venerdì 3 gennaio 2014

[Libri] La verità sul caso Harry Quebert

Buonasera, cari lettori, e benvenuti nella prima recensione del 2014.
Come vanno le cose in questi primi giorni del nuovo anno? Io sono reduce da una giornata di studio intensivo della genetica: interessante eh, ma quando passi tutto il giorno fra Mendel, il DNA e un sacco di nomi di geni strani finisce che ti ritrovi con la stessa vitalità di un'ameba. Come avevo preannunciato ieri, alla fine anche io ho ceduto allo studio in biblioteca, anche se ammetto che non avevo considerato la mole di persone che avrei trovato nelle varie sale studio: vi basti pensare che nel pomeriggio ho dovuto cambiare biblioteca e mi sono ritrovata a studiare appollaiata su un divano! Nonostante tutto, l'esperienza è stata molto positiva: ho studiato molto, senza le interruzioni tipiche della casa - telefono, chiacchiere con i familiari, computer e chi più ne ha più ne metta -, e credo che nei prossimi giorni diventerò un'assidua frequentatrice delle sale studio.
Dopo avervi introdotto le condizioni in cui verso, passiamo al vero motivo per cui sono qui a scrivere, ovvero per chiacchierare assieme a voi di uno dei più bei libri che io abbia letto nel 2013. Di che libro sto parlando? Ovviamente de La verità sul caso Harry Quebert, romanzo di Joël Dicker edito nel 2013 da Bompiani. Senza ulteriori indugi...parliamone!

La trama: estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito. Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più stimati d’America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell’oceano. Convinto dell’innocenza di Harry Quebert, Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trent’anni deve dare risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo.

