Walking Dead - L'Ascesa del Governatore di Robert Kirkman e Jay Bonansinga

UNO

Rannicchiato nell’oscurità che sa di chiuso, col terrore a comprimergli il petto e il dolore a pulsare nelle ginocchia, Brian Blake pensa a una cosa: se solo possedesse un secondo paio di mani, potrebbe tapparsi le orecchie e tenere lontano il rumore di teste umane fatte a pezzi. Purtroppo, le sole mani che Brian possiede sono impegnate a coprire le piccole orecchie della bambina che gli sta accanto nell’armadio.
La bimba di sette anni continua a tremargli tra le braccia, sobbalzando per via dell’intermittente THWACK-GAHHHH-THUMP che proviene da fuori. Poi cala il silenzio, spezzato soltanto dal rumore appiccicoso di passi di stivali sulle piastrelle insanguinate e da un’ondata di imprecazioni sussurrate nel vestibolo.
Brian comincia a tossire di nuovo. Non può evitarlo. Per giorni ha combattuto contro quel dannato raffreddore, contro il dolore ostinato alle articolazioni e contro il naso perennemente chiuso. Gli capita ogni autunno, quando le giornate in Georgia si fanno umide e buie. L’umidità gli entra nelle ossa, gli risucchia tutte le energie e gli toglie il fiato. E adesso, a ogni colpo di tosse, sente anche il martellare della febbre.
***
ONE

It occurs to Brian Blake as he huddles in the musty darkness, the terror constricting his chest, the pain throbbing in his knees: if only he possessed a second pair of hands, he could cover his own ears, and maybe block out the noise of human heads being demolished. Sadly, the only hands Brian currently owns are busy right now, covering the tiny ears of a little girl in the closet nect to him.
The seven-year-old keeps shuddering in his arms, jerking at the intermittent THWACK-GAHHHH-THUMP outside the closet. Then comes the silence, broken only by the sticky sound of boot steps on bloody tile, and a flurry of angry whispers out in the vestibule.
Brian starts coughing again. He can't help it. For days he has been fighting this goddamn cold, a stubborn blight on his joint and sinuses that he cannot shake. It happens to him every fall, when the Georgia days start getting dank and gloomy. The dampness gets into his bones, saps his energy, and steals his breath. And now he feels the punding stab of a fever with each cough.
***
Ebbene sì, ho deciso di mettere le stesse righe sia nella versione inglese (che è quella che ho letto io) che in quella italiana, per maggior comprensione; parto con il dire che la versione italiana non l'ho letta, e vedendo l'incipit non me ne pento neanche. Non mi piace la traduzione, fin troppo fedele al testo inglese, tanto da risultare meccanica e per nulla adatta a una lingua come l'italiano, da sempre descrittivo e meno "freddo" dell'inglese. Eppure questa volta è il testo inglese a rendere la scena più realistica: la descrizione del rumore appiccicoso degli stivali che camminano sul sangue, ad esempio, la trovo ben più vivida nella versione inglese che in quella italiana. 
Nonostante questa piccola critica verso la traduzione, motivo che fra l'altro mi spinge a suggerire a chi riesce di leggere il libro in lingua originale, trovo questo incipit in pieno stile Walking Dead: immediato, realistico, ti introduce nel bel mezzo dell'azione senza spiegare come i personaggi sono arrivati in quella situazione e, soprattutto, di che situazione si tratta. Per chi, come me, è un appassionato della serie tv, è una lettura utile e piacevole, che svela alcuni retroscena che altrimenti rimarrebbero sospesi nel vuoto. Inoltre, è presente un piccolo rimando al fumetto, per chi lo sta seguendo: ai più attenti non sfuggirà, ne sono certa!
Cosa ne pensate? So che la lettura probabilmente è riservata agli appassionati della serie, ma ci tenevo comunque a presentarvi quest'opera. Sono curiosa di sapere cosa ne pensate e se fra voi c'è qualche appassionato di The Walking Dead!
Come sempre attendo curiosa i vostri commenti...al prossimo post!