Commenti vari&eventuali: non credevo che riprendere a scrivere recensioni sarebbe stato così complesso. Sembra una cosa stupida da dire, ma mi sento la testa completamente svuotata da ogni pensiero e già tremo all'idea di cosa potrò scrivere in questo post. Ok, un bel respiro...si parte!
"La verità sul caso Harry Quebert" racconta le avventure di Marcus Goldman, un giovane scrittore che ha conosciuto il successo con il suo primo libro e che ora, in pieno blocco creativo, vede vacillare quel mondo tutto d'oro che si è costruito attorno a lui: gli amici - o presunti tali - lo abbandonano, la ragazza famosa lo lascia, il suo editore non è affatto felice del ritardo nella consegna del secondo libro. In questo mondo incerto e falso, solo una persona costituisce un punto fermo per Marcus: Harry Quebert, famoso scrittore americano nonché suo professore universitario. Sperando di ritrovare la sua vena creativa, il giovane Marcus si reca ad Aurora, un paesino - fittizio - del New Hampshire. Invece che sfuggire al caos della città, però, egli si ritrova indirettamente coinvolto in uno dei più grandi scandali di tutti i tempi: nel giardino della casa di Harry viene ritrovato il cadavere di Nola Kellergan, una quindicenne del posto scomparsa nel 1975. Quebert viene immediatamente accusato di omicidio e solo Marcus, amico oltre che ex-studente, convinto della sua innocenza si imbarca, suo malgrado, nella stesura di un romanzo che ne provi la completa estraneità ai fatti.
Quello che colpisce immediatamente de "La verità sul caso Harry Quebert" è la sua immediatezza e scorrevolezza. Uno stile, quello che Dicker adotta, semplice e piacevole, per nulla pesante nonostante la scabrosità degli argomenti trattati nel corso dell'indagine; è un libro, questo, da cui non ci si riesce a staccare una volta iniziato a leggere. Ci si perde fra le pagine del romanzo e ci si ritrova, improvvisamente, a camminare assieme a Marcus per le vie della cittadina di Aurora, una di quelle tipiche cittadine troppo perfette che nascondono più di uno scheletro nell'armadio; le settecento e passa pagine del romanzo si dissolvono fin troppo rapidamente e, senza accorgersene, il lettore arriva al termine delle vicende con l'amaro in bocca e la cocente sensazione di aver compiuto più di una valutazione sbagliata nel corso dell'indagine. Al contrario, la trama che si dipana nel corso del romanzo è intricata e intrigante. Una trama mozzafiato, che si snoda durante il corso delle indagini di Marcus riguardo al caso: noi con lui ricomponiamo pezzo per pezzo il puzzle che ci viene presentato, e via via che andiamo avanti ci rendiamo conto che forse la storia è ben più complessa di quanto sembri. Che, forse, più di un paio di mani sono sporche. Che non ci piacerà ciò che scopriremo. Eppure, al tempo stesso, non si riesce a smettere di leggere le pagine di questo romanzo. Che poi, a voler essere precisi, "La verità sul caso Harry Quebert" non è solamente uno splendido thriller. No. "La verità sul caso Harry Quebert" è anche un libro che insegna come scrivere un libro, attraverso i consigli dello stesso Quebert riportati in maniera estemporanea all'inizio di ogni capitolo. Ho trovato la scelta di inserire i consigli che lo scrittore di fama mondiale da al suo giovane studente in cerca di fama come incipit di ogni capitolo semplicemente adorabile: un libro che parla di come scrivere un libro, appunto, e lo fa con consigli secchi, facilmente comprensibili. Non mi vergogno a dire che un paio di quei consigli li ho appuntati sulla mia agenda. Particolare anche la disposizione dei capitoli, numerati in ordine decrescente, proprio come i consigli che Quebert fornisce a Goldman.
I personaggi che Dicker ci presenta sono molti, alcuni più caratterizzati di altri. Soprattutto, alcuni più realistici di altri. Il protagonista, Marcus Goldman, è un ragazzo vanesio che per tutta la vita non fa altro che rincorrere il successo, attuando scelte discutibili pur di mantenere il primato in ogni cosa che fa: a scuola sceglie di praticare uno sport ignorato da tutti, e inevitabilmente si trasforma in un acclamato atleta, all'università decide di frequentare un college di poche pretese, così da potersi ergere come il migliore della classe. Così, quando la vena creativa viene meno, si ritrova completamente impreparato ad affrontare la durezza del mondo, fatto di conti da pagare e di falsi amici che ti voltano le spalle appena non puoi più dare suntuose feste. Harry Quebert, il suo ex-professore nonché il suo unico, vero amico, rappresenta la sua ancora di salvezza: recandosi da lui, spera in qualche modo di ritrovare l'ispirazione perduta. E qui facciamo conoscenza con quest'uomo solitario, che vive in una casetta sulla costa di Aurora, tutto solo: il suo romanzo "Le origini del male" è considerato un capolavoro dalla critica e viene persino fatto leggere nelle scuole, e anche le sue opere successive sono dei grandi successi, eppure lui vive solo, senza una moglie, quasi abbandonato a se stesso. Il personaggio di Quebert lo scopriamo poco a poco, man mano che la trama si sviluppa: lo compatiamo, lo adoriamo, parteggiamo per lui e poi, alla fine, Dicker ci da tutti gli elementi per odiarlo e al tempo stesso compatirlo nuovamente. Personalmente, i capitoli finali mi hanno portato a provare verso di lui una fredda indifferenza. Ed è meraviglioso quando un autore riesce a partorire dei personaggi così ben caratterizzati, così ben formati, da riuscire a farti provare sentimenti forti nei loro confronti. Quest'abilità dell'autore viene però a mancare nel momento in cui si prendono in analisi i personaggi secondari. Un esempio per tutti: la madre di Marcus. So che è un personaggio inutile ai fini della trama, eppure è così scollegato dal resto, così poco credibile, che più di una volta mi sono domandata perché Dicker abbia voluto inserirlo. E come lei molti altri personaggi dal ruolo marginale sono poco delineati, tanto da risultare quasi fastidiosamente staccati dal resto della narrazione. Unico neo, questo, che personalmente ho trovato nel libro.
In conclusione, "La verità sul caso Harry Quebert" è un thriller mozzafiato, con un'indagine condotta in maniera tale da fornire al lettore ogni dettaglio così da coinvolgerlo nell'investigazione; lo stile immediato lo rende adatto a un pubblico vasto, e sono convinta che questo sia uno di quei romanzi che riesce a far innamorare - o ri-innamorare - le persone della lettura. Non esiste una "categoria" a cui è possibile consigliare questo romanzo, proprio perché si rende adatto ad essere letto da chiunque.

Note: incredibile come questa recensione sia nata in maniera del tutto spontanea. Non credevo che le parole sarebbero uscite in maniera così scorrevole, ne pensavo che avrei ricordato in maniera vivida le impressioni avute da quest'opera; mi ero ripromessa che con l'anno nuovo avrei preso degli appunti per rendere la stesura delle recensioni più precisa, ma ammetto di non riuscire a farlo. Quando leggo un romanzo, devo immergermi completamente in esso: staccarmi dalla lettura per prendere appunti non mi riesce naturale!


Mi sarebbe piaciuto da morire poter dare cinque tazze al libro, e sono stata indecisa fino all'ultimo sull'effettivo punteggio che il romanzo meritava; però ritengo che, con la storia dei personaggi poco credibili, almeno un mezzo punto debba essere penalizzato. Quindi, si conclude qui la prima recensione dell'anno, che spero sia riuscita a trasmettervi tutta la passione che io ho provato leggendo questo romanzo. 
Non mi resta che augurarvi una buona serata e, come sempre, ci si legge al prossimo post!

8 commenti:

  1. Anch'io sono sempre nel dubbio quando devo scegliere tra quattro e mezzo cinque tazzine (va beh.. io non uso le tazzine ^^)!Comunque i primi giorni del 2014 vanno benissimo :D Ma fra poco le feste finiscono, uff .-. Ah...buono studio :D
    Ti ho taggato qui, se hai tempo di passare: http://neversaybook.blogspot.it/2014/01/tag-thank-you.html

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    1. Eh sì, le cinque tazzine (o comunque il massimo dei voti) è sempre difficile da dare! Già non parlarmene, mi dispiace così tanto dover togliere l'albero :( Grazie per il buono studio!
      Ora vengo subito a vedere il post *-*

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  2. ho letto la recensione e mi chiedo una cosa, cosa ti ha fatto dare questa impressione di non credibilità dei personaggi?, te lo chiedo per curiosità(sto per leggere pure io il libro appena lo trovo in biblioteca)
    Kiss Kiss
    Uno dei tuoi lettori ;)

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    1. Non è una sensazione generale, sia chiaro, ma alcuni personaggi risultavano a mio avviso completamente slegati dalla trama. L'impressione mi è stata data sia dai dialoghi (a volte completamente surreali, come quelli fra Marcus e la madre) che da quelle che definisco come reazioni umane che i personaggi hanno davanti a determinati eventi o scoperte.
      Come ho sottolineato nella recensione, comunque, questi piccoli problemi di credibilità non si applicano a tutti i personaggi ma solo ad alcuni, quindi alla fine non costituisce un problema troppo grave, a meno che uno non sia pignolo come me :P
      Leggilo perché è davvero un gran bel thriller, che ti tiene con il fiato sospeso fino all'ultimo! Grazie per tutti i commenti e tutto il supporto che mi dai :)

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  3. Ogni volta che vedo questo libro in libreria, non riesco mai a decidere se prenderlo o meno :|
    Prima o poi lo leggerò u.u

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    1. Ti consiglio di prenderlo, la prossima volta che lo vedi, perché merita :)

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  4. Questo libro mi incuriosisce molto, soprattutto perchè è stato bestseller per tutta l'estate e lo vedevo in giro continuamente. Con questa tua recensione mi hai invogliato a metterlo in wishlist :)

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    1. Sapere di essere riuscita a spronare qualcuno a leggere un libro che ho amato è davvero soddisfacente *-* Spero non ne rimarrai delusa!

